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Baratto cinese. Evergrande pagherà i creditori con le azioni (forse)

Il gruppo più indebitato della Cina e simbolo del collasso del mercato immobiliare ha proposto ai risparmiatori di acquistare azioni delle controllate quotate, senza rivalersi sul patrimonio della società. La risposta è sì, ma a un patto: che l’azionista Hui Ka Yan garantisca il tutto con due miliardi di tasca sua

Uscire dall’angolo, prima che sia troppo tardi. Evergrande è alle corde e questo non è certo un mistero. Al punto, come raccontato da Formiche.net, che il colosso del mattone ha deciso di restituire indietro i terreni comprati solo quattro anni fa per realizzarvi città e complessi. Ora però, i creditori battono cassa, se non altro per vedersi saldati parte di quei 300 miliardi di dollari che è il monte debito.

Il passo per il tribunale è breve e allora, ecco la proposta del gruppo ai risparmiatori-investitori con il cerino in mano: attuare una profonda rinegoziazione del debito, già nella prima settimana di dicembre. Tradotto, uno scambio di debiti con azioni di alcune controllate di Evergrande e quotate a Hong Kong. In questo modo, il debito di ogni singolo creditore si trasformerebbe automaticamente in un pacchetto azionario del gruppo. Ma, attenzione, che succede se le azioni valgono molto meno dei debiti?

Ecco che un comitato di creditori ad hoc, avrebbero chiesto direttamente al presidente e azionista di riferimento, Hui Ka Yan di iniettare almeno 2 miliardi di dollari del suo patrimonio personale nell’azienda in difficoltà come condizione per accettare qualsiasi proposta da parte della società. in pratica, di impegnare due miliardi di patrimonio nel gruppo, così da ricapitalizzarla, valorizzarla e prezzarla al rialzo, perché se davvero i debiti debbono diventare azioni, allora sarà bene che queste ultime valgano qualcosa in più di un piattino di lenticchie.

Tutto questo mentre un distretto municipale cinese della provincia di Wuhan ha dichiarato di aver ripreso indietro 134.500 ettari (332,4 acri) di terreni precedentemente detenuti da un’unità di Evergrande. E di aver ottenuto i terreni a costo zero, gratis. In altre parole, il governo locale del distretto di Jiangxia, nella metropoli di Wuhan, ha recuperato i suoi diritti di uso del suolo sui siti non sviluppati lo scorso 16 novembre. Su quell’area, avrebbe dovuto realizzare l’ampliamento della Technology Tourism City. Ma la crisi del debito che l’ha travolta, come molti altri giganti, ha reso il tutto una chimera. Gli appezzamenti di terreno ripresi dalle autorità di Jiangxia comprendevano nove siti residenziali, due commerciali e uno per lo sviluppo misto.

A nord di Hong Kong c’è un terreno sul quale l’azienda aveva programmato di costruire una villa in stile Versailles. Per finanziare questo progetto, che era stato soprannominato Project Castle, Evergrande si era rivolta al fondo californiano Oaktree Capital, che nel mondo del calcio è noto per il prestito da 275 milioni di euro concesso a Suning, la proprietaria dell’Inter. Oaktree ha prestato 720 milioni di dollari, assicurati con il terreno in garanzia, il che significava che il fondo avrebbe potuto rilevarne il controllo nel caso in cui la controparte fosse stata inadempiente sul debito.

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