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Artemis è partita verso la Luna. A bordo la tecnologia italiana

Dopo aver tenuto il fiato sospeso per gli ultimi due mesi e mezzo di rinvii, è partita con successo la missione spaziale Artemis 1, direzione: Luna. Un risultato storico possibile grazie ad anni di lavoro congiunto da parte delle Agenzie spaziali e del comparto spaziale industriale. A bordo della capsula Orion, lanciata dal gigantesco vettore Sls, anche molta tecnologia italiana, merito del contributo di Leonardo, Thales Alenia Space e Argotec

È stata scritta una nuova pagina della storia dell’esplorazione spaziale. Dopo più di due mesi e mezzo di rinvii la missione Artemis 1 è partita con successo in direzione Luna. Il lancio è avvenuto dalla base di Cape Canaveral in Florida, alle 7:47 ore italiane. Grazie al potente vettore americano Space launch system (Sls) la capsula Orion, con a bordo dieci microsatelliti, di cui anche l’italiano Argomoon dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), realizzato dall’azienda torinese Argotec, ha ora iniziato il suo viaggio spaziale verso il satellite terrestre. La missione farà da vero apripista per riportare il prossimo uomo e la prima donna sulla superficie lunare dopo quasi sessant’anni dal primo allunaggio dell’Apollo 11. Questa volta però l’obiettivo sarà restarci.

La missione

Artemis 1 è la prima delle tre missioni previste dal programma di ritorno sulla Luna, che prevedono verso il 2025 lo sbarco sulla Luna. La missione vede il gigantesco vettore americano Sls portare per la prima volta la capsula Orion, senza uomini a bordo, attorno al satellite naturale terrestre. La missione porterà in orbita diversi strumenti scientifici e tre manichini. Una delle priorità è infatti quella di testare la capacità dello studio termico della capsula di proteggere i futuri equipaggi dalle alte temperature che dovranno affrontare al rientro nell’atmosfera. Costruita dalla Lockheed Martin, con il modulo di servizio fornito dall’Agenzia spaziale europea (Esa), Orion dovrà affrontare una missione di oltre un mese durante il quale entrerà e uscirà dall’orbita lunare. Il rientro sulla Terra avverrà con un tuffo nell’oceano Pacifico. Si tratta di un “volo di test” e “non privo di rischi” secondo l’amministratore associato della Nasa, l’ex astronauta Bob Caban. Da questo volo, ha aggiunto, “abbiamo molte cose da imparare”. Il programma Artemis mira nel futuro a stabilire una presenza a lungo termine con un Campo Base Artemis sulla superficie lunare e la realizzazione della stazione spaziale Gateway in orbita.

Direzione Luna: a bordo c’è anche l’Italia

Rispetto ad Apollo, programma prettamente statunitense, Artemis vede invece un forte contributo internazionale e italiano, con il nostro Paese che è stato il primo a firmare gli Artemis Accords a ottobre del 2020. Il programma impiegherà, infatti, moduli per l’equipaggio e servizi di telecomunicazione di produzione italiana. L’Italia, inoltre, avrà un ruolo cruciale nella realizzazione della parte dotata di finestre del Modulo di servizio europeo (Esm), del lander logistico lunare e del modulo human landing lunare. Thales Alenia Space Italia, per esempio, produce la struttura di base dell’Esm, che fornisce tra gli altri l’elettricità e la propulsione, fino ai sottosistemi critici sviluppati per tutti e sei i moduli, che garantiranno le condizioni vitali e la sicurezza dell’equipaggio durante l’intera missione, come ad esempio il sistema per la protezione dai micrometeoriti e il controllo termico. Leonardo, invece, fornisce i pannelli fotovoltaici (Pva) che compongono le quattro “ali” del modulo di servizio e le unità di controllo e distribuzione dell’alimentazione (Pcdu) per i moduli Esm da 1 a 6, utili al controllo e alla distribuzione di energia al veicolo spaziale.

Il cubesat made in Italy

Su Artemis 1 volerà anche il cubesat dell’Asi, Argomoon, realizzato dall’azienda torinese Argotec, l’unico satellite europeo a partire con la missione. L’obiettivo di Argomoon, un cubesat 6U con una massa di appena 15 chilogrammi, e la dimensione di una valigetta 24 ore ((20x30x10 centimetri) sarà quello di fornire immagini a conferma della corretta esecuzione delle operazioni del Sls, che non sarà in grado di comunicare con la Terra al momento del rilascio dei vari cubesat presenti a bordo. Il piccolo satellite italiano agirà in autonomia, sperimentando così tecniche di controllo di grande utilità per il futuro, anche per altre applicazioni.

(Photo Credit: NASA/Joel Kowsky)


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