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Ecco i numeri dell’industria della Difesa europea

Il Pil prodotto dal comparto europeo della Difesa e dell’aerospazio supera quello di quattordici Paesi del Vecchio continente, generando per ogni euro investito un euro di ritorni. Oltre 240 miliardi di euro sul Pil, un fatturato totale di 578 miliardi di euro e più tre milioni di posti di lavoro l’associazione delle industrie di settore (Asd) presenta i dati del comparto

Con 240 miliardi di euro di Pil sostenuto dall’industria, un’occupazione totale (diretta e indiretta) di 3,6 milioni di persone e un fatturato totale di 578 miliardi di euro, il settore della difesa e sicurezza europeo fa il punto sul suo apporto all’economia globale del continente. Sono i numeri comunicati all’Associazione delle industrie aerospaziali e della difesa europee (Asd) presentati a Bruxelles e basati sul rapporto di S&P Global Market Intelligence riferito al 2021. Come sottolineato da Alessandro Profumo, presidente di Asd e amministratore delegato di Leonardo, “ogni euro speso nel settore della difesa attiva un altro euro e quaranta nell’economia, quindi è un settore estremamente importante per tutti i nostri Paesi”, un rapporto che colloca queste industrie tra i settori di maggior valore aggiunto dell’economia europea.

I numeri

Nel complesso, l’industria del comparto aerospazio e difesa (A&D) in Europa nel 2021 ha generato ricavi per 238 miliardi di euro, con una crescita del 10% rispetto allo scorso anno. Secondo i dati presentati, se l’intero settore fosse uno Stato indipendente, il suo Pil lo porrebbe nella media dei Paesi europei, superando il valore dell’economia di quattordici nazioni del Vecchio continente. “I settori aerospaziale e della difesa guidano la prosperità e forniscono una crescita sostenibile in Europa e in tutto il mondo”, ha infatti registrato Guillaume Faury, vice presidente del consiglio di amministrazione di Asd e amministratore delegato di Airbus, ribandendo come “l’investimento che facciamo in lavori altamente qualificati, innovazione, ricerca e sviluppo, e in tutte le nostre ampie catene di approvvigionamento, sostiene milioni di persone e le comunità in cui vivono”.

L’occupazione

Con 667mila addetti indiretti, e oltre tre milioni di lavoratori indiretti, il settore ha addirittura segnato una crescita dello 0,5% rispetto al periodo pre-covid del 2019. I salari totali pagati dall’industria sono stati 141 miliardi di euro, con i dipendenti diretti dell’industria A&D altamente qualificati e ben retribuiti, con un reddito medio nel 2021 di 56 mila euro. Il 43% in più rispetto al salario medio europeo. Inoltre, ogni posto di lavoro diretto ne genera circa altri tre impieghi di supporto. “L’impatto indiretto e indotto delle nostre industrie sul Pil, sull’occupazione e sui salari europei è spesso trascurato e sottovalutato quando si valuta l’importante contributo che le industrie aerospaziali e della difesa fanno alla prosperità dell’Europa”, ha registrato il segretario generale dell’Asd, Jan Pie, commentando come grazie al rapporto “per la prima volta abbiamo una valutazione completa della nostra impronta economica che si basa su una metodologia scientifica”.

Guerra e tecnologia

Naturalmente, la guerra in Ucraina avrà un impatto profondo sul settore, sia in termini di produttività, necessaria per sostenere lo sforzo di equipaggiare le forze armate di Kiev e per rinfoltire le scorte dei Paesi europei, sia dal punto di vista tecnologico. “La guerra in Ucraina è una guerra anche del passato, con carri armati e sistemi che abbiamo visto nell’ultimo secolo – ha registrato Profumo – ma per l’autodifesa osserviamo una combinazione del passato e del futuro”. In particolare in settori-chiave come la difesa aerea e la situational awarness. Per questo “È importante continuare a investire in sviluppo tecnologico” dall’intelligenza artificiale alla cyber-sicurezza. “Le nostre industrie svolgono un ruolo chiave nel consentire un’Europa sostenibile, tecnologicamente sovrana e resiliente” ha detto ancora Profumo, “reinventando costantemente e spingendo i confini della tecnologia, questi settori altamente strategici in cui operiamo sono importanti motori globali dell’innovazione”.

La produttività

Per affrontare queste sfide, cruciali saranno l’aumento della produzione e gli investimenti. “Dopo la guerra tutte le industrie si stiano muovendo per aumentare la produzione ma è importante avere una visione di lungo termine” ha spiegato il manager del gruppo di piazza Monte Grappa, aggiungendo come sia “necessario che venga mantenuto un alto tasso di produzione, sugli ordini”. Secondo l’ad il comparto si sta muovendo in questa direzione, con tutte le industrie che hanno messo in campo diversi processi di aumento della produzione, tuttavia i livelli di produttività non torneranno “torneremo più a dove eravamo prima del 24 febbraio di quest’anno”. Della stessa opinione anche Guillaume Faury, secondo il quale “il ritorno dell’industria oltre i livelli pre-covid avverrà tra il 2023 e 2025”.

L’Europa faccia di più

In questo senso, gli investimenti europei saranno chiave per sostenere gli impegni, ma per Profumo l’Unione europea deve aumentare il proprio livello di impegno: “Gli otto miliardi di euro per il Fondo europeo per la difesa sono un primo stanziamento, inferiore a quello che ci aspettavamo”. Nonostante sia la prima volta che l’Ue stanzia fondi per la ricerca e lo sviluppo nella Difesa, un “primo passo” importante, il settore chiede che l’Unione “aumenti i fondi per essere in grado di competere sulle tecnologie più innovative e dirompenti”.


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