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Musk riapre Twitter agli esiliati. Ma senza moderazione perderà inserzionisti

Musk - by Twitter

L’ultima presa di posizione del tycoon è di riammettere tutti gli account eliminati, tranne quelli spam e coloro che hanno violato la legge. Lo ha deciso dopo un sondaggio sulla piattaforma, che sta diventando il suo metodo preferito per apportare le novità. Ma l’economia dei social non lo premia

Gli unici a non trovare spazio su Twitter saranno gli account spam e coloro che infrangeranno la legge: tutto il resto è ben accetto. È questa l’ultima novità introdotta da Elon Musk, che per moderare i contenuti sulla piattaforma ha deciso di affidarsi al giudizio degli utenti, piuttosto che a un team di professionisti esperti. Come nel caso della riammissione di Donald Trump (che si è limitato ad apprezzare il gesto, preferendo per ora rimanere sulla sua app), il tycoon ha chiesto se fosse o meno il caso di offrire un’amnistia generale agli account sospesi. Tranne, come scritto, per quelli che non hanno seguito le regole.

Sui tre milioni di voti espressi, il 70% ha votato per il “Sì”. Da qui è partita quella che lo stesso Musk ha definito “amnistia generale per gli account sospesi”, che partirà la prossima settimana ma che fa già molto discutere. L’assoluta libertà di parola – alias, free speech – rischia di creare il caos su Twitter. Insieme a Trump, era stata riammessa anche Marjorie Taylor Green, rappresentante della Camera per lo Stato della Georgia, cacciata dal social per espressioni di odio e per aver disinformato le persone sul Covid-19.

Era scontato che la notizia facesse rumore, soprattutto dalle parti di chi crede che l’avvento di Musk sia l’inizio della fine per Twitter. Prima le migliaia di persone licenziate (su cui bisogna porre l’accento più sulle modalità spregevoli, piuttosto che sulla decisione in sé, visto che la crisi riguarda l’intero settore tech come dimostrano i licenziamenti ancor più massicci da parte di Meta e Amazon); poi le minacce di fare la stessa fine a chi non voleva lavorare dodici ore al giorno, sette giorni su sette; infine la richiesta degli otto dollari al mese per certificare il proprio profilo. Tutte decisioni che non sono piaciute all’utenza, né tantomeno ai vari watchdogs internazionali che monitorano il flusso dei social.

Quando Musk è salito al vertice di Twitter, molti utenti hanno iniziato a temere il peggio. Le briglie sciolte decise dal proprietario di Tesla e SpaceX, infatti, spaventano per i risultati che possono provocare. Alcuni hanno addirittura provato a scrivere parole come “ivermectina” – uno dei tanti rimedi inefficaci al Covid – e frasi del tipo di “Donald Trump ha vinto”, per vedere se il social li bannasse o meno. Non appena è stata annunciata la conclusione della trattativa da 44 miliardi di dollari, è stato anche registrato un aumento delle ricerche “Elimina l’account Twitter”, a testimonianza di come il sentimento fosse comune.

Nell’economia dei social media, una moderazione più o meno efficace fa tutta la differenza del mondo. Si tratta di una questione che interessa tanto gli utenti quanto gli inserzionisti: più controllo porta più persone a iscriversi, perché si sentono maggiormente sicuri di non incorrere in situazioni spiacevoli, come l’incitamento all’odio o la disinformazione. Inoltre, se l’attività di monitoraggio viene svolta nel giusto modo, ci sarà un maggior coinvolgimento degli utenti sulla piattaforma. Il che vuol dire massimizzare le entrate, con più abbonamenti.

Un discorso che si collega anche agli inserzionisti, più contenti di investire su un social che tiene alla propria immagine piuttosto che su uno che permette la libertà di espressione (nella sua accezione più negativa) rischiando di subire un effetto boomerang. Anche se è vero che l’avvento di Musk ha sconvolto il settore tech, la società ha tenuto a precisare come la crescita degli utenti iscritti è ai massimi storici. Tuttavia, questo potrebbe non bastare a far tornare gli inserzionisti – scappati in massa – se ai numeri non verrà accompagnata anche una linea di controllo diversa da quella che Musk sta proponendo.

In molti si iniziano a chiedere se esista un futuro al di fuori di Twitter. Alcuni si sono già buttati su Mastodon, nel tentativo di farlo diventare il nuovo social per eccellenza. Più che una vera convinzione, però, appare una ripicca nei confronti di Musk, chiamato a un’alternativa per moderare meglio i contenuti sulla sua piattaforma: i sondaggi, seppur democratici, non sono la soluzione.


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