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Kim preoccupa. Testato un missile balistico intercontinentale

Testare un missile intercontinentale per Kim è parte della narrazione e serve per gestire il regime tanto quanto per dimostrare di aver acquisito capacità militari avanzate da spendere in un’eventuale fase diplomatica. Là, semmai, sarà testata anche la volontà di Pechino di impegnarsi a collaborare con Washington su certi dossier come quello nordcoreano

La Corea del Nord ha lanciato un missile balistico intercontinentale (in gergo tecnico Icbm) che è atterrato vicino alle acque giapponesi venerdì 18 novembre, nel suo secondo importante test di armi di questo mese che ha mostrato la potenziale capacità di lanciare attacchi in una vasta regione di mondo che arriva fino agli Stati Uniti. Considerando che Pyongyang non ha mai interrotto il proprio programma nucleare, e considerando le evoluzioni che nel corso degli anni ha raggiunto, questi attacchi potrebbero essere atomici.

“La torrida serie di test”, come la definisce l’Associated Press, mira a far progredire l’arsenale del Nord e a ottenere maggiori concessioni in un’eventuale fase diplomatica — che appare ancora distante. È del tutto atteso che nel giro di breve tempo il satrapo Kim Jong-un ordini un test atomico — che sarebbe il primo dal 2017, il sesto nella storia del Paese che basa parte della sua esistenza sulle capacità di acquisire l’arma strategica di deterrenza e su cui Kim ha scommesso.

Tutto arriva mentre Cina e Russia si sono opposte alle mosse degli Stati Uniti per inasprire le sanzioni in sede Onu (Consiglio di Sicurezza) volte a frenare il programma nucleare della Corea del Nord. E mentre Washington ha chiesto a Pechino di collaborare per cercare di evitare escalation da parte di Kim. Potrebbe essere uno di quei terreni di cooperazione su cui i leader Joe Biden e Xi Jinping hanno cercato punti di incontro nel loro recente faccia a faccia a Bali. Tuttavia non è chiara la disponibilità cinese.

Pechino è certamente l’attore più influente su Pyongyang, ma già in passato ha dimostrato di non voler esagerare con il proprio coinvolgimento — anche per evitare situazioni imbarazzanti, ossia finire per non essere ascoltato. Molte delle attività del regime nordcoreano sono anche finalizzate a un mantenimento di stabilità tra i gangli del potere. I gerarchi non sono sempre allineati, e Kim sa che la retorica bellicosa è una componente che mette più o meno tutti d’accordo. Su questo vuole indipendenza.

Per la Cina il rischio è di finire marginalizzata (come quando Kim aveva avviato per proprio interesse diretto una serie di colloqui con Donald Trump) o peggio di trovarsi la propria immagine troppo legata a quella del Nord — un problema che sta già affrontando con la Russia. Inoltre, il dossier può fare da distrazione strategica coinvolgendo Washington in un bubbone esplosivo all’interno di una regione chiave — l’Indo Pacifico — per la competizione tra potenze in corso.

Mentre queste speculazioni sulle dinamiche internazionali restano in attesa delle evoluzioni e potrebbero di nuovo fare della Corea del Nord un test per le possibili collaborazioni Usa-Cina, lo Stato Maggiore della Corea del Sud ha dichiarato di aver tracciato il lancio dell’Icbm dalla regione Pyongyang intorno alle 10:15 di mattina. L’arma ha volato verso la costa orientale del Paese per poi atterrare a ovest di Hokkaido. Secondo le stime sudcoreane e giapponesi, il missile ha percorso circa 6.000 chilometri a un’altitudine massima di 1.000 chilometri. Il tempo di volo è stato di circa 69 minuti.

Il ministro della Difesa giapponese  Yasukazu Hamada, ha dichiarato ai giornalisti che l’altitudine suggerisce che il missile è stato lanciato con un angolo elevato (ossia con l’obiettivo di volare con una parabola alta e poco estesa in distanza. Dalle prime stime diffuse da Tokyo, a seconda del peso della testata da collocare sul missile, l’arma potrebbe avere una gittata superiore ai 15.000 chilometri, ossia coprire l’intera terraferma degli Stati Uniti.

Hamada ha definito il lancio “un atto sconsiderato che minaccia il Giappone, la regione e la comunità internazionale”. Lo Stato Maggiore della Corea del Sud ha definito il lancio “una grave provocazione e una seria minaccia” per la pace e la sicurezza internazionale e regionale, specificando che Seul mantiene la disponibilità a dare “una risposta schiacciante a qualsiasi provocazione nordcoreana” in stretto coordinamento con gli Stati Uniti. Qualcosa di simile anche da Tokyo. Sono parole ormai scontate, ripetute spesso dopo i test missilistici di Kim, ma ciò non deve farne sottovalutare il senso e il significato.

La Corea del Nord ha lanciato un missile intercontinentale anche il 3 novembre, ma secondo gli esperti l’arma non è riuscita a compiere il volo previsto ed è caduta nell’oceano dopo la separazione di uno stadio. Si ritiene che il test abbia riguardato un missile intercontinentale in fase di sviluppo, chiamato Hwasong-17. La Corea del Nord possiede altri due tipi di Icbm — Hwasong-14 e Hwasong-15 — e i loro test di lancio nel 2017 hanno dimostrato che potrebbero potenzialmente raggiungere anche questi un’areale molto vasto, che va dagli Usa all’Asia Centrale.

L’Hwasong-17 ha un raggio d’azione potenziale più lungo rispetto agli altri e le sue dimensioni enormi suggeriscono che è stato progettato per trasportare più testate nucleari e superare i sistemi di difesa aerea. Secondo alcuni esperti, il test del 3 novembre ha mostrato comunque un certo progresso tecnologico nello sviluppo dell’Hwasong-17, dato che nel precedente (di marzo) il missile è esploso subito dopo il decollo.

Quest’anno la Corea del Nord ha effettuato molti test missilistici a corto raggio e show of force di nuovi razzi di artiglieria. Prima del lancio di giovedì, il ministro degli Esteri del Nord, Choe Son Hui, ha minacciato di avviare risposte militari “più feroci” se gli Stati Uniti rafforzeranno il loro impegno per la sicurezza degli alleati, Corea del Sud e Giappone — con i quali Biden ha recentemente discusso del dossier durante il vertice Usa-Asean, ribadendo l’impegno degli Stati Uniti a difendere Seul e Tokyo con una gamma completa di capacità, comprese le armi nucleari.

Pyongyang vede la presenza militare degli Stati Uniti nella regione come una prova della loro ostilità nei confronti della Corea del Nord. La Corea del Nord ha dichiarato che la sua recente serie di lanci di armi è stata la risposta a quelle che ha definito esercitazioni militari provocatorie tra gli Stati Uniti e la Corea del Sud — “un gioco d’azzardo” lo hanno chiamato i media del regime, rimarcando la narrazione anti-americana, parte dei principi esistenziali del Nord.

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