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Il Regno Unito nel tunnel della recessione. La sentenza della BoE

In un solo giorno la banca centrale inglese annuncia un Pil sottozero per i prossimi due anni, alzando contemporaneamente il costo del denaro di 75 punti base, portando l’asticella al 3%. La Bce sta a guardare, ma l’effetto emulazione per il momento non ci sarà

Chissà cosa avrà pensato Rishi Sunak, l’ex cancelliere dello Scacchiere, ora capo del governo inglese, con l’obiettivo, dichiarato di risollevare il Regno Unito dalla polvere, dopo la fallimentare esperienza dell’esecutivo Truss. Perché l’uno-due arrivato dalla Banca centrale inglese è di quelli che stenderebbe anche il più bravo degli incassatori. La Bank of England ha alzato i tassi di interesse di 75 punti base, il più grande rialzo singolo dal 1989, ma ha utilizzato un tono accomodante nel tentativo di moderare le aspettative del mercato per un ulteriore inasprimento aggressivo della politica monetaria.

Una stretta monetaria che fa male, ma forse inevitabile, dal momento che l’aumento di 75 punti base porta il tasso bancario al 3%, registrando così l’ottavo rialzo consecutivo. Ora, ha sottolineato la BoE, “potrebbero essere necessari ulteriori aumenti dei tassi per un ritorno sostenibile dell’inflazione all’obiettivo, anche se a un picco inferiore a quello scontato nei mercati finanziari”. Tradotto, l’apice dei tassi di interesse sarà intorno al 4,6% nel 2023, secondo quel che si rileva dai futures, mentre la BoE ritiene che il picco possa essere raggiunto al 5,25%. Va detto che a settembre, i prezzi nel Regno Unito sono aumentati del 10,1% rispetto a un anno fa, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia che si sono poi riversati sui prezzi dei beni alimentari e sulle bollette. “Questi rincari”, ha sottolineato la BoE, “stanno continuando ad erodere il potere d’acquisto delle famiglie inglesi”.

E allora, la strada era obbligata. “Prevediamo che l’inflazione raggiungerà un picco dell’11% e che poi diminuirà bruscamente dalla metà del prossimo anno. Il prezzo dell’energia non dovrebbe aumentare così rapidamente”, hanno sottolineato dal Comitato della Banca. “Il governo ha introdotto uno schema che limita le bollette energetiche per famiglie e imprese per sei mesi. Non ci aspettiamo che il prezzo delle merci importate aumenti così velocemente poiché alcune delle difficoltà di produzione che le imprese hanno affrontato stanno iniziando a diminuire. Il rallentamento della domanda di beni e servizi dovrebbe anche esercitare una pressione al ribasso sui prezzi”.

Quanto alla crescita, il Pil dovrebbe diminuire allo 0,2 % durante il secondo semestre di quest’anno, riflettendo in parte la compressione dei redditi reali derivante dall’aumento dei prezzi. Sì, perché dopo il destro sui tassi, è arrivato il sinistro. La parola che gli inglesi non avrebbero mai voluto sentire è recessione. Sempre secondo la Bank of England, infatti, il Pil dovrebbe continuare a scendere per tutto il primo semestre 2023 (-1,9%) e nel 2024 (-0,1%), poiché i prezzi elevati dell’energia e le condizioni finanziarie materialmente più restrittive peseranno ancora sulla spesa. “Si prevede che il Regno Unito sarà in recessione per un periodo prolungato e che l’inflazione rimarrà elevata, oltra il 10% nel breve termine”.

Ora, mentre Londra entra in recessione, un brivido corre lungo la schiena nel resto d’Europa. La Bce si metterà in scia alla Fed e alla BoE? A sentire Fabio Panetta, membro del board di Francoforte, non è così. La Bce deve continuare ad alzare i tassi di interesse per evitare che si inneschino spirali tra buste paga e alta inflazione, ma evitando mosse “eccessivamente aggressive” che potrebbero generare “effetti indesiderati” problematici sull’economia senza grandi benefici, ha affermato Panetta, componente del Comitato esecutivo della Bce, aprendo la Money Market Conference dell’istituzione.

“Attualmente, le prospettive dell’inflazione nel medio termine presentano rischi elevati al rialzo, in un quadro generale caratterizzato da un grado molto elevato di incertezza circa le prospettive dell’economia. In un tale contesto, la politica monetaria dovrà procedere in una direzione ben chiara effettuando ulteriori aumenti dei tassi ufficiali al fine di preservare l’ancoraggio delle aspettative di inflazione e scongiurare l’avvio di una spirale prezzi-salari (i cosiddetti effetti di secondo impatto)”.

Mentre di recessione ha parlato, anche se velatamente, la presidente Christine Lagarde. Per la quale “potrebbe ben essere, non è nel mio scenario (previsionale) di base, che a inizio 2023 ci sia una lieve recessione” nell’area euro, ma alla Bce “non ritieniamo che basterebbe a far rientrare l’inflazione” e quindi “continueremo” con una manovra volta a “assicurare il conseguimento del nostro mandato” di stabilità dei prezzi, per centrare l’obiettivo del 2% sul caro vita.  “Siamo assolutamente determinati nel nostro mandato, useremo tutti gli strumenti disponibili” e sulla politica monetaria e in particolare i tassi di interesse “decideremo volta per volta” a ogni riunione operativa del Consiglio direttivo. L’Inghilterra è lontana?



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