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Non solo rave, perché soffia un vento di libertà. L’opinione di Pedrizzi

I segnali di rigore legislativo sul fronte dei reati, dal carcere ostativo alla riforma della Cartabia, fino al tema dei rave party, sono incoraggianti. E immaginare che questi siano provvedimenti di chi si ispira a regimi totalitari non può che essere pretestuoso e incoerente. Il commento di Riccardo Pedrizzi

Tra i provvedimenti che hanno immediatamente fatto discutere per l’accusa di attentato alla libertà, c’è sicuramente quello che punisce le adunate dei rave party dei giovani per consumare droga e alcol in luoghi occupati abusivamente: eppure il provvedimento ridà libertà a chi subisce gli abusi, non a chi li commette, ovviamente.

Ma a difesa della libertà c’è anche quell’annuncio di revisione del tetto nell’utilizzo del contante, che a qualcuno ha fatto gridare subito all’incentivazione dell’evasione fiscale. Da ex presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato mi sono occupato spesso della questione, lavorando in sintonia con i centri studi delle varie istituzioni creditizie, Banktalia in testa. Ecco perché considero il tema dell’evasione fiscale indotta dall’eccessivo uso del contante un argomento alquanto pretestuoso, proprio alla luce del valore “economico” che la stessa Banca d’Italia, da sempre e anche recentemente, ha attribuito alle banconote, contro la moneta digitale.

A mio avviso un tetto troppo basso sui contanti non solo incide negativamente sui consumi ma soprattutto penalizza quanti non utilizzano gli strumenti di pagamento elettronici. E sono tanti, soprattutto i meno alfabetizzati o gli anziani. Ma poi non va nemmeno trascurato anche tutto l’aspetto legato alle truffe tramite Internet e alla clonazione delle carte di credito, che ha visto negli ultimi anni assumere i contorni di un fenomeno allarmante. Ecco perché un Paese che vuole abolire/limitare il contante in modo drastico, avrebbe bisogno di un sistema di cyber-sicurezza molto più affidabile di quello di cui attualmente disponiamo, almeno a giudicare dai frequenti attacchi hacker che arrivano dall’estero spesso con enti e istituzioni pubbliche nel mirino.

Del resto, se in Europa, su 28 paesi della Ue, solo 12, Italia compresa, prevedono limiti all’uso del contante, un motivo ci sarà. Una recente relazione di Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, ha previsto che nell’area dell’euro le banconote continueranno a svolgere, anche in futuro, un ruolo cruciale. “Stiamo adottando misure concrete affinché esso rimanga ampiamente accessibile e accettato come mezzo di pagamento, anche qualora fosse introdotto l’euro digitale”.

Tra i motivi che spingono le istituzioni bancarie europee e non accantonare il contante, ce ne sono anche alcune legate a questioni sociali, che molto hanno a che vedere con la “libertà”, quella richiamata dal governo Meloni nel suo annuncio sul ritocco al tetto delle banconote. “Essendo prive di costi, le banconote rappresentano talora l’unico modo per garantire l’inclusione finanziaria di ampi strati della popolazione: ad esempio, nell’area dell’euro vi sono 13,5 milioni di adulti privi di un conto bancario, che effettuano quasi esclusivamente pagamenti in contante. Le banconote consentono inoltre a quasi tutte le persone, comprese quelle in età avanzata o con disabilità visive o di altra natura, di verificare l’autenticità del denaro che stanno utilizzando. Il contante svolge un ruolo fondamentale anche nell’educazione finanziaria, in quanto i ragazzi di età inferiore a 15 anni usano banconote e monete per i loro piccoli acquisti quotidiani”, è la tesi di Panetta, indicato inizialmente come il possibile ministro dell’Economia del governo Meloni.

Libertà è anche questo: poter disporre dei propri risparmi nel modo in cui si ritiene più opportuno e ha molto a che fare anche con la tanto sbandierata privacy personale, invocata per anni da tutti proprio in nome della… libertà. E l’evasione? Quella non ha nulla a che vedere con la libertà: è un reato e va perseguito con tutti i mezzi, soprattutto in quelle fasce di reddito che davvero creano nel gettito fiscale italiano dei buchi spaventosi, che poco o nulla hanno a che vedere con i soldi sotto il materasso degli italiani.

C’è in prospettiva, inoltre, in effetti sul piano culturale e sociale – e direi antropologico – una società che presenta gravi pericoli perché i fautori di un capitalismo finanziario speculativo tendono alla dematerializzazione completa della moneta, introducendo a tappeto strumenti digitali come carte di credito, carte di pagamento, internet, applicazioni informatiche nei telefoni cellulari fino ad arrivare ad una società senza contanti. La Commissione europea ha già ottenuto dalla Banca centrale europea l’abbandono della banconota da 500 euro nell’autunno del 2021 (nello stesso momento in cui la Svizzera faceva circolare una nuova banconota da 1.000 franchi svizzeri, circa 930 euro).

Insomma siamo sulla stessa strada che già si vede in Cina che è il Paese più avanzato in questa transizione verso una società senza contanti. Eppure la potenza comunista non è considerata proprio un modello di liberalismo. Una società senza contanti lascia l’individuo del tutto dipendente finanziariamente da un sistema centralizzato sotto la minaccia di un prelievo arbitrario sulla liquidità dei correntisti, soprattutto in caso di crisi del debito pubblico.

Ricordiamo la Grecia, Cipro e l’Argentina, dove, di fronte alla crisi, i prelievi di contanti furono limitati in nome dell’interesse generale e vennero effettuati direttamente sui depositi dei risparmiatori. Una direttiva della Commissione europea già prevede peraltro la possibilità di tale tipo di prelievo in caso di grave crisi. E’ evidente che questo vero e proprio esproprio sarebbe non democratico, perché avverrebbe al di fuori di ogni controllo parlamentare.

La verità è che, al di là del suo uso quotidiano, il denaro continua a svolgere un ruolo nella nostra società per la trasmissione intergenerazionale, l’educazione e la solidarietà e rappresenta quindi un “vettore di coesione sociale”. La pandemia, ad esempio, ha visto aumentare il denaro contante. Nel 2020 la Banca centrale europea ha emesso 141 miliardi di euro di nuove banconote (+11% in un anno), portando la circolazione in Europa a 1.435 miliardi di euro. Questo aumento dell’interesse per i contanti è spiegato dalla stessa Bce, con “l’attaccamento alle riserve di contanti in tempi difficili”.

Mentre la dematerializzazione della moneta rappresenta oltretutto un incentivo al consumismo: perché ci sono consumatori che sono più o meno inconsapevoli delle loro spese quando queste vengono dematerializzate; bisogna toccare con mano i soldi per dare al pagamento il suo giusto peso e valore.

Per concludere, i segnali di rigore legislativo sul fronte dei reati, dal carcere ostativo alla riforma della Cartabia, fino al tema dei rave party, sono incoraggianti. E immaginare che questi siano provvedimenti di chi si ispira a regimi totalitari non può che essere pretestuoso e incoerente, visto che in altro senso si invoca l’eccesso di libertà dopo aver gridato all’allarme della limitazione delle stessa. La realtà è che l’Italia ha bisogno di cambiare e di andare avanti, ripartendo dalla gente, dal Paese reale, anche da quello che non può permettersi di pagare commissioni ad ogni acquisto o vendita.


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