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G20, istruzioni per l’uso. La lettera diplomatica dell’amb. Stefanini

Prima di un vertice o di una visita, gli ambasciatori scrivono al presidente del Consiglio una lettera diplomatica. Ecco i consigli dell’ambasciatore Stefano Stefanini, già consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e rappresentante permanente d’Italia presso la Nato

Signor Presidente,

fra una settimana Lei sarà a Bali per il G20. È un appuntamento annuale. Le auguro di frequentarlo a lungo ma non sarà mai emozionante come la prima volta. Lei è capo del governo italiano da meno di un mese e ha subito l’occasione di presentarsi al gruppo dei Suoi omologhi che rappresentano i “grandi” della Terra. Ne mancherà uno, Vladimir Vladimirovich Putin, intento a leccarsi le ferite sulla sponda sinistra del Dnepr. La diserzione Le toglie l’imbarazzo di stringergli la mano. A Bali c’è di meglio da fare. E poi “gli assenti hanno sempre torto”, diceva un Suo illustre predecessore (Giulio Andreotti) – in genere dopo aver convocato riunioni a date e orari inusitati.

Non ci sarà il Presidente russo ma ci sono tutti gli altri che contano. Per Lei, l’occasione di farsi conoscere, per loro di conoscerLa. Il Suo arrivo sulla scena internazionale sarebbe il più recente se non fosse per i rimaneggiamenti britannici. Troverà interesse, come sempre per le novità. Ne approfitti, le novità invecchiano presto. Il tempismo è perfetto anche perché questo non è un G20 di ordinaria amministrazione. Il G20 nasce in risposta alle crisi, principalmente economiche. Questa volta si riunisce all’ombra di tre crisi che minacciano gli equilibri e la pace nel mondo: di sicurezza – guerra in Ucraina; della tempesta perfetta energia-inflazione-recessione; planetaria – cambiamenti climatici. Se a Bali i grandi, fra i quali anche l’Italia, sbagliano terapie le conseguenze possono essere disastrose.

Non sta a me farLe un’analisi approfondita delle tematiche del G20 di Bali e del contorno di complessità e rischi dello scenario internazionale. Ci penseranno i Suoi collaboratori. So che se li è scelti bene, professionisti diplomatici sui quali può fare affidamento. Li ascolti e poi decida Lei cosa fare, è una Sua prerogativa esclusiva. Ma prima li ascolti. Con questa missiva, io mi limito a una piccola guida alla navigazione G20.

  • Uscire dalla strettoia dei paradigmi italiano-europeo-atlantico. Saranno quelli naturalmente gli interessi dei quali Lei si farà portavoce, ma il G20 è un palcoscenico mondiale. Richiede un salto d’immaginazione: guardare al mondo come lo vede anche il resto del mondo. Più Lei riuscirà ad entrare in quest’ottica allargata, maggiore l’impatto della Sua difesa posizioni italiana-europea-atlantica. Deve sapere cosa interessa agli altri, non solo cosa interessa a noi.
  • L’Ucraina è un ottimo esempio. Con gli annessi e connessi (Russia, energia ecc.), il sostegno a Kiev è oggi sicuramente la nostra massima priorità di politica estera. Non è però così importante per quasi la metà dei Paesi G20. Per convincerli a prendere più sul serio l’aggressione della Russia e i rischi che pone alla pace e stabilità internazionale, per scuoterli dalla neutralità, occorre prendere sul serio anche le questioni che sono importanti per loro. Questo è un punto essenziale perché parliamo dei pochi leader – i presidenti indiano Narendra Modi e cinese Xi Jinping – che possono avere una qualche influenza su Putin.
  • Assuma subito un piglio da statista guardando anche al di la’ dei problemi contingenti – tipo guerra russo-ucraina o Taiwan. Sono sul tappeto eccome, e Lei non vorrà certo nasconderli, ma la minaccia maggiore al mondo viene dal clima e dall’ambiente, non dalla rivalità fra grandi potenze.
  • In riunione: l’efficacia dei discorsi è inversamente proporzionale alla loro durata. Più conciso chi parla, maggiore l’attenzione di chi ascolta.
  • Le sessioni plenarie sono utili per lo scambio di messaggi nazionali, ma non per molto altro. A stilare conclusioni, comunicati finali, eccetera, ci pensano gli sherpa, non i leader. Per i leader più importanti del vertice sono le bilaterali a margine. Il “con chi farle” è un’acrobazia diplomatica di concorrenza, vincoli di tempo e disponibilità. Comunque…
  • ….a Bali, Signor Presidente, gli incontri prioritari sono senz’altro con Joe Biden e Xi Jinping; al secondo posto, viene il neo primo ministro britannico, Rishi Sunak, altro neofita; al terzo, quanti più interlocutori con i quali Lei non avrà frequenza d’incontri – India, Sud Africa, Australia, Turchia…
  • E gli europei? Certo, se chiedono non sarebbe buona educazione rifiutare, ma altrimenti non c’è fretta: li incontrerà fino alla noia. Mezz’ora con i presidenti indonesiano Joko Widodo o argentino Alberto Fernández è tempo speso meglio.
  • L’eccezione, ovviamente, è il presidente francese Emmanuel Macron ma per un motivo ben preciso: Italia e Francia non si possono permettere una guerra su qualche migliaio di migranti. E, forse, lontano dalla camicia di forza degli sbarchi impellenti fra Catania e Marsiglia, è più agevole trovare una via d’uscita.
  • Col Presidente americano – se potrà incontrarlo, c’è sempre una fila d’attesa – Lei avrà una rapida ma sostanziale verifica dello stato di salute del rapporto Italia-Stati Uniti. Ma molti incontri saranno un sondaggio reciproco. Poi, se son rose fioriranno. Tono esplorativo e di apertura al dialogo sono una ricetta infallibile. Eviti però il classico errore caratteriale italiano di assentire sempre su tutto, anche quando non d’accordo, pur d’ingraziarsi l’interlocutore. Pur di risultare simpatici si lascia intendere di essere d’accordo o non contrario. L’interlocutore ci crede. Poi viene il momento in cui il leader italiano non fa quello che aveva indotto a credere che avrebbe fatto. A quel punto diventa antipatico. E, soprattutto, non credibile. Molto meglio mettere subito in chiaro ove ci siano divergenze. O, nel dubbio, cavarsela con un “ci devo pensare sopra”.

Signor Presidente

troverà anche, Le auguro, il tempo di affacciarsi sulla spiaggia. Le onde sono spettacolari – Bali è una meta mondiale di surf. Magari Le daranno ispirazione per cavalcare quelle che l’attendono al ritorno in Italia.

Mi creda.

Stefano Stefanini

(ambasciatore a. r.)



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