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Tra droni e spie, così la Russia sorveglia la Norvegia

Da giorni la Norvegia è oggetto di un’intensa attività di ricognizione di droni. All’Università di Tromsø è stato fermato un ricercatore accusato di essere una spia

Qualche giorno fa il PST, l’agenzia di sicurezza interna norvegese, ha arrestato un ricercatore dell’Università di Tromsø sospettato di essere una spia russa. Gli agenti del controspionaggio norvegese hanno ritenuto che l’uomo, sotto falso nome e falsa identità, sarebbe in realtà un cosiddetto “illegale” russo, cioè un agente dei servizi segreti di Mosca inviato all’estero dopo essere stato addestrato a vivere come un cittadino occidentale. Hedvig Moe, il vice capo del PST, ha dichiarato all’emittente pubblica NRK la richiesta di espellere dalla Norvegia il ricercatore dell’università di Tromsø, la cui identità non è stata rivelata, perché ritenuto una minaccia per gli interessi nazionali.

LA COPERTURA DA RICERCATORE

Secondo quanto riportato dal Guardian, due membri del personale dell’Università di Tromsø che hanno lavorato a stretto contatto con il sospettato, hanno affermato che la polizia avrebbe identificato l’uomo in questione come José Assis Giammaria, un cittadino di origine brasiliana trasferitosi in Norvegia per approfondire il tema della “minacce ibride” nell’area dell’Artico.

AGENTE DEL GRU

È stato poi il quotidiano di Oslo VG, insieme alla rete di giornalisti investigativi di Bellingcat , a rivelare il legame dell’uomo con il GRU, l’intelligence militare russa. Secondo quanto riportato dai media e poi confermato dal PST l’uomo arrestato non sarebbe di origine brasiliana, ma sarebbe Mikhail Valerievich Mikushin, cittadino russo nato il 19 agosto 1978. Sempre secondo i giornalisti di Bellingcat che hanno ricostruito la vicenda, prima di cambiare il suo nome in José Assis Giammaria e ottenere una nuova identità falsa in Brasile, Mikhail Mikushin era registrato all’indirizzo dell’accademia GRU di Mosca; successivamente avrebbe lasciato la Russia nel 2006 per iniziare la sua missione.

LO STUDIO SULLE MINACCE IBRIDE

Secondo i media locali José Assis Giammaria, dopo un master presso il Center for Military, Security and Strategic Studies dell’Università di Calgary conseguito nel 2018, sarebbe arrivato in Norvegia nel dicembre dello scorso anno per lavorare con un gruppo di ricerca chiamato Grey Zone focalizzato sulle minacce ibride nell’area dell’Artico. Secondo quando riportato da Euronews la sospetta spia si era integrata bene e curiosamente aveva partecipato a un evento di formazione aperto a imprese e accademici per la difesa contro le minacce ibride organizzato a Vilnius, in Lituania, dalla rete europea sulle minacce ibride EU-HYBNET, progetto finanziato dalla Commissione Europea che riunisce esperti e parti interessate per identificare le necessità più urgenti, tra le quali, appunto le minacce ibride.

GLI ILLEGALI

La storia di José Assis Giammaria non è un nuovo caso. L’utilizzo di agenti “illegali” è una pratica molto utilizzata e ben perfezionata dai servizi segreti russi sin dai tempi della Guerra Fredda. Per più di trent’anni Mikhail Anatolyevich Vasenkov, alias Juan Lazaro, fingendosi un fotoreporter di origine uruguaiana girò il Sud America dove incontrò molti influenti politici e uomini d’affari, che furono poi utilizzati dai servizi sovietici come fonti. Juan Lazaro fu poi arrestato nel 2010 dall’FBI durante l’operazione “Ghost Stories”, che ha ispirato la famosissima sere TV “The Americans”.

IL PRECEDENTE OLANDESE

Ma anche altre spie russe dotate di false identità sono state smascherate. Di recente i servizi segreti olandesi hanno smascherato Sergey Vladimirovich Cherkasov, alias Viktor Muller Ferreira, ufficiale dell’intelligence militare russa che ha tentato di infiltrarsi presso la Corte penale internazionale dell’Aia, nei Paesi Bassi, presentandosi sempre come cittadino brasiliano, con l’obiettivo di cercare informazioni sulle indagini contro la Russia per i crimini di guerra commessi in Ucraina quest’anno e in Georgia nel 2008.

LA FINTA GIOELLIERA

Ultimamente, precisamente ad agosto, sempre tramite un’indagine di Bellingcat, Repubblica, Der Spiegel e The Insider, è stata scoperta un clamorosa operazione d’intelligence russa nel nostro Paese che ruotava intorno al personaggio di Maria Adela Kuhfeldt Rivera, una donna di origine russa, finta natia peruviana e designer di gioielli, inseritasi nei circoli mondani di Napoli con l’obiettivo successivo di infiltrarsi tra il personale della base Nato e della VI Flotta statunitense.

