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Nord Stream, la Svezia trova tracce di esplosivo. E il Cremlino risponde

Nord stream

Le autorità svedesi hanno dichiarato che continueranno le indagini per identificare eventuali colpevoli del sabotaggio, che con ogni probabilità hanno agito su mandato del Cremlino. La Russia contrattacca con la disinformazione, accusando l’Occidente

È ufficiale, anche se era difficile sospettare il contrario: la rottura dei gasdotti Nord Stream è stata causata da un “grave atto di sabotaggio”, ha dichiarato il servizio di sicurezza svedese, che da settimane ispeziona i punti di rottura delle condotte sottomarine. “Le analisi hanno mostrato residui di esplosivi su diversi oggetti estranei che sono stati trovati, ha dichiarato il procuratore svedese Mats Ljungqvist, aggiungendo che il sito in questione “è stato studiato accuratamente”.

Fu proprio l’osservatorio sismico svedese a rilevare “due forti esplosioni” e fughe di gas massicce nel Mar Baltico lo scorso 26 settembre. Nelle stesse ore, gli operatori dell’industria notavano un inspiegabile calo di pressione nei gasdotti (che collegano la Russia alla Germania correndo sul fondale del Mar Baltico, attraversando le zone economiche esclusive di Svezia e Danimarca). Tre rotture contemporanee di tre tubi distinti in tre punti diversi: difficile pensare a un incidente.

Le autorità svedesi hanno annunciato che l’indagine continuerà analizzando le sezioni danneggiate per vedere “se qualcuno può essere sospettato e successivamente accusato”. In controluce, la Russia di Vladimir Putin, che come spiegavamo su queste colonne (e come ha poi confermato Matteo Villa dell’Ispi) era ed è l’attore geopolitico a cui sarebbe convenuto maggiormente compiere un’operazione del genere. Tanto più che il gasdotto NS1 operava al 10% della solita capacità, il NS2 non è mai partito, e Berlino aveva già segnalato di volersi disassuefare dal gas russo.

A differenza di qualche leader nazionale, l’Unione europea e la Nato non hanno mai accusato Mosca direttamente, preferendo intensificare la sorveglianza e la presenza militare per proteggere le infrastrutture energetiche critiche nel Mar Baltico. Putin, dal canto suo, ha accusato “gli anglosassoni” (leggi: Stati Uniti e Regno Unito) di aver sabotato le condotte. Nel mentre la propaganda del Cremlino si è impegnata per inquinare l’infosfera con le teorie più disparate e suggerire che l’economia europea si sarebbe fermata senza l’apporto di gas via Nord Stream – un classico caso di infowar parallelo alla guerra energetica contro l’Europa.

La propaganda russa si è subito mossa in risposta alle dichiarazioni svedesi. Dal momento che Germania, Danimarca e Svezia hanno declinato la proposta russa di condurre indagini congiunte (per ovvie ragioni), il ministero degli Esteri russo ha sottolineato che “l’indagine può essere considerata affidabile e obiettiva solo se Mosca vi partecipa”, ha scritto Sputnik (sito inaccessibile in Ue). “Dopo un’indagine durata un mese, il ministero della Difesa russo ha rivelato a fine ottobre che la Marina Reale britannica ha partecipato alla pianificazione, all’organizzazione e all’esecuzione dell’attacco al Nord Stream”.

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