Il nuovo governo, la classe politica, cattolici e laici, dovrebbero con decisione adottare provvedimenti per prevenire la povertà, e nel contempo assumere iniziative per costruire adeguate e vere politiche popolari
La discussione sul Reddito di cittadinanza sta inducendo molti a svolgere valutazioni improprie. Pier Luigi Bersani, genuino uomo di sinistra, ex comunista, si sta spendendo parecchio per difendere questo provvedimento, voluto soprattutto da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio già pentastellati, e oggi intruppati nel “campo largo” della sinistra. All’indomani dell’approvazione della legge sul Reddito ebbero a dire che con essa si sarebbe abolita la povertà.
A Bersani, forse abituato a difendere i più sfortunati, è scattata una forma di riflesso condizionato, tanto da impegnarsi con convinzione a sostenere le posizioni di Conte. Dimentica però che anche lui non votò a favore del Rdc, per le stesse ragioni per cui l’attuale governo sta studiando modifiche alla legge. Il dato però che non convince riguarda la ratio della legge, perché privilegia una ristretta platea e non la grande moltitudine dei poveri.
Papa Francesco ripetute volte ha diramato appelli a favore dei più sfortunati. Un richiamo che interpella ogni giorno tutti gli uomini di buona volontà, soprattutto chi ha responsabilità di governo nelle istituzioni, in primis i cattolici in politica, a dire il vero, sempre più rari in quest’epoca. La richiesta di sostegno ai più deboli va raccolta con generosità, perché si tratta di aiutare fratelli in difficoltà. Le parole del Pontefice dimostrano che i tradizionali canali di assistenza stanno diventando insufficienti, a causa delle numerosissime persone che si rivolgono ogni giorno alle organizzazioni cattoliche, per ottenere un piatto caldo, un posto per dormire, o un contributo per pagare le bollette scadute e esose.
Il quadro fosco che emerge non consente rinvii. Bisogna agire attraverso l’azione caritatevole di singoli, associazioni, Caritas, enti, istituzioni per risolvere le esigenze più impellenti. La questione, più importante, chiama in causa le istituzioni. Operavano in passato presso i nostri municipi gli “enti comunali di assistenza”, che provvedevano a dare sostegno alle famiglie più disgraziate. Poi svanirono nel nulla assieme ai famosi enti di beneficenza, sostituiti dalle cosiddette Ipab. La confusione legislativa scaturita negli anni successivi ha portato al blocco di assistenza.
Non c’è niente di scandaloso, caro Bersani, se si organizzano enti comunali che si occupano di emarginati e bisognosi. L’evanescente concetto di società dell’opulenza negli anni ’80 fece ritenere che la povertà fosse una condizione del passato. Invece, oggi ci si domanda come costruire forme di aiuto per chi non è in condizione di mettere un piatto caldo a tavola, per chi deve fare mille salti mortali per trovare un letto. È così, nonostante il benessere raggiunto dalla società del nostro del tempo. Non ci sono più gli enti locali di assistenza, non si sa se i vecchi istituti per assistere i poveri ci sono, il welfare state è saltato, e allora? Non può esistere solo il Rdc, bisogna pensare ai poveri, a tutti i poveri.
E chi opera in politica come si comporta di fronte a questi drammi dell’umanità, endemici? S.S. Paolo VI diceva che “la politica è la più alta forma di carità”. Allora, assumendo come indicazione di missione civile le parole di Paolo VI, i pochi cattolici che sono nelle pubbliche istituzioni si adoperino per legiferare sulla spinosa questione della povertà. Sono necessarie iniziative di governo ad ogni livello, perché ci sia più giustizia sociale, e il bene comune non sia solo un’affermazione astratta. Impiccarsi al rdc è sbagliato, va cancellato anche sotto l’aspetto semantico.
L’accrescere della miseria, soprattutto al Sud, in maniera preoccupante, è anche conseguenza diretta di mancate politiche a favore dei più bisognosi come lavoro, fisco equo, tutela della salute: le più necessarie. Il nuovo governo, la classe politica, cattolici e laici, dovrebbero con decisione adottare provvedimenti per prevenire la povertà, e nel contempo assumere iniziative per costruire adeguate e vere politiche popolari.