Conversazione con l’economista e accademica Fiorella Kostoris in vista della prima uscita europea di Meloni. L’Italia cresce a un ritmo maggiore e per questo può aumentare le possibilità di ridurre il debito. E poi lo spirito europeista del premier non è in discussione, in continuità con l’esecutivo di Mario Draghi. L’inflazione? Il picco è raggiunto, i prezzi a monte sono in discesa, ma le bollette rimangono la priorità
Mancano poche ore a un tris di incontri ai massimi livelli in Europa per la neo premier Giorgia Meloni. Si vedrà con Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea e con Charles Michel, a capo del Consiglio europeo.
Nel taccuino di Meloni non mancheranno le richieste all’Ue, per esempio quella di sbloccare i fondi strutturali non spesi, al fine di finanziare il sostegno a famiglie e imprese. Ma il senso politico della trasferta sarà essenzialmente rappresentato nella necessità di ribadire il senso del governo Meloni per l’Europa. Operazione che non dovrebbe rivelarsi troppo complessa, dal momento che, come spiega a Formiche.net l’economista e accademica, Fiorella Kostoris, la strada è in parte battuta. Anche dalla stessa Meloni.
“Al di là delle differenze tra questo governo e quello precedente, credo che l’attuale esecutivo rimarrà in scia all’approccio di quello di Mario Draghi. Il premier ha fatto capire più volte di non voler stravolgere la postura europea tipica della vecchia compagine. Da questo punto di vista direi che l’Italia è tutto sommato blindata agli occhi dell’Europa, sia nelle politiche economiche, sia nel bilancio, sia nella politica estera e nella difesa”, spiega Kostoris. Insomma, Meloni è abbastanza europea ed europeista da garantirsi il sostegno dell’Unione in questo primo frangente.
Ma Giorgia Meloni potrà contare anche su altre carte nel suo mazzo, oltre a una robusta dote di europeismo. “Mi pare che oggi ci sia un contesto economico lievemente migliore rispetto a qualche mese fa, gli ultimi dati dell’Istat (Pil a +0,5% nel terzo trimestre, ndr) parlano di un’accelerazione della crescita, il che consente all’Italia di poter negoziare un eventuale piccolo deficit aggiuntivo. Anche e non solo perché se l’economia cresce, si riduce il rapporto deficit/Pil. La recessione ancora non c’è stata e nel terzo trimestre le cose sono andate meglio del previsto”.
Non è finita, nell’arsenale del premier c’è anche l’inflazione. “Penso che una qualche forma di picco sia stato raggiunto, dobbiamo cominciare a prevedere un abbassamento dell’inflazione generale, a cominciare dai prezzi legati all’energia e dei prodotti agricoli. Non sto dicendo che l’inflazione si sta per spegnere, ma certamente per ridursi. In questo senso, la Banca centrale europea continuerà ad alzare il costo del denaro. Questo per dire che se da una parte i prezzi iniziano a scendere e la Bce porta avanti la politica monetaria restrittiva, possiamo dire che l’inflazione potrebbe diventare un problema un po’ meno grave”.
Rimangono le bollette, perché se è vero che il costo alla fonte sta scendendo, i prezzi per i consumatori finali sono ancora alti. “Questa è certamente la priorità del momento del governo. E infatti mi aspetto che l’esecutivo prosegua sulla linea del governo Draghi, ovvero evitare il deficit ma continuando ad aiutare famiglie e imprese. Per tutti questi motivi, più crescita, spirito europeista, scarsa inclinazione al deficit, io credo che gli incontri di Meloni a Bruxelles saranno certamente positivi”.