Due anni dopo essersene andato, l’ex amministratore delegato ritorna al suo posto. A lui spetterà il compito di far uscire l’azienda dai problemi economici in cui si trova, trasportando la nave in acque tranquille. Dovrà farlo con le nuove ricette, visto che quelle di Bob Chapek non sembravano più convincere. La pandemia, le rivoluzioni a Hollywood, le tensioni in Florida con DeSantis
Da un Bob a un altro, di nuovo. In un momento di turbolenza e cambiamenti, la Disney ha deciso di tornare al passato nominando Robert Iger nuovo Ceo dell’azienda per i prossimi due anni. È una posizione che conosce bene, visto che l’ha già ricoperta in passato per quindici anni, fino al 2020. Poi aveva passato la palla nelle mani (senza entusiasmo) del suo successore, Bob Chapek, che dopo due anni torna a fargli spazio per permettere all’azienda di crescere come un tempo.
A dettare il cambio al vertice, infatti, ci sono problemi economici. L’ultimo biennio è stato caratterizzato da una serie di scossoni che hanno messo in difficoltà qualsiasi azienda e, il più delle volte, i tentativi di resistere non sono stati sufficienti. Il cigno nero per eccellenza è stato il Covid-19, che ha apportato un cambiamento radicale anche nell’industria cinematografica. Susan Arnold, presidente del cda della Disney, nel ringraziare Chapek ha ricordato “le sfide senza precedenti della pandemia” e ha lodato il suo servizio reso all’azienda: ora, però, c’è bisogno di aria nuova (o vecchia, se si vuole essere precisi). “Il consiglio ha concluso che, mentre la Disney si imbarca in un periodo più complesso di trasformazione del settore, Bob Iger si trova in una posizione unica per guidare l’azienda in questo momento cruciale”.
Tornare indietro per guardare avanti: potrebbe quindi essere il motto di questa fase. Tuttavia, sono le ricette a dettare la linea. Quella di Chapek, presentata una decina di giorni fa, prevedeva un robusto taglio del personale e il congelamento delle assunzioni per far fronte ai problemi che tutto il settore sta vivendo. Anche per una società solida come la Disney, l’aumento dei costi dei suoi servizi in streaming è un dettaglio non da poco.
Soprattutto se il risultato che si aspettava dalle serie di Star Wars, The Mandalorian, Andor e Obi-Wan Kenobi non ha rispettato le attese, costringendo l’azienda a rivedere i suoi piani di investimento. Sebbene abbia raggiunto i 12 milioni di abbonati nel quarto trimestre, le perdite operative ammontano a 1,5 miliardi di dollari e le azioni a inizio novembre erano scese del 13%. In tutto, quest’anno il calo in borsa tocca quota 41%. “Sebbene alcuni fatti macroeconomici siano fuori dal nostro controllo, il raggiungimento di questi obiettivi richiede che tutti noi continuiamo a fare la nostra parte per gestire le cose che possiamo controllare, in particolare i costi”, aveva dichiarato Chapek. Tutto questo, da domenica notte, non è più di sua competenza.
Eppure solo a giugno era stato confermato per altri due anni. Ma si è deciso di puntare, di nuovo, su Iger. Oltre alle questioni economiche, a pesare ci sono anche quelle politiche. La guerra per la cancel culture – specie per la questione legata al mondo LGBTQ+ – che ha lanciato il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha inevitabilmente pesato sull’azienda, finita nell’occhio del ciclone. Al nuovo Ceo è richiesto pertanto di fare gli straordinari per riportarla dove l’aveva lasciata. Durante il suo mandato, sotto la Disney sono passate Pixar (costo 7,4 miliardi di dollari), Marvel (4 miliardi), Lucasfilm (altri 4 miliardi) e 20th Century Fox, Fox Searchlight, FX Networks e National Geographic (in tutto, 71,3 miliardi di dollari sono finiti nelle casse di Fox) a cui va aggiunta una capitalizzazione di mercato moltiplicata di cinque volte. Nel 2017 voleva comprarsi anche Twitter, ha ammesso, salvo poi ripensarci per via dell’incitamento all’odio che dilagava sulla piattaforma.
Un successo che Iger spera di bissare, definendosi “estremamente ottimista per il futuro. Sono profondamente onorato di essere chiamato a guidare, ancora una volta, questo straordinario team, con una chiara missione incentrata sull’eccellenza creativa per ispirare le generazioni attraverso una narrazione audace e impareggiabile”. Tornerà con idee nuove, adattate alle nuove esigenze che il mercato pretende. A iniziare dalla pubblicità sullo streaming, che ritiene essere “una mossa intelligente perché offre la possibilità di scelta al cliente”: pagare di più un abbonamento per non vederla, o pagare meno e attendere quei pochi secondi di réclame.
Anche in merito alle serie, su cui inizialmente nutriva dei forti dubbi, ha cambiato idea. “L’industria cinematografica era solita sostenere che non si poteva creare un impatto culturale se le persone non andavano al cinema in tutto il mondo, lo stesso fine settimana”, affermava a settembre alla Code Conference di Los Angeles, dicendo di non essere più d’accordo con questa impostazione. La dimostrazione è offerta da alcune serie che hanno raggiunto enorme, forse oltre l’immaginabile, tra cui House of Dragons.
Tra l’altro, il posto di Ceo in Disney assomiglia molto a una lotta di potere. Diciassette anni fa, il passaggio di consegne tra l’allora amministratore delegato Michael Eisner non fu pacifico, anche se Iger ha negato che il suo predecessore ha provato a “tagliargli le gambe” – metaforicamente – per non fargli ricoprire la carica. Durante la gestione Chapek, l’ombra di Iger non se n’è mai andata e questo l’ha infastidito moltissimo (anche se Iger ha sempre negato frizioni tra i due). Le interviste che rilasciava, con in allegato commenti sibillini, hanno accompagnato Chapek lungo il percorso dei suoi due anni alla guida della Disney.
Quando è sorta la diatriba con DeSantis, dentro l’azienda in molti si sono iniziati a chiedere se con Iger sarebbe successo lo stesso, data la sua fermezza nel prendere le decisioni e la sua gestione delle situazioni più intricate. Ora avrà modo di dimostrare ancora una volta il suo valore. La sua nomina è stata accolta dalla sorpresa. Nessuno tra i dipendenti se l’aspettava, tanto che alcuni hanno ipotizzato fosse una comunicazione fake. Il silenzio di Chapek, che al momento non ha rilasciato alcun commento, fa invece più rumore di mille parole.