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Occhio agli scivoloni. Quando l’ideologia supera la realtà. Il monito di Sisci

Il governo è alle sue prime ore, neppure giorni, e c’è ampio spazio per rimettersi in carreggiata, ma le sbavature, le scivolate da dopo il voto non sono state poche. Il postfascismo di Meloni non ha un supporto indiscusso in Italia e fuori. Lei deve allargare al centro e alla sinistra il suo sostegno, non restringerlo al suo nocciolo ideologico. Il commento di Francesco Sisci

Il ragionamento dell’ex leader Pd e nume tutelare Massimo D’Alema sul “partito ideologico” è un primo punto di evoluzione di una giusta analisi su cosa tiene insieme un’organizzazione politica. Alla fine sono due cose: idee e strutturazione.

La storia degli ultimi due secoli, quando i partiti sono nati e si sono evoluti, però dimostra che con idee e organizzazioni troppo rigide si possono creare disastri inimmaginabili, come il comunismo o il fascismo. Esse furono i momenti in cui le idee irregimentate cercarono di plasmare la realtà con violenza.

Certo, tutte le idee tentano di plasmare la realtà ma hanno successo solo tenendo conto e rispettando la realtà. Un vaso di coccio non diventerà mai un vaso di ferro, perché, anche se la forma è uguale, la “realtà” del coccio o del ferro sono molto diverse.

Quindi, per evitare facili fraintesi e delusioni forse occorre parlare di “valori” che indicano delle direzioni di marcia, e non delle forme predeterminate che si applicano indifferentemente in ogni tempo e situazione. Ciò vale per la sinistra. Quale l’ideologia o i valori progressisti del M5S? Il suo stesso elettorato è di “sinistra”? Forse sì ma forse no.

Quando 70 anni fa il Pci diceva “terra agli operai” e si batteva contro il latifondo non proponeva semplicemente una spartizione della ricchezza (il latifondo in questo caso) ma un nuovo modello produttivo. Il contadino da solo su un piccolo lotto di terra avrebbe fatto di più e meglio del grande latifondista che trascurava gran parte delle sue proprietà.

Oggi il Movimento 5 Stelle ha ottenuto voti non proponendo nuovi modelli produttivi ma promettendo gratuità, piccoli privilegi, rendite a fronte di nessun lavoro. Questo è il vecchio clientelismo ideologizzato: dammi il voto e io do il posto fisso, senza fare niente, a tuo figlio, nipote, famiglio. È una mina vagante valoriale. Sostiene in sostanza che si deve vivere senza fare niente, e cioè anche senza dignità e orgoglio di potere dare un contributo agli altri. Elimina il rispetto per l’uomo che nell’impegno ha una sua ragione di essere.

Le conseguenze di questa posizione sono virali, peggio del Covid o la peste, e si estendono a ogni aspetto della vita. È giusto che ognuno abbia un lavoro, ma non che ognuno abbia un reddito. La differenza pare sottile ma è profondissima.

Ciò detto oggi si è creata un’economia del reddito di cittadinanza anche al di là dei percettori del reddito. Sono i negozi che accettano i buoni del reddito, e tutta la catena ad essa collegata. Nella pratica se lo si abolisce manu militari salta un pezzo del Paese. Quindi va combattuta l’ideologia e va sostituita l’economia pestifera. Ciò è una lezione per la sinistra ma anche per la destra.

Il governo di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI) in questi primi giorni ha sfornato una serie di iniziative che marcano la sua cultura: alzare il tetto del contante, reintegro dei medici non vax, la legge contro i rave party. Ciascuna di queste iniziative può essere giusta ma di certo tutte sono controverse, spaccano il Paese.

Fratelli d’Italia non è la maggioranza del Paese, forse nemmeno relativa, e anche se lo fosse il suo compito non è di guidare un pezzo di nazione contro un altro pezzo di nazione ma di unire e unirsi anche con chi la pensa diversamente. Questo non è solo bontà d’animo ma opportunismo politico. I tuoi ce li hai già, devi conquistare gli altri e lo fai quando, al potere, tendi la mano non il bastone.

In pratica, poi, come i 5 Stelle non hanno avuto i voti per un sogno di uguaglianza ma per la promessa di 600 euro al mese gratis senza fare niente, i Fratelli d’Italia hanno vinto perché era l’ultima spiaggia della politica, non perché gli italiani all’improvviso sono diventati tutti post fascisti.

Cioè, gli italiani dopo avere votato qualunque cosa nella speranza (rivelatasi finora vana) di migliorare le cose, hanno votato Meloni. Lei appariva più coerente e anche leale, pur all’opposizione, con il governo di Mario Draghi su due questioni centrali – la lealtà all’Alleanza atlantica e politiche economiche liberali.

Il contante, i rave party, i no vax possono essere tutti temi giusti ma sono divisivi e vanno affrontati con prudenza, comunicazione. La grande maggioranza degli italiani si è vaccinata e quindi è oggettivamente sospettosa di chi, specie se medico, non lo ha fatto. È opportuno il reintegro di questi medici no vax ora che, con l’inverno, potrebbe esserci un’altra fiammata di Covid?

I ragazzi che vanno al rave party saranno una minoranza, ma molti loro coetanei simpatizzano con loro o li comprendono. Loro e i loro genitori sono felici di una criminalizzazione di queste che sono ragazzate, per quanto gravi? Quanti italiani sono questi ragazzi e le loro famiglie? Se non sono la maggioranza sono una grossa minoranza.

Quelli nati negli anni ’50 o ’60 da giovani fecero molto di peggio e i governi dell’epoca li trattarono spesso da ragazzi. Ora l’atteggiamento è il contrario? Ciò non toglie che l’afflato per il lavoro per tutti, per la tutela della proprietà privata invasa dai rave party siano valori condivisibili.

Qui poi una differenza, perché opposizione e governo non sono la stessa cosa. La sinistra che confonde reddito e lavoro per tutti è un errore di visione, ma il governo che confonde una propria visione ideologica con la realtà è un rischio per il Paese.

Il governo è alle sue prime ore, neppure giorni, e c’è ampio spazio per rimettersi in carreggiata, ma le sbavature, le scivolate da dopo il voto non sono state poche. Nessuna ha toccato i temi centrali, economia e esteri, e alla fine se qui non si sbaglia di grosso, gli scivoloni da altre parti possono passare in cavalleria. Almeno per un po’.

Ma c’è un accumulo. Il postfascismo di Meloni non ha un sostegno indiscusso in Italia e fuori. Lei deve allargare al centro e alla sinistra il suo sostegno, non restringerlo al suo nocciolo ideologico.



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