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Condoni, il masochismo del Pd secondo Cangini

Il segretario uscente del Partito democratico Enrico Letta avrebbe avuto tutto l’interesse di cavalcare la polemica sul condono firmato dal governo Conte I, eppure il suo partito ha seguito un profilo basso, anzi bassissimo

Lo abbiamo già visto con i rigassificatori. Prima tutti contrari per assecondare le ansie e gli interessi delle popolazioni locali, poi tutti favorevoli. Lo stiamo vedendo ora, a parti invertite (prima tutti favorevoli, poi tutti contrari) sui condoni edilizi. Materia rispetto alla quale, soprattutto tra i partiti del centrodestra, nessuno ha la coscienza pulita. Ma in politica, si sa, la coscienza conta poco. A contare è la convenienza.

Si sarebbe, perciò, immaginato che il Pd di Enrico Letta avrebbe avuto tutto l’interesse a cavalcare, al pari di Matteo Renzi, la polemica contro Conte e i grillini in quanto responsabili del condono edilizio ad Ischia. Lo si dava per scontato, ricordando che quando la norma su forzatamente inserita nel decreto Genova gli eletti dem fecero fuoco e fiamme nell’aula del Senato esibendo cartelli espliciti: “No al condono Di Maio”. E invece, nulla. Come ha osservato Stefano Folli su Repubblica, il Pd ha scelto un profilo basso, bassissimo.

Unica eccezione, Graziano Delrio, che sul Foglio di oggi non lascia spazio al dubbio: “Il condono a Ischia da parte del governo Conte nel 2018 ci fu eccome. Il provvedimento faceva riferimento a uno dei condoni più grandi che siano mai stati fatti, quello del 1985. Negare che quello del 2018 fu un condono è come negare l’evidenza”. Si riferisce, Delrio, al fatto che l’articolo 25 del decreto approvato nel 2018 dal governo Conte e poi convertito in legge con il voto favorevole di M5S, Lega e Fratelli d’Italia, parla esplicitamente di “Definizione delle procedure di condono” e prevede che i comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno dell’isola di Ischia definiscano entro sei mesi “le istanze di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017”, presentate in base a tre condoni precedenti (1985, 1994 e 2003). Il testo, ed è questo il punto centrale, stabilisce che le pratiche di condono siano valutate in base alla legge del 1985, che sanava case che erano state realizzate anche in zone a rischio idrogeologico e a rischio sismico, e non in base alle ben più stringenti leggi successive.

Insomma, il decreto Conte, tira le somme il Foglio, “il condono lo prevedeva eccome”. Ma Delrio rappresenta un’eccezione. La regola del Pd sembra essere quella di sminare il rapporto con i grillini in vista di alleanze future a partire dalle prossime regionali. Alleanze che Conte non pare intenzionato a siglare. Non prima, almeno, di aver prosciugato i consensi dei democratici. Sembra un caso di masochismo politico. Caso su cui Folli è lapidario: “Quanto più il Pd accetta di bisbigliare per non compromettere la futura intesa – dimenticando le antiche battaglie di Antonio Cederna e di Italia Nostra -, tanto più Conte va per la sua strada. Difficile a questo punto dargli torto”.

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