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La transizione ecologica? In mano a Palazzo Chigi. Come cambia il Cite

Cambiano i nomi dei ministeri, ma anche le competenze dei Comitati interministeriali, come quello per la transizione ecologica che, secondo una bozza di decreto legge, vedrebbe una maggiore attenzione da parte di Palazzo Chigi. Ecco cosa cambia per fonti rinnovabili e idrogeno

Non nasce con il governo Meloni il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite), ma è con la riorganizzazione dei ministeri voluta dal nuovo esecutivo che cambierà forma. La struttura farà capo, ancora, alla presidenza del Consiglio, ma secondo la bozza del decreto legge con cui si modificheranno nomi e funzioni dei nuovi ministeri, il ruolo della presidente del Consiglio sarà più sostanziale, e potrà intervenire sul “sostegno e sviluppo delle imprese in materia di produzione energetica”, sull'”utilizzo delle fonti rinnovabili e dell’idrogeno” e sulla “sicurezza energetica”, che entrano a pieno titolo nel “piano per la transizione energetica”.

Ma andiamo con ordine: in primo luogo, il decreto legge con cui il governo modificherà nomi e competenze dei ministeri, di fatto cancellerà il ministero della Transizione ecologica, che faceva capo nella passata legislatura a Roberto Cingolani (anche alla guida del Cite).

Ora, il dicastero prenderà la dicitura di ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, guidato dal forzista Gilberto Pichetto Fratin, e allo stesso modo il ministero dello Sviluppo economico diventerà ministero delle Imprese e del made in Italy, guidato ora da Adolfo Urso  di Fratelli d’Italia (nel governo Draghi in mano a Giancarlo Giorgetti, passato ora all’Economia).

Il primo cambiamento relativo al Cite parte dalla modifica che permetterà alla presidenza del Consiglio di avere un maggior controllo sul Comitato. Secondo l’articolo 57-bis comma 2 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 il Cite è “presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri, o, in sua vece, dal ministro della Transizione ecologica”. Con le modifiche, invece la presidente del Consiglio “può delegare” (e quindi non è un passaggio automatico) rispettivamente Pichetto Fratin e Urso, in caso di materie di competenza dei loro dicasteri.

Ulteriori modifiche, poi, per l’articolo 57 bis. Al comma 3 si parla del “Piano per la transizione ecologica”, approvato proprio dal Cite. Ecco, con le nuove modifiche diventerà “Piano per la transizione ecologica e per la sicurezza energetica” che coordinerà “le politiche e le misure di incentivazione nazionale ed europea” su diverse materie, tra cui, aggiunte ora con le nuove modifiche, il “sostegno e sviluppo delle imprese in materia di produzione energetica”, l'”utilizzo delle fonti rinnovabili e dell’idrogeno”, la “sicurezza energetica”. Tutte materie sempre più care alla presidenza del Consiglio come dimostra anche la nuova dicitura dell’ex ministro dello Sviluppo economico.

A fare parte del Cite, infine, i “ministri dell’Ambiente e della sicurezza energetica, delle Imprese e del made in Italy, dell’Economia e delle finanze, delle Infrastrutture e dei trasporti, del Lavoro e delle politiche sociali e dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Ad esso – si legge ancora nella bozza – partecipano, altresì, gli altri ministri o loro delegati aventi competenza nelle materie oggetto dei provvedimenti e delle tematiche poste all’ordine del giorno”.


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