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I siluri di Salvini a Meloni, i migranti e la debolezza di Macron. Parla Valle

“Macron è indebolito e non ha interesse a ricucire con l’Italia. Sui migranti Salvini tenta di salvare la sua leadership nella Lega ma lancia silurate a Meloni. Non ho grossa fiducia che questo governo duri”. Conversazione con Marco Valle, storico, saggista ed esperto di politica estera

Dietro la facciata umanitaria, il fronte aperto sull’accoglienza dei migranti nasconde interessi politici profondi. Sia per l’Italia che per la Francia. Il fatto che oltralpe la reazione abbia assunto toni così aspri non è un aspetto secondario. Molti imputano a questa presa di posizione del presidente Macron un modo per mascherare una lacerazione interna e un progressivo indebolimento della sua leadership. In Italia, Salvini e diversi esponenti della Lega stanno tenendo altissima la tensione. “L’attuale segretario del Carroccio è in grossa difficoltà, specie internamente. Per cui, anche alla luce di diversi pressing che sta ricevendo per avviare la fase congressuale, cerca di ricucire parlando di migranti e attaccando l’Europa. Ovviamente, lanciando “silurate” a Giorgia Meloni”. La lettura è di Marco Valle, storico, saggista ed esperto di politica estera.

Valle, partiamo dai francesi. Che partita si gioca Macron sui migranti?

Le fratture interne sono molto insidiose per il numero uno dell’Eliseo. Non ha più la maggioranza e sta sostanzialmente navigando a vista. Per cui, aprire un fronte con l’Italia per lui è funzionale per almeno due ragioni: da un lato si pone come “garante” dei diritti dell’uomo, accontentando parte del suo elettorato. Dall’altra rivendica la sovranità nazionale, tacitando (almeno in parte) le pressioni di Le Pen e gollisti. Su un piano geopolitico, i francesi tengono a far prevalere i propri interessi non ultimo il fatto che abbiano ripreso a grande ritmo le ricerche di uranio in Libia. In questo quadro si inseriscono le questioni di bassa cucina.

Prettamente elettorali. 

Sì, anche “distrettuali”. Nel senso che i migranti sbarcano a Tolone, che è una roccaforte per Mariani: uomo forte della Le Pen al Sud. E anche questo non è un aspetto secondario.

A proposito di questioni politiche. La Lega è in grande fibrillazione. 

Non potrebbe essere diversamente. Salvini è sempre più contestato, anche internamente e la sua leadership è consunta. Ci sono almeno 150 amministratori del Carroccio che stanno chiedendo a gran voce il congresso, ripescando il frasario bossiano che Salvini secondo loro ha disatteso. L’unico modo per tentare di ‘resistere’ per l’attuale segretario del Carroccio, è quello di tenere alti i toni su migranti e, di conseguenza, criticare l’Europa.

Temi vecchi, scenari nuovi. Funzionerà?

Salvini continua a “silurare” il premier che invece, per la posizione che ricopre, deve quanto meno (specie in politica estera) assumere una linea più pragmatica. Onestamente non ho molta fiducia sulla durata di questo governo. Le contraddizioni si sprecano: Berlusconi è per la linea morbida, Piantedosi (dunque Salvini) si smarca e promette il pugno di ferro. In tutto questo, Meloni si trova in imbarazzo. Sia internamente che esternamente.

Quali sono le mosse che Meloni dovrà fare in politica estera?

Una prima mossa intelligente l’ha fatta, glie ne va dato atto: cercare la sponda degli altri paesi come Grecia e Cipro, che hanno i nostri stessi problemi legati all’accoglienza. Per cui l’ideale sarebbe, in questa fase, tentare di lanciare un’alleanza mediterranea.

I partner europei di questo governo chi saranno, oltre ai mediterranei?

L’unica via percorribile è quella tedesca. Va recuperato il rapporto con la Germania.

Secondo lei con la Francia le relazioni sono definitivamente compromesse?

Mi aspetto una fase di stallo diplomatico. Non è interesse dei francesi ricucire e, soprattutto, attualmente non conviene prima di tutto a Macron.

 

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