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Fisco leggero, cuneo ridotto (in linea con l’Ue). La finanziaria vista da Granelli

Il presidente di Confartigianato: “Va mantenuto il credito d’imposta su costi di elettricità e gas anche per dicembre e deve essere confermato l’azzeramento degli oneri generali di sistema in bolletta anche per il primo semestre 2023”. Su fisco e burocrazia “le parole di Meloni verso le riforme ci fanno ben sperare”

Pensioni e salari da un lato (quello delle parti sociali), riforme, cuneo fiscale e costo del lavoro dall’altro (quello delle imprese). La Manovra per il nuovo governo sarà un banco di prova non indifferente e le risposte da dare sono diverse. Con il presidente di Confartigianato, Marco Granelli abbiamo cercato di capire quali sono – per il segmento produttivo delle piccole aziende, l’ossatura economica del nostro Paese – le priorità sulle quali l’Esecutivo dovrà concentrarsi con maggior urgenza.

Quali sono le aspettative di Confartigianato per la prossima finanziaria?

I nostri imprenditori stanno vivendo forti difficoltà ma, al tempo stesso, si impegnano, con senso di responsabilità, a partecipare al rilancio del Paese. Per questo abbiamo necessità di risposte veloci e a misura di piccole imprese.  Le nostre priorità sono la riduzione del peso delle tasse, lo sfoltimento degli adempimenti burocratici, politiche attive del lavoro per favorire l’occupazione, in particolare dei giovani, potenziando la formazione tecnica e professionale, facilità di accesso al credito e incentivi semplici e stabili per favorire la transizione green e digitale.

Come agire sui temi legati a flat tax e cuneo fiscale?

Vogliamo un fisco semplice e leggero, visto che oggi cittadini e imprenditori pagano 32,8 miliardi di maggiori tasse rispetto alla media dell’Eurozona. Ma c’è anche una questione di qualità della tassazione: oggi le complicazioni, i cavilli e lo stillicidio di scadenze “rubano” 238 ore l’anno agli imprenditori italiani soltanto per occuparsi degli adempimenti fiscali. Non è più tollerabile. Quanto al cuneo fiscale e contributivo sul lavoro, che in Italia pesa il 46,5%, contro una media Ue del 41,7%, va assolutamente ridotto perché è un fattore che penalizza la nostra competitività.

La stragrande maggioranza delle risorse è stata stanziata contro il caro energia. In tema di politica energetica, quali sono le strategie che il governo dovrebbe seguire?

L’emergenza energetica sta mettendo a rischio 881mila micro e piccole imprese con 3 milioni e mezzo di addetti. Se i prezzi non diminuiranno i piccoli imprenditori nel 2022 pagheranno per l’energia 42,2 miliardi in più rispetto al 2021. Da subito va mantenuto il credito d’imposta su costi di elettricità e gas anche per dicembre e deve essere confermato l’azzeramento degli oneri generali di sistema in bolletta anche per il primo semestre 2023. Ma non basta. Servono misure strutturali da introdurre con la Legge di bilancio, a cominciare dall’eliminazione definitiva degli oneri generali di sistema nelle bollette delle piccole imprese. Chiediamo anche una spinta alle energie rinnovabili, in particolare per creare Comunità Energetiche e per l’autoproduzione, ma il loro finanziamento non deve ricadere sulle bollette delle piccole imprese.  Tutto questo non può prescindere dall’impegno condiviso a livello europeo. Serve, da parte dell’Europa, una deroga agli aiuti di Stato per consentire ai singoli Paesi un ampio margine di manovra utile per continuare a sostenere le imprese nella riduzione dei costi dell’energia.

È ragionevole pensare che parte delle risorse destinate al reddito di cittadinanza siano destinate al mondo delle imprese e del lavoro per sostenere nuove assunzioni?

Come Confartigianato abbiamo sempre sostenuto che più che al reddito di cittadinanza, bisogna puntare a garantire il lavoro di cittadinanza. Ormai non si deve più ragionare per ‘posti di lavoro’, ma per ‘professionalità’. Questo significa che bisogna preparare i giovani ad entrare nel mondo del lavoro con politiche attive e investimenti sulla preparazione tecnica e professionale, sull’apprendistato. Non ci sarà vero sviluppo se non si punta innanzitutto sull’istruzione e sulla formazione dei giovani. Basti dire che le nostre imprese cercano manodopera qualificata ma non riescono a trovare il 34,2% del personale necessario, pari a circa 1 milione di persone. Nel frattempo, proprio 1,1 milione di giovani under 35 non studia e non cerca occupazione e 40mila giovani tra 25 e 34 anni, nel 2020, sono andati all’estero per trovare lavoro.

In tema di riforme, quali sarebbero le priorità su cui il governo si deve impegnare con maggiore urgenza?

Le riforme del fisco e della burocrazia che rimangono le grandi ed eterne “incompiute”. Da anni si annunciano e si mettono in cantiere grandi progetti di rinnovamento che, puntualmente, rimangono al palo. Mi auguro che questa sia la volta buona per realizzarle davvero. L’impegno annunciato dal presidente Meloni “Il nostro motto sarà non disturbare chi vuole fare” ci fa ben sperare. Lo ribadiremo anche nel corso dell’Assemblea di Confartigianato, in programma il 22 novembre, momento di valorizzazione identitaria e del ruolo economico e sociale che svolgiamo.

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