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Meloni-Calenda, perché un dialogo maturo farebbe bene all’Italia

Potrebbe rappresentare una chiave interessante non come nuovo approccio consociativo, ma come tentativo di costruire una democrazia più matura in cui maggioranza e opposizione si confrontano civilmente. Come è avvenuto in Francia, Germania, Regno Unito sui grandi temi

La politica è confronto e certe piazze rischiano di essere antitesi al confronto. Su questa traccia potrebbe svilupparsi il dialogo Meloni-Calenda, nella consapevolezza da un lato che la schiettezza, anche rude, non fa difetto a entrambi e, dall’altro, che la gravità del momento impone una dose doppia di responsabilità per tutti: per chi guida l’auto Italia e per chi può sminare il campo da trappole pericolose (e autolesionistiche).

Qui Terzo Polo

“Ringrazio la premier. Incontrare il Governo è importante. L’opposizione non si fa andando sempre in piazza ma proponendo alternative. E la politica non è una guerra perenne tra nemici ma un confronto”. Al di là della forma, la costanza di queste parole potrebbe far maturare politica e partiti. Ovvero ragionare, come accade in altri ambiti europei, sull’esigenza di parlarsi e confrontarsi quando occorre decidere su macro temi che investono i prossimi decenni. Lo hanno fatto, ad esempio, in Germania quando Cdu e Spd hanno discusso argomenti dirimenti come i gasdotti e l’energia, o in Francia sul nucleare, o in Regno Unito sul come arrivare alla Brexit. Oltre i singoli casi, è il metodo che rappresenta uno strumento di maturità politica.

Quel tweet di Calenda indica un seme da piantare: “Non ci sono oscure trame o promesse di ‘stampelle’, ma il normale dialogo che avviene in tutti paesi maturi tra maggioranza e opposizione che tali restano. Cerchiamo di normalizzare la politica italiana e di legarla ai contenuti; basta conflitto ideologico infinito”.

Manovra

Fisco, pensioni, energia ma anche i riverberi territoriali del Pnrr: al centro del confronto questi temi legati alla contingenza di oggi. Dallo stop alle vecchie cartelle sotto 1.000 euro fino ai nuovi stanziamenti, passando per la tassa al 5% prevista per seggiolini auto per i bambini, pannolini e cibo per l’infanzia. Inoltre focus sul taglio di due punti del cuneo fiscale che durerà un anno e che sarà aumentato al 3% per chi percepisce uno stipendio non superiore a 1.538 euro.

Riforme

Manovra e non solo. Se questo appuntamento potrà in futuro sfociare in un dialogo anche sulle riforme strutturali, come il presidenzialismo, non è un retroscena o un’ipotesi sul tavolo ma è stato pubblicamente dichiarato da Fratelli d’Italia all’indomani della vittoria elettorale dello scorso settembre. Nel suo discorso alle Camere il premier aveva già sottolineato la sua idea, da portare avanti assieme alle forze presenti in Parlamento: ovvero un Capo dello Stato eletto dai cittadini e alla guida del governo per ovviare all’instabilità politica che resta uno dei “mali endemici dell’Italia”, che tra l’altro ha prodotto “negli ultimi 20 anni un governo ogni due anni” ed è causa della debolezza del Paese a livello internazionale. Per cui sulla riforma in senso presidenziale, che potrebbe ispirarsi al modello francese e che “garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare”, è chiaro che l’ala più riformista del centro come il Terzo Polo mostra una sensibilità strutturale (non da oggi).

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