LA NORVEGIA SOTTO STRETTA OSSERVAZIONE

Anyway, da mesi in Norvegia va in scena una caccia alle spie che si è intensificata negli ultimi giorni conseguentemente ad una raffica di arresti di persone trovate in possesso di droni utilizzati in prossimità di importantissime infrastrutture critiche norvegesi come aeroporti, centrali idroelettriche e piattaforme offshore. Nel Paese Scandinavo, tale pratica è proibita ed è punita severamente da quando, in seguito all’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio, sono stati introdotti severi protocolli di sicurezza .

LE RICOGNIZIONI CON I DRONI

L’11 ottobre alla frontiera di Storkog, unico punto in cui è possibile raggiungere la Russia dalla Norvegia, è stato fermato dalla Polizia un cittadino russo che aveva nel bagagliaio della sua auto due droni e diverse pen drive con più di 4 terabyte di file, alcuni dei quali crittografati. Sempre l’11 ottobre è stata fermata a Mosjøen, nella contea di Nordland, un’automobile con targa russa nella quale viaggiavano quattro cittadini russi intenti a immortalare aree in cui è vietato fare fotografie; a seguito della perquisizione del veicolo russo sono state trovate una buona quantità di attrezzature fotografiche e molte immagini e filmati che sono al vaglio delle autorità norvegesi. È bene ricordare che la contea di Nordland è sede di numerose installazioni militari, siti di produzione petrolifera e industriale e possiede alcune delle più grandi centrali idroelettriche del Paese. Il 15 ottobre è stato arresto dalla polizia di Tromsø un cittadino russo accusato di aver violato lo spazio aereo all’aeroporto della città con un drone.

Secondo il comunicato della polizia della città scandinava, tra le foto e i video presenti all’interno delle schede di memoria dell’uomo, sarebbero state trovate anche immagini dell’aeroporto di Kirkenes e di un elicottero militare utilizzato dalla difesa norvegese. Il 17 ottobre è stato poi arresto Andrey Yakunin, figlio dell’oligarca russo Vladimir, ex KGB ed ex presidente della ferrovie russe, ritenuto molto vicino al presidente Putin e per questo inserito nella lista dei soggetti sanzionati dagli Usa, con l’accusa di aver pilotato illegalmente un drone nell’arcipelago artico dello Svalbard. I suoi legali hanno poi specificato che Yakunin ha fatto volare dei droni presso le Isole Svalbard, ma solo a scopo ricreativo durante il suo viaggio di vacanza nelle isole e ha collaborato pienamente con le autorità per fornire tutte le informazioni necessarie sulle normali attività turistiche della sua vacanza in barca.

GLI INCIDENTI ALLE INFRASTUTTURE CRITICHE

E, dato che la Norvegia è ora il più grande fornitore di gas dell’Europa dopo lo scoppio delle ostilità in Ucraina, il campanello d’allarme è suonato non solo nel governo di Oslo ma anche in quello delle altre Cancellerie europee specie dopo il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, della rete ferroviaria tedesca e degli “incidenti” ai cavi sottomarini di comunicazione avvenuti nei giorni scorsi.

L’ALLARME NORVEGESE

In questo contesto il premier norvegese Jonas Gahr Store ha annunciato che la Norvegia aumenterà il livello di prontezza militare precisando, tuttavia, che non è stata registrata alcuna minaccia diretta al Paese che confina con la Russia nell’Artico. “Da domani i militari aumenteranno la loro preparazione in Norvegia. Al momento non abbiamo motivo di credere che la Russia voglia coinvolgere direttamente la Norvegia o qualsiasi altro Paese nella guerra, ma il conflitto in Ucraina significa che è necessario che tutti i Paesi della Nato stiano sempre più in guardia”, ha affermato.

ALLARME SPIE IN SEVEZIA

Ma l’allarme per la presenza di spie russe è scattato anche in Svezia; qualche giorno fa, come riportato da Formiche, una coppia di russi che viveva in Svezia da 20 anni è finita in manette, con il marito arrestato in quanto sospettato di lavorare per i servizi segreti russi. L’edifico in cui sarebbe avvenuto l’arresto sarebbe pieno di inquilini interessanti. Il numero dell’appartamento della coppia arrestata in Svezia è 282, e proprio in fondo al corridoio si trova l’appartamento 288, la casa di Denis Sergeev, il terzo sospettato dell’avvelenamento di Sergej Skripal.

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