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L’Italia argine contro la cancel culture. La cultura di destra secondo Buttafuoco

Il saggista: “L’Italia ha la possibilità di presentarsi al mondo come il Paese nel quale, a fronte di luoghi in cui si censura Shakespeare e si imbrattano le statue, ci sarà massima libertà. Finora si è sempre pensato che tutto si concludesse nel cartellone redatto da qualche commissario politico e dai circoletti”

In fondo è tutta una questione di percezione. La cultura di destra “non ha bisogno di riscatti” perché, a ben guardare, “è sempre stata presente”. Dall’arte alla letteratura, dalla musica alla critica. Ne è convinto Pietrangelo Buttafuoco, giornalista, scritto e saggista. Sul nuovo governo a traino meloniano grava, secondo Buttafuoco, una responsabilità: “Essere un argine alla spaventosa deriva che sta investendo l’Occidente. La cancel culture”.

Che cosa deve fare, dunque, questo Governo per costruire questo argine?

Sfruttare la possibilità di restituire agli italiani la libertà di pensare. La cancel culture si presenta al cospetto del mondo come una forma di totalitarismo. Questo governo dovrà agire sulla custodia della memoria, sulla salvaguardia dell’identità. L’Italia ha la possibilità di presentarsi al mondo come il Paese nel quale, a fronte di luoghi in cui si censura Shakespeare e si imbrattano le statue, qui ci sarà massima libertà. Questa è la vera sfida da vincere.

Una scelta pluralista in senso ampio, insomma. 

Sì, lavorare con la consapevolezza del grande giacimento di cui l’Italia dispone. Una potenza culturale incredibile. Il meccanismo virtuoso è avere ben chiaro il fatto che un euro speso in cultura ne genera almeno altri tre. Un indotto straordinario. Va detto, comunque, che nella gestione della cultura, il nostro Paese ha avuto in passato esempi virtuosi. Penso ad esempio a Bettino Craxi o a Francesco Rutelli che si preoccupò, nell’ambito della costituzione del comitato scientifico per 150 dell’Unità d’Italia, che venissero incluse anche le sensibilità della destra.

Come si spiega il fatto che, per tanto tempo, la cultura di destra è stata misconosciuta o relegata a qualcosa di nicchia, se non addirittura demonizzata?

È una questione che ha a che fare con il provincialismo. In Italia si è sempre pensato che tutto si concludesse nel cartellone redatto da qualche commissario politico e dai circoletti. Si pensa, ad esempio, che l’arte teatrale si concluda con Roberto Benigni quando invece vantiamo geni assoluti come Carmelo Bene. Ora, dunque si tratta di affidarsi a chi sa sconfinare oltre i limiti di un ristretto cerchio.

Che cosa pensa della presidenza del Maxxi ad Alessandro Giuli?

Giuli è la persona più erudita e sapiente che io conosco. È entusiasmante che lui possa ricoprire l’incarico di presidente in un autentico gioiello come il Maxxi.

Si sente di dargli qualche consiglio (non richiesto)?

Come ho detto è la persona più sapiente che conosco, eventualmente è lui che deve dare consigli a me.

All’indomani della notizia della sua nomina non sono mancate le polemiche. 

Le polemiche sono state fatte dagli stessi che hanno elevato a maître à penser Michela Murgia e Roberto Saviano. Gli stessi che facevano passare per genio dell’economia uno come Roberto Gualtieri. Insomma sono i padroni di una determinata circoscrizione elettorale, che è la Ztl e vivono di riflessi incondizionati. Ma se si gratta sotto la crosta, c’è il nulla.


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