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Tra Ue e Cina nuove tensioni dopo la censura di Michel

La Cina ha censurato un discorso che il presidente del Consiglio europeo Michel aveva inviato in occasione del Ciie di Shanghai. Pechino lo ha ritenuto non conveniente perché parlava di evitare, dopo quella energetica dalla Russia, nuove dipendenze dalla Cina e invitava il governo cinese a fare qualcosa di concreto per fermare la guerra di Putin in Ucraina

Le autorità cinesi hanno evitato di trasmettere il discorso di apertura del China International Import Expo (Ciie) con cui il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, intendeva criticare la “guerra illegale” della Russia in Ucraina e chiedere una riduzione della dipendenza commerciale dell’Ue dalla Cina.

Il video preregistrato di Michel doveva essere uno dei tanti interventi pronunciati da leader mondiali e capi di organizzazioni internazionali, tra cui il padrone di casa Xi Jinping, in occasione dell’apertura dell’evento iniziato a Shanghai venerdì scorso (finirà domani, giovedì 10 novembre).

La Reuters ha avuto informazioni su quanto accaduto da tre diplomatici europei. Il fatto che la vicenda arrivi ai giornali oggi significa che è stata elaborata dalla leadership europea e poi si è deciso di farla uscire con un evidente intento: mettere a nudo le censure cinesi. O quanto meno, qualcuno ha voluto muoversi su questo scopo.

I diplomatici, che dicono di voler restare anonimi “a causa della delicatezza della questione”, hanno spiegato di essere sorpresi che il discorso sia stato rimosso.

“Il Presidente Michel è stato invitato a parlare al 5° Hongqiao Forum/CIIE di Shanghai”, ha dichiarato a Reuters, Barend Leyts, portavoce di Michel. “Come richiesto dalle autorità cinesi, avevamo effettivamente fornito un messaggio preregistrato che alla fine non è stato mostrato. Abbiamo affrontato la questione attraverso i normali canali diplomatici”.

La Cina evita di parlare della vicenda. “Non sono a conoscenza della situazione”, ha dichiarato martedì a Pechino il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian durante un regolare briefing stampa. Dunque, ha detto, “non posso fare commenti in merito”.

Secondo il sito ufficiale del Ciie, dopo Xi sono intervenuti alla cerimonia anche il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e i presidenti di Indonesia, Sri Lanka e Bielorussia. A questo punto c’è da pensare che ognuno di quei discorsi sia stato filtrato dalla censura cinese. E non sarebbe inusuale: nel maggio 2020 era successo qualcosa di simile con una lettera preparata in occasione dei 45 anni delle relazioni Cina-Ue dai 27 ambasciatori dei Paesi membri europei e dalla feluca dell’Unione. Il China Daily l’aveva fatta uscire un pesante editing dei contenuti, soprattutto quelli che accennavano all’origine cinese del SarsCov-2. C’erano già state alcune polemiche interne all’Ue sul perché ci si era piegati alle revisioni cinesi.

Il discorso del presidente del Consiglio europeo, secondo gli estratti forniti dai diplomatici dell’Ue, era stato preparato per essere fortemente critico nei confronti della “guerra illegale della Russia contro l’Ucraina” e affermare che l’Europa ne sta traendo “importanti lezioni”.

Secondo Michel, l’Europa è stata eccessivamente dipendente dalla Russia per quanto riguarda i combustibili fossili, il che ha portato a uno squilibrio commerciale. Da questa lezione, l’Ue dovrebbe imparare per il futuro a evitare dipendenze — come quelle potenziali dalla Cina.

Per informazioni dirette da ambienti di Bruxelles, questo è uno dei temi principali con cui l’Ue affronta la questione cinese in questo momento. È stato anche l’argomento attorno al viaggio del cancelliere tedesco Olaf Scholz e che sia parte del dibattito interno all’Unione lo testimoniano anche alcuni commenti dell’alto funzionario europeo Stefano Sannino, fatti durante un evento organizzato ieri a Bruxelles da Comin & Partners per parlare delle relazioni sino-europee.

“In Europa, vogliamo un equilibrio nelle nostre relazioni commerciali […] per evitare un’eccessiva dipendenza”, avrebbe detto Michel secondo i diplomatici a conoscenza del suo intervento: “Questo vale anche per le nostre relazioni commerciali con la Cina”. Chiaro che per il Partito/Stato far circolare certe letture all’interno di un evento riguardante il commercio e le relazioni con la Cina non sarebbe stata una grande pubblicità.

Michel avrebbe anche chiesto al governo cinese di fare di più per porre fine allo spargimento di sangue in Ucraina. Pechino si è sempre rifiutata di criticare l’aggressione russa, anche se recentemente — durante l’incontro con Scholz — Xi ha parlato contro le derive atomiche dello scontro.

“La Cina ha un ruolo nell’usare la sua influenza per fermare la brutale guerra della Russia […] attraverso la vostra cosiddetta partnership ‘senza limiti’ con la Russia”, avrebbe detto Michel, riferendosi a un patto annunciato da Xi e Vladimir Putin a Pechino il mese prima dell’inizio della guerra. “Voi, Cina, potete contribuire a porre fine a tutto questo”.

Sia Xi che Michel dovrebbero partecipare e incontrarsi al vertice dei capi di Stato del Gruppo dei Venti (G20) che si terrà a Bali martedì e mercoledì prossimi.

Sullo sfondo di questa vicenda val la pena ricordare che sin dal 2019 l’Ue considera ufficialmente la Cina come un partner, un concorrente economico e un rivale sistemico. Ma se finora Bruxelles ha giocato molto tiepidamente la partita con la Repubblica popolare, ultimamente qualcosa sembra che stia cambiando — quanto meno nei toni adottati, come ha dimostrato il recente discorso rivolto agli ambasciatori dell’Alto funzionario Josep Borrell.

In un documento del mese scorso, il servizio di politica estera dell’Ue guidato da Borrell ha affermato che ora Pechino dovrebbe essere considerata principalmente come un concorrente che promuove “una visione alternativa dell’ordine mondiale”. Un wording particolare, che pone la dimensione della sfida (rivalità?) cinese.


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