Il docente e analista esperto delle relazioni tra Italia e Francia spiega che “tra Macron e Mattarella c’è una grande consuetudine che parte da lontano. Il Colle ha rimediato a un’azione maldestra di Palazzo Chigi: c’è la volontà di collaborare sul piano diplomatico, ma ora non va riaperto il capitolo migranti”
“Piena collaborazione in ogni settore, sia in ambito bilaterale sia dell’Unione europea”. Il comunicato diffuso dal Quirinale è stringato, ma sostanzialmente fotografa una conversazione – quella fra il Capo dello Stato italiano Sergio Matterella e il presidente francese Macron – in cui si è affermata “la grande importanza delle relazioni tra i due Paesi”. Dopo le fibrillazioni scaturite sull’accoglienza dei migranti e i duri scontri tra i due governi, si è mosso il Colle. “Un momento distensivo, ritenuto opportuno da entrambi i Paesi”. Ne è certo Jean-Pierre Darnis, professore di storia contemporanea alla Luiss di Roma e di Storia delle relazioni italo-francesi all’Università di Nizza.
Il fatto che sia dovuto intervenire Mattarella sarà fonte di imbarazzo per palazzo Chigi?
Penso che questa telefonata sia stata concordata tra il Colle e il governo. Tanto più in virtù dei rapporti che intercorrono tra Giorgia Meloni e Sergio Mattarella. C’è senz’altro una forma di consenso di Palazzo Chigi verso questa mossa, anche perché da parte dell’esecutivo in questa partita sono state fatte azioni maldestre.
A cosa si riferisce in particolare?
Al fatto che il governo abbia voluto rivendicare, per accreditarsi politicamente, l’accordo che Meloni aveva fatto con Macron quando si sono incontrati a Sharm el Sheikh. Un patto che doveva passare sotto traccia e che invece ha generato questo pandemonio. La Francia si è irrigidita dal momento in cui sono iniziati i pressing interni verso Macron. In questo quadro, ovviamente, la politicizzazione che Salvini ha fatto sull’accoglienza non ha aiutato.
Con questa telefonata Mattarella ha ribadito una sua operatività nelle mosse della politica estera, segnatamente con la Francia.
Il Presidente della Repubblica non è nuovo a queste prese di posizione: ricordo gli episodi del 2019, quando si recò a Parigi per una visita di Stato in un momento in cui i governi non si parlavano. Poi, il patto del Quirinale, in una certa misura sancisce questa operatività di Mattarella. Non è semplicemente un garante. In più, va detto che tra Macron e Mattarella c’è una grande consuetudine che parte da lontano.
Ora si volta pagina definitivamente?
Questo è lo scopo dell’intervento in prima persona del Presidente della Repubblica. La volontà di collaborare sotto il profilo diplomatico c’è, da entrambe le parti. L’auspicio è che comunque, in un quadro di fragilità, qualcuno non riapra nei prossimi giorni questo capitolo.
C’è chi ipotizza che, dietro le dure prese di posizione di Macron, ci siano in ballo interessi legati a Ita e Tim…
Lo escludo in maniera categorica. Ita è un affare assolutamente fuori dall’orizzonte di interesse francese, è una questione periferica. Su Tim è presto detto: Bolloré è un nemico di Macron. Per cui figuriamoci se il presidente si “spende” per lui. No, Tim e Ita non c’entrano.