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L’Italia riparta da lavoro e competenze. L’appello della Cida a Meloni

All’Auditorium Parco della Musica di Roma l’assemblea della Confederazione dei dirigenti italiani. Non c’è crescita senza qualità dei manager, pubblici o privati che siano. Basta coi giovani che fuggono dall’Italia, ora motori avanti tutta su Pnrr ed energia. Il sottosegretario Freni rassicura, la legge Fornero non tornerà nel 2023

La benzina, ci sarebbe anche. Quella del Pnrr, soldi che l’Europa dà ai Paesi dell’Unione a un prezzo magari più sostenibile degli odiati due euro al litro visti fino a pochi mesi fa alla pompa. Ma bisogna guardare alla catena di montaggio se si vuole essere certi che la macchina funzioni e il motore giri. E la catena è il lavoro e i suoi dirigenti, anello di congiunzione tra produttività e imprenditori.

Questo il canovaccio della relazione di Stefano Cuzzilla, presidente della Cida, in apertura dell’assemblea della Confederazione dei dirigenti pubblici e privati, tenutasi in mattinata presso l’Auditorium Parco della Musica. Dinnanzi a oltre mille uomini di industria e di amministrazione accorsi alla Sala Sinopoli, al sottosegretario all’Economia, Federico Freni (qui l’intervista rilasciata a Formiche.net), al ministro della Pa, Paolo Zangrillo, al sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, al presidente della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi e al vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, Cuzzilla che è anche presidente di Federmanager, ha individuato le parole d’ordine per la ripartenza dell’Italia.

L’IMPORTANZA DI ESSERE UN MANAGER

E dunque, ripartire dal lavoro ad alto valore aggiunto, da politiche economiche e sociali inclusive, da un forte investimento in istruzione, ricerca e sviluppo. Perché, “la dirigenza pubblica e privata crede in un’Italia che sappia rimettere al centro merito e competenze, protesa da un lato a garantire l’attuazione del Pnrr e dall’altro a fronteggiare le situazioni di assoluta urgenza riguardanti la crisi bellica, pandemica, climatica ed energetica”, ha esordito Cuzzilla.

“Imprese e amministrazioni hanno bisogno di competenze elevate per sostenere lo sviluppo e guidare l’innovazione. L’attuazione del Pnrr deve essere affidata a figure e a metodi manageriali. Non solo per spendere bene le risorse che abbiamo, ma anche per generare un effetto moltiplicatore sulla crescita, a beneficio delle generazioni più giovani. Chiediamo in questo senso più dialogo e disponibilità all’ascolto. Il modello di interlocuzione deve cambiare, non solo in considerazione del milione di manager che rappresentiamo, ma per ciò che esprimiamo”.

Cuzzilla ha ricordato come “i manager sono stati tra le poche categorie in grado di rispondere efficacemente alla contrazione dell’occupazione nel periodo pandemico, con un tasso di crescita di oltre il 5% nel 2022 rispetto all’anno precedente. A dimostrazione di come la responsabilità e le capacità rappresentino la chiave di volta per trainare i differenti settori economici del Paese, soprattutto in periodi estremamente complessi. Per questo, metodo scientifico, primato della competenza, spinta all’innovazione sono i cardini del pensiero manageriale per guidare lo sviluppo. È importante che pubblico e privato lavorino in sinergia. Sono due dimensioni che devono integrarsi meglio per superare la portata della crisi e trovare soluzioni agli antichi mali dell’Italia”.

CIDA CHIAMA MELONI

Non è tutto. Anche il lavoro è e rimane un baricentro della crescita, oltre alle competenze e alle qualità dei dirigenti. “Credere nel primato della competenza significa anche occuparsi seriamente di lavoro. Siamo il secondo Paese in Europa con la più bassa percentuale di giovani occupati, solo il 31,1%, siamo al penultimo posto per occupazione femminile e siamo primi in classifica con oltre 3 milioni di giovani non inseriti in percorsi di formazione e istruzione. Anche in questo, il Pnrr è una leva importante”, ha chiarito Cuzzilla.

“In questo scenario, per la Confederazione”, ha rimarcato il numero uno di Cida, “diventa necessario innovare alcuni modelli attuali o passati. Investire innanzitutto in ricerca e sviluppo è una priorità. Nel 2020 la nostra spesa complessiva era all’1,53% del Pil contro la media europea del 2,32%. Al governo attuale Cida chiede di considerare la ricerca come un sistema unico, integrato tra pubblico e privato, per consentire trasferimento tecnologico alle imprese e sbloccare l’indice di produttività che non cresce da un quarto di secolo. Serve sperimentare le nuove tecnologie con una logica attenta all’utilizzo delle materie prime. Aumentano i prezzi dell’energia, nel terzo trimestre i problemi di approvvigionamento di materie prime hanno interessato circa il 60% delle aziende dell’industria. Su questo è necessaria una precisa strategia industriale”.

E non poteva mancare il fisco. “Fondamentale  è oggi affrontare il tema delle riforme fiscali. Cida sostiene la necessità di superare la legge Fornero, ma serve un intervento riformatore complessivo che metta ordine al sistema pensionistico senza penalizzare il lavoro. Innanzitutto, separando la spesa pensionistica da quella per l’assistenza. In secondo luogo, agendo in modo severo su evasione ed elusione fiscale. Terzo, abbattendo il cuneo fiscale sul lavoro, con un provvedimento che non sia di facciata, ma stimoli l’ingresso nel mondo produttivo soprattutto di giovani e donne”.

PALLA AL GOVERNO

Fin qui le richieste del mondo della dirigenza italiana. Poi è arrivato il turno del governo, con le considerazioni di Federico Freni, in questi giorni impegnato nella scrittura della manovra a Via XX Settembre. Freni è partito con una metafora. “Un secolo fa i nostri figli, in questa situazione di crisi, anche e non solo sociale, avrebbero preso i forconi e ci sarebbero venuti a cercare. Oggi, invece, fanno una cosa molto più semplice, prendono l’aereo e se ne vanno, privando il Paese delle migliori energie e delle migliori competenze. Ecco, noi dobbiamo impedire tutto questo”, ha spiegato Freni.

Il quale è poi entrato nel merito delle misure in cantiere. Primo, la flat tax, la cui ipotesi sui redditi incrementali “è allo studio, si stanno facendo delle quotazioni per capire l’effettivo impatto e l’effettiva portata della misura. Stiamo lavorando c’è tanto in pentola, ci si sta lavorando ma siamo qui da due settimane, le cose buone si fanno col giusto tempo”. Ancora, le pensioni. “Stiamo cominciando a lavorare alle pensioni, è un cantiere molto importante. Il sottosegretario Durigon e il ministro Calderone stanno lavorando e certamente partirà quota 41, questa è una certezza. Se quota 41 partirà netta, secca, senza un coefficiente annuale, in questo momento tenderei ad escluderlo. Partirà, probabilmente con 61 o 62 anni, vedremo come e quando, ma certamente partirà. Quello che è sicuro è che nel 2023 non ci sarà la legge Fornero”.

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