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Nessuna escalation. I diversi strumenti della Nato spiegati da Luciolli

L’esplosione che ha colpito la Polonia, su cui ancora si indaga per accertare la provenienza del missile, ha fatto emergere il pericolo di uno spillover del conflitto verso i territori Nato, con la possibilità di attivazione delle misure di concertazione tra Alleati, fino addirittura all’articolo 5. L’intervista a Fabrizio Luciolli, presidente del Comitato atlantico italiano, per fare luce sui possibili scenari

Mentre si fa strada l’ipotesi che a colpire la cittadina polacca di Przewodów, al confine con l’ucraina, sia stato un missile S-300 lanciato dalle difese aeree di Kiev nel tentativo di intercettare uno delle decine di missili russi che stavano piovendo in quel momento sul Paese, l’incidente mette in luce il rischio di uno spillover del conflitto anche verso i territori europei della Nato. Varsavia nel frattempo sta valutando se attivare l’articolo 4 del Trattato atlantico, e si è cominciato a riflettere sulle potenziali conseguenze di una, per ora improbabile, attivazione dell’articolo 5. Airpress ne ha parlato con Fabrizio Luciolli, presidente del Comitato atlantico italiano.

Presidente, siamo in attesa di avere un’immagine più chiara di quanto accaduto in Polonia. In ogni caso, quali sono i possibili scenari che si aprono dopo questo evento?

La prima considerazione che possiamo fare è quella di osservare la differenza tra società libere e democratiche nell’affrontare i problemi così gravi e seri. Non si è, infatti, subito saltati sull’evento, ma c’è stata da parte occidentale competenza nell’investigare, analizzare ed esaminare prima tutti gli elementi, per arrivare poi a discutere sulla base dell’articolo 4 del Trattato atlantico, che prevede la richiesta da parte di una Paese di concertazioni a livello Nato nel momento in cui si presentino problemi di sicurezza o su altre questioni che riguardano l’Alleanza. Ed è sulla base di questo articolo che la Nato sta agendo oggi. Questo non significa assolutamente che dall’articolo 4 si passi automaticamente all’articolo 5, sono due cose ben distinte.

Ci spieghi…

L’articolo 4, oltre a prevedere le consultazioni con gli alleati, può ricomprendere anche la messa in campo di misure molto concrete di carattere operativo. Nel 2010 c’è stato anche un momento di riflessione, a margine delle discussioni per la realizzazione dell’allora Concetto strategico, per potenziare l’articolo 4 in modo che potesse offrire consultazioni non solo di carattere politico, ma anche concrete misure di assicurazione e di protezione verso un Paese che si sentisse minacciato. In questo senso ci sono già due precedenti di richiesta di attivazione dell’articolo 4, che riguardavano due operazioni poi messe effettivamente in campo, entrambe in Turchia dove furono schierate delle batterie missilistiche (anche italiane) a protezione del confine turco con la Siria

Mentre cosa prevede l’articolo 5, più volte evocato in queste ore?

Innanzitutto bisogna ricordare che non c’è alcun automatismo per l’attivazione dell’articolo 5, e aggiungo che al momento attuale non siamo in una situazione di attivazione della misura. Inoltre, esistono passaggi concreti per arrivare alla sua messa in opera. Se andiamo a vedere l’unico caso di attivazione in oltre settant’anni di storia dell’Alleanza a seguito degli attacchi dell’11 settembre 2001, agli Stati Uniti venne richiesto di portare prove che dimostrassero che si trattava di un attacco premeditato contro il Paese proveniente dall’esterno. Cosa che fu fatta in una riunione successiva dell’Alleanza. Nell’occasione furono poi adottate otto misure di solidarietà, individuali e collettive. C’è poi da tenere presente che l’articolo 5, nel caso ipotetico venisse invocato in questo frangente, e non credo che sia questo il caso di un attacco deliberato da parte della Russia contro il territorio Polacco, non prevede nemmeno l’automaticità di intervento totale solidale di tutti i Paesi dell’Alleanza, nel senso che l’espressione concreta della solidarietà alleata ha un’altissima discrezionalità per ogni singolo Stato membro della Nato. Per fare un esempio, gli articoli dell’Unione europea in caso di attacco terroristico sono molto più stringenti.

In che modo?

Gli articoli 222 del Trattato sul funzionamento dell’Ue e 42.7 del trattato sull’Unione europea prevedono che in caso di attacco terroristico o aggressione armata di un Paese membro la solidarietà automatica e con tutti i mezzi possibili da parte degli altri Stati dell’Unione europea. Pochi hanno fatto caso a quanto siano più stringenti le misure dell’Ue rispetto a quella Nato, mutuate da quello che era il trattato dell’Unione europea occidentale (Ueo). Se vogliamo, l’articolo 5 atlantico è molto più discrezionale di quanto invece previsto in ambito europeo.

Al di là delle evoluzioni della vicenda, siamo in un momento critico per le relazioni tra Occidente e Russia. Che evoluzione ipotizza?

Ci troviamo in una fase molto delicata, dove da un lato si aprono degli spiragli che potrebbero agevolare e aprire una possibilità di dialogo diplomatico, che comunque (per fortuna) continua sottotraccia a diversi livelli, mi riferisco ai canali diplomatici, di Intelligence e militari, che rimangono aperti per evitare che ci possa essere un’escalation verso il peggio. Dall’altro lato è indubbio che il bombardamento indiscriminato contro infrastrutture e popolazioni civili, che stanno mettendo dieci milioni di persone al freddo e senza luce alle porte dell’inverno, continua. Tutto ciò non aiuta e soprattutto può avere delle conseguenze imprevedibili come quelle di cui ieri sera abbiamo avuto testimonianza. Siamo in una situazione molto complessa e delicata. Si sta andando, in teoria, verso un maggiore equilibrio sul fronte militare, che potrebbe quindi favorire un leggero rallentamento delle operazioni e potrebbe dare un pochino di fiato al dialogo diplomatico. Che però al momento risulta sempre molto difficile, e non certo per responsabilità occidentali.

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