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Perché Kim Jong-un manda lavoratori nelle regioni ucraine occupate dai russi

Lavoratori dalla Corea del Nord alle aree dell’Ucraina occupate dalla Russia? Mosca potrebbe cercare manodopera a basso costo per facilitare la crescita economica di quei territori e spingere la sua narrazione

La Corea del Nord starebbe reclutando altri lavoratori da inviare nelle regioni orientali dell’Ucraina occupate dalla Russia. Una fonte nordcoreana ha raccontato del piano in corso al Daily NK, un sito informato sulle attività del Paese di Kim Jong-un — da cui solitamente escono poche notizie e sempre filtrate dalla propaganda del regime. Le autorità avrebbero già completato il secondo ciclo di selezione dei lavoratori e stanno ora conducendo un’altra selezione ancora dopo aver ricevuto da Mosca una richiesta di ulteriore personale.

Il mese scorso sempre il Daily NK ha scritto che la Corea del Nord aveva pianificato di effettuare un nuovo giro di selezioni di lavoratori a partire dal 1° novembre. “In realtà — spiega l’articolo firmato da Mung Dong Hui — le autorità hanno effettuato la seconda tornata di selezioni all’inizio di novembre, ma con la recente apertura di altri posti, le autorità stanno effettuando ulteriori assunzioni. Tuttavia, non si sa quanti altri lavoratori siano stati reclutati”.

La fonte ha detto che gli abitanti di Pyongyang sono interessati solo a luoghi politicamente sicuri dove poter fare soldi, mentre la maggior parte delle persone — descritte come volontari — proviene dalle province. Nonostante le condizioni miserevoli in cui i lavoratori nordcoreani sono impiegati quando vengono mandati all’estero (sempre sotto controllo del regime), tuttavia, molti nordcoreani si candidano per i lavori, sperando di avere l’opportunità di potersi in qualche modo arricchire.

La fonte ha detto che i lavoratori hanno ricevuto “passaporti ufficiali di due anni”. Con questi documenti possono però rimanere all’estero fino a quattro anni “estendendo i loro visti due volte all’anno”. Molti di loro (non è chiaro il motivo) non sono ancora partiti, nonostante abbiano passato un primo processo di selezione.

I lavoratori selezionati attualmente in attesa saranno probabilmente inviati nei luoghi di impiego attraverso spostamenti terrestri per evitare di dare troppo nell’occhio e aggirare eventuali sanzioni. Adottata nel dicembre 2017, la risoluzione 2397 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite vieta infatti l’invio di lavoratori nordcoreani all’estero. È possibile che la Corea del Nord stia elaborando piani per dividere i suoi lavoratori e inviarli in diverse località per evitare le misure della Comunità internazionale.

I nordcoreani chiamano l’andare a lavorare all’estero “partire per una terra bonificata”. Indottrinati dalla propaganda considerano l’invio come una grande opportunità. E in parte potrebbe diventarlo, viste le pessime condizioni di vita che Kim riserva al suo Paese, nonostante la forte spinta sulla spesa miliare e sul programma nucleare. In parte potrebbe essere anche un’occasione per alcuni di loro di uscire dal Nord e magari cercare successivamente rifugio in un Paese diverso dalla Russia — fuggendo fai controlli del programma.

Il trasferimento di lavoratori nordcoreani in Russia non è certo una novità. Però adesso per Mosca rinvigorire le aree depresse dell’Ucraina occupata con manodopera a basso costo è una necessità anche di carattere strategico. La narrazione russa sottolinea come quelle regioni abbiano trovato una nuova prosperità una volta uscite dall’amministrazione ucraina, anche se ciò non si allinea troppo con la realtà. Mentre è più difficile convincere i russi a spostarsi in quei territori, che potrebbero anche diventare oggetto di guerra o essere riconquistati da Kiev, come successo a Kherson, spostarci i nordcoreani è relativamente più facile.

Il piano potrebbe essere parte di un rinnovato allineamento Mosca-Pyongyang che passa anche da un accordo su forniture militari (artiglieria) con cui la Corea del Nord andrebbe a sopperire alcune mancanze della Russia. Le intelligence occidentali ne parlano da qualche mese, non si hanno ulteriori notizie precise, ma come nel caso dei sistemi d’arma ricevuti dall’Iran, è del tutto probabile che i russi stiano cercando accordi e sostegno dai limitati interlocutori che hanno ancora a disposizione.



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