La frammentazione del mercato della Difesa europeo rischia di impattare negativamente sulla costruzione di una capacità militare europea, anche a fronte dell’aumento dei fondi previsti dai singoli Stati Ue. Per far fronte a questa situazione, l’alto rappresentante Borrell ha presentato ai ministri della Difesa dei 27 un programma per promuovere gli appalti in comune
I Paesi dell’Unione europea deve indirizzare una quota maggiore delle proprie spese militari verso progetti comuni, o i loro sforzi rischiano di venire frustrati da un’eccessiva frammentazione. A dirlo è stato l’alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, nel corso della riunione a cui hanno partecipato i ministri della Difesa dell’Unione, tra cui l’italiano Guido Crosetto. Borrell, supportato anche dai dati dell’Agenzie di difesa europea (Eda) ha sottolineato come “Il panorama della sicurezza in Europa sta cambiando, l’intero continente sta soffrendo le conseguenze della guerra in Ucraina e dobbiamo rafforzare la nostra politica comune di difesa”, ma che nonostante questo dato “la pianificazione della difesa continua ad essere fatta per lo più in modo isolato”.
Il progetto per gli appalti congiunti
L’alto rappresentante, infatti, ha registrato come gli Stati Ue che “rimangono poco convinti dei progetti di cooperazione europea”. Per affrontare questa lacuna, “insieme alla Commissione abbiamo lanciato un’iniziativa sull’acquisto congiunto”. Il progetto presentato ai ministri dei 27 si rivolge in particolare all’industria, cercando di proporre una richiesta unitaria per ottimizzare le capacità di difesa dell’Ue e “fare un uso migliore delle nostre risorse finanziare”, ha spiegato Borrell. Alla base di questa iniziativa ci sarà la revisione annuale coordinata sulla Difesa (Card), il documento che valuta le capacità delle singole forze armate europee, e che funzionerà da “linea guida per avanzare nel riempimento degli stock e per aumentare le nostre capacità”.
Ancora troppa frammentazione
Secondo i dati dell’Eda, infatti, i singoli Paesi Ue sono destinati ad aumentare i propri bilanci militari entro il 2025 a una somma complessiva di oltre settanta miliardi di euro. Tuttavia, la mancanza di cooperazione su progetti e acquisti rischiano di compromettere gli sforzi per creare forze coerenti. L’agenzia ha infatti registrato come solo il 18% di tutti gli investimenti previsti in programmi di Difesa riguardano la cooperazione tra Paesi Ue. Già oggi il mercato europeo è molto frammentato, con 44 tipi diversi di elicotteri e 12 modelli di carri armati. Tra i principali gap identificati dall’Eda ci sono soprattutto il trasporto aereo sulle lunghe distanze (evidenziato anche dall’incapacità dell’Ue di evacuare i propri militari dall’Afghanistan) le portaerei e le navi cisterna, e i sistemi di difesa aerea per le altitudini più elevate.
Forza rapida di intervento pronta nel 2023
Il vertice dei ministri europei, inoltre, è servito a Borrell anche per ricordare la necessità di rendere operativa entro il 2023 la Forza rapida di intervento Ue. L’iniziativa, al centro della bussola strategica, “deve essere operativa in termini pratici il prossimo anno”. In particolare, le agenzie militari dell’Unione presenteranno ai ministri un set di due scenari possibili con i quali l’Ue potrà procedere al rapido dispiegamento delle sue unità.
Assistenza all’Ucraina
Il consiglio ha inoltre lanciato la propria Missione di assistenza militare dell’Unione europea a sostegno dell’Ucraina (Eumam Ucraina) per continuare a sostenere l’Ucraina contro l’attuale guerra di aggressione russa, con l’obiettivo di potenziare la capacità militare delle forze armate ucraine. La missione fornirà l’addestramento individuale, collettivo e specializzato a un massimo di 15mila militari ucraini in diverse località del territorio Ue. Inoltre, 16 milioni di euro del Fondo europeo per la pace (Epf) andranno a sostenere lo sviluppo delle capacità militari ucraine da parte dell’Eumam Ucraina, finanziando la fornitura Ue di munizioni, attrezzature e piattaforme di combattimento e non.
Mobilità militare
Tra le decisioni del Consiglio, c’è stato anche l’invito al Regno Unito a partecipare al progetto di mobilità militare previsto dalla Pesco, che sarà invitato formalmente dai Paesi Bassi, in qualità di coordinatore del progetto. Il programma mira a creare una piattaforma comune per semplificare e standardizzare le diverse procedure nazionali di trasporto militare transfrontaliero, consentendo il rapido movimento di personale e mezzi in tutta l’Ue, su strada, rotaia, mare o aria. Nel 2021 anche Canada, Norvegia e Stati Uniti (tutti membri Nato) avevano aderito al progetto. Per Borrell, per l’iniziativa è fondamentale “condividere informazioni ed esperienze con i principali partner”. Garantire un movimento rapido e un trasporto sicuro delle forze armate, infatti è fondamentale per migliorare la capacità dell’Ue e della Nato di rispondere alle crisi, “in particolare ora che forniamo un urgente sostegno militare all’Ucraina” ha concluso Borrell.