Seconda e ultima giornata della Conferenza ministeriale dell’Esa. “L’Italia emerge da questa ministeriale come un Paese con una leadership fortemente rafforzata nel settore spaziale”, ha commentato con Airpress il presidente dell’Asi Saccoccia
L’Italia è stata una vera protagonista delle giornate della CM22, la Conferenza ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Prima con la dichiarazione trilaterale insieme a Francia e Germania sui lanciatori europei, e poi con due giovani italiani entrati nelle file della nuova classe di astronauti Esa. “L’Italia emerge da questa ministeriale come un Paese con una leadership fortemente rafforzata nel settore spaziale”, ha commentato con entusiasmo ad Airpress il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Giorgio Saccoccia. “Spirito costruttivo e positivo” hanno guidato la seconda e ultima giornata della ministeriale secondo il direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher. Certo le discussioni sono state lunghe e il budget definitivo è stato inferiore a quanto desiderato, ma può ritenersi un successo per il comparto spaziale europeo, che si è mostrato ambizioso e determinato. Tra le priorità dello Spazio europeo l’accesso indipendente alle orbite, il monitoraggio e la mitigazione dei cambiamenti climatici, comunicazioni e navigazione sicure sotto il controllo europeo.
Nuovi astronauti Esa, la soddisfazione dell’Italia
In seguito alla presentazione della ripartizione del budget, sono stati ufficialmente resi noti i nomi e i volti della nuova classe dei 17 astronauti Esa di quest’anno. Sono state oltre 22mila le domande presentate, di cui più di 7mila ricevute dalla Francia; mentre sono state 1845 quelle presentate dal nostro Paese, che hanno portato ben due giovani alla fase di selezione finale. “Non avevo dubbi sul fatto che tra più di 20mila candidati ci sarebbero stati dei profili di eccellenza”, ha detto Saccoccia. Tra le novità di quest’anno l’assegnazione del ruolo di astronauta a un candidato con disabilità, a fronte di 257 candidature ricevute da tutta Europa, e un’ottima rappresentanza femminile, a dimostrazione di un processo di selezione inclusivo. Per l’Italia sono due i nuovi volti spaziali: Anthea Comellini e Andrea Patassi. “Ho conosciuto i due ragazzi e sono eccezionali” e “in un futuro non molto lontano avranno anche loro la possibilità di diventare operativi”, ha detto con entusiasmo il presidente dell’Asi. Ora i due nuovi astronauti sono pronti a intraprendere un “percorso di accompagnamento e attività preparatorie”, spiega ancora Saccoccia.
I profili
Anthea, classe 1992, è laureata in ingegneria spaziale presso il Politecnico di Milano e ha ottenuto una doppia laurea all’Isae-Supaero French grande école of engineering a Tolosa. Subito dopo è arrivato il dottorato in navigazione autonoma per rendezvous nello spazio, durante il quale ha trascorso sei mesi come ricercatrice in visita nel laboratorio di robotica mobile e sistemi autonomi al Polytechnique Montréal, in Canada. Dopo aver completato il dottorato, Comellini ha lavorato inoltre come ingegnere delle dinamiche di volo nella determinazione dell’orbita per le missioni interplanetarie con l’Esoc dell’Esa presso l’European space operations center a Darmstadt, in Germania, dal 2021 al 2022. Andrea, classe 1991, è invece laureato in scienze aeronautiche presso l’università Federico II di Napoli ed è un pilota militare. Ha lavorato infatti come pilota di caccia per l’Aeronautica militare, dove è stato promosso al grado di Capitano, registrando già più di mille ore di volo su 30 velivoli diversi. Quest’anno Patassi è anche diventato un pilota collaudatore sperimentale della Usaf Test pilot school, presso la Edwards Air Force base in California.
Il ruolo dell’Italia
L’Italia si è riconfermato essere il terzo Paese contributore al budget Esa, “ma questa volta davvero a ridosso della seconda posizione della Francia”, ha sottolineato il presidente dell’Asi Saccoccia. Il nostro Paese ha rafforzato l’intenzione di sostenere il budget dell’Agenzia europea, soprattutto in merito all’esplorazione umana e robotica e l’interazione tra pubblico e privato. Non solo, “siamo ora primi per quanto riguarda i programmi opzionali”, ha detto ancora il presidente dell’Asi. Il contributo italiano di 3,083 miliardi (contro i 2,2 miliardi del 2019) equivale infatti al 18,2% del budget totale. Per via dell’ultima tornata elettorale, il finanziamento italiano riservato allo spazio è ancora in fase di revisione ma questo non ha certo impedito all’Italia di giocare un ruolo di primo piano alla Conferenza. Proprio come dimostra la dichiarazione congiunta di ieri con Francia e Germania per aprire la porta a una nuova generazione di piccoli lanciatori e a una revisione delle stesse regole di finanziamento di fronte alle ambizioni spaziali di Cina e Usa.
“Lungo, cordiale e nel contempo franco e concreto”, così il ministro Urso ha definito il colloquio avuto con Bruno Le Maire questa mattina proprio per merito del trattato del Quirinale, che ha permesso ai due Paesi di dare subito il via ai tavoli bilaterali. Secondo quanto detto dal ministro, sono stati affrontati “i grandi dossier su cui si misura la partnership bilaterale – automotive, energia, siderurgia, made in Italy e lusso – nella consapevolezza che la partnership industriale è il futuro dell’Europa”, per questo motivo si rivela ancora più rilevante “l’importanza della collaborazione industriale trilaterale” con Francia e Germania che verrà ulteriormente valorizzata nel corso di un meeting ad hoc previsto per il 2 dicembre. I colloqui trilaterali permetteranno, secondo il ministro Urso, di “tutelare e valorizzare le industrie dello spazio italiano, ben consapevoli di essere noi un Paese protagonista nello spazio, e tanto più possiamo esserlo oggi”. “Possiamo dirci in conclusione soddisfatti perché abbiamo tutelato l’interesse della ricerca, dell’innovazione e dell’intera filiera industriale, fatta – ne siamo pienamente consapevoli – non solo da grandi imprese significative sul piano globale, ma anche di PMI che vanno tutelate e rafforzate nelle loro grandi capacità innovative”, ha poi concluso il ministro italiano.
Aldilà dei finanziamenti, ciò che è importante per Saccoccia in questo contesto è il fatto che “renderemo possibile la partecipazione italiana a programmi-chiave nei settori più importanti; sull’Esplorazione, ad esempio, siamo ormai a pari merito con la Germania”, e non solo, “abbiamo inoltre iniziato a finanziare significativamente il lander lunare, le missioni future sull’Osservazione della Terra, il programma Copernicus… si tratta quindi di un finanziamento perfettamente in linea con le aspettative e su come si sono posizionati gli altri Paesi”, ha detto Saccoccia direttamente in collegamento da Parigi. “Abbiamo attivato il programma Moonlight di navigazione per le comunicazioni lunari, si tratta di una novità assoluta”, e non è mancato neanche il contributo sulla connettività futura voluta da Breton. In conclusione, per il presidente dell’Asi si è trattato di “un pacchetto completo, abilitante per gli imperativi industriali”, anche per le realtà industriali più piccole che “non dovranno più essere soltanto fornitori o di sottocontraenti dei grandi, ma assumeranno una leadership di missione: non posso che essere più che soddisfatto”.
L’accordo (lungo) sugli investimenti
Un centro conferenze temporaneo simile a un hangar nei pressi della Tour Eiffel, e una cena all’Opera di Parigi prolungatasi fino alla tarda notte di martedì per diversi incontri. Una maratona di oltre 36 ore. È stata questa la durata delle negoziazioni della ministeriale Esa per trovare un accordo sui finanziamenti necessari per i prossimi progetti spaziali nel famoso “Documento 100”, dopo ben cinque revisioni. Nel 2016 i Paesi dell’Esa avevano adottato un bilancio di circa 10,5 miliardi di euro, nel 2019 di 14,5 miliardi, e oggi l’Agenzia europea ne chiede 18,5 miliardi (pari a un aumento di circa il 25% rispetto al 2019) per finanziare i lanciatori, i satelliti e la partecipazione del Vecchio continente alla ricerca planetaria per il periodo 2023-2025. Le lunghe discussioni per stanziare il nuovo budget si sono concentrate anche sul finanziamento della rete europea ai lanciatori Ariane e Vega, per poter competere con il protagonista dei lanci commerciali, la SpaceX di Elon Musk.
Ripartizione del budget
I fondi stanziati alla fine della ministeriale, sono stati inferiori alla cifra prevista, con un budget totale per i prossimi cinque anni di attività pari a 16,9 miliardi di dollari. I fondi risultano così suddivisi: 2,7 miliardi per l’esplorazione umana e robotica (pari al 16% del totale), 731 milioni per la sicurezza spaziale (4%), 2,8 miliardi per il trasporto spaziale (17%), 2,7 miliardi per l’Osservazione della Terra (16%), 351 milioni per la navigazione (2%), 1,9 miliardi per le telecomunicazioni e applicazioni integrate (11%), 542 milioni per la tecnologia (3%), 118 milioni per la commercializzazione (1%), 1,6 miliardi per le attività di base (10%), 3,19 miliardi per il programma scientifico (19%), 237 milioni per Prodex (1%). Sono stati, dunque, in ordine il trasporto spaziale, l’esplorazione umana e robotica, e l’Osservazione della Terra le prime tre voci di investimento del budget Esa, scelte come priorità dai Paesi europei membri dell’Esa. Non ci resta che aspettare per vedere come queste ambizioni si tradurranno in progetti concreti che permetteranno all’Europa, e all’Italia, di giocare un ruolo di primo piano nel settore spaziale.
(Foto: Asi)