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I partiti, i profughi e la lezione storica di Mattei

Riprendere come Europa le redini del rapporto con gli stati africani, sia su nuovi piani per la ricerca di materie prime, come di investimenti per produzioni, non può che diventare la prima operazione di forte soggettualità in questa fase delicata ed in forte trasformazione della storia europea e mondiale

Le polemiche di questi giorni provocate dall’arrivo in Italia di profughi e comunque di persone attratte dal benessere europeo provenienti prevalentemente dall’Africa, hanno di nuovo diviso i partiti politici. Da una parte quelle contrarie alle immigrazioni che denunciano i temi della insicurezza e disordine che si genererebbero in assenza di un qualcosa di energico che li fermi, dall’altra quelle favorevoli senza se e senza ma, che però non muovono un dito a che la si possa governare nella sicurezza e nell’interesse e dignità degli accolti.

L’unico aspetto che li unisce è ottenere la disponibilità degli europei a che giustamente si facciano anch’essi carico delle accoglienze e  degli oneri conseguenti. Ovviamente, al netto delle bandierine di parte, ci sono preoccupazioni fondate in tutte e due le posizioni, ma è imbarazzante che a nessuno venga in mente un approccio diverso rivolto agli anni futuri ed alla necessaria programmazione sul da farsi al più presto.

L’Europa è contigua allo scacchiere geopolitico assai problematico mediorentale ed africano, e l’Italia ne è la principale porta d’ingresso con il medio oriente endemicamente instabile, così come l’Africa, unica nel panorama globale, destinata ad una progressione demografica di raddoppio di popolazione. Da circa 1 miliardo e duecento milioni di persone odierne, a piu di due miliardi dei prossimi trenta anni. In un quadro così instabile e carico di incognite, ritenere di fronteggiare solo momentaneamente la vicenda è indice di inqualificabile miopia non degna dell’Italia e dell’Europa. I blocchi navali agitati per arginare la pressione migratoria, sono una grossolana sottovalutazione della potenza di richiamo attrattivo per masse di poveri disperati, così come l’accoglienza generalizzata è un azzardo pericoloso per la nostra coesione interna e nociva alla necessità di riparare il nostro declino demografico con manodopera professionalizzata e raggiungendo l’equilibrio finanziario per servizi sociali e welfare.

Per questo mi sarei aspettato che durante la tempesta nel bicchiere che ci ha coinvolto con i nostri cugini doltralpe, si aprisse già un confronto del come inaugurare  la fase inedita di un piano  cooperativo di  tra l’Unione Europea e le istituzioni africane. Avendo ascoltato il discorso del presidente Meloni in Parlamento per la fiducia che conteneva riferimenti al “piano Mattei per l’Africa”, mi sarei aspettato che nel brusco confronto con il presidente francese Macron, si potesse aprire una discussione  lungimirante per porre fortemente il tema del rapporto con i nostri vicini africani, come fece Mattei rendendo più forte l’Italia ma anche i Paesi africani. Infatti, in quell’epoca Mattei offrì condizioni remunerative di acquisto per il loro petrolio, molto più alte di quelle praticate dalle altre compagnie petrolifere occidentali che ancora erano aggrappati al retaggio del loro potere coloniale, e pattuì anche molti piani di investimento per accrescere la disponibilità di materie prime.

Riprendere oggi come Europa le redini del rapporto con gli stati africani, sia su nuovi piani di investimento per la ricerca di materie prime, come di investimenti per produzioni industriali e servizi e cooperazione nella cultura e nella formazione, non può che diventare la prima operazione di forte soggettualità del vecchio continente in questa fase delicata ed in forte trasformazione della storia europea e mondiale. Anche l’apertura di un discorso con il vasto reticolo presente nel continente nero  di missioni religiose e di volontariato in generale, e di collaborazione tra stati per sostenere piani per la formazione ai mestieri  ed ai rudimenti della cultura e lingua dei paesi di accoglienza per chi intende emigrare, in raccordo con le imprese interessate rappresenterebbe una grande opportunità.

Attualmente l’Africa e soggiogata da interessi predatori dei residui del colonialismo, come dei nuovi arrivati cinesi e russi (che secondo me non sono disinteressati a fomentare gli esodi disordinati verso la sponda europea), e sovente anche da bande armate che opprimono le popolazioni in una condizione di perenne illegalità. Un nuovo cammino cooperativo non puo allora che porre le premesse di ordine e sviluppo reciproco. Questa dunque dovrà essere l’agenda degli italiani e degli europei, che richiede fatica ed intelligenza prospettica. Dunque se il presidente del consiglio giorni fa ci ha ricordato il pensiero e l’opera di Mattei, penso che avesse in mente queste elementari verità per organizzare la politica estera, economica, delle aziende a capitale pubblico, delle istituzioni della istruzione e formazione, per un progetto innovativo con i paesi del nord Africa. Se è così allora apra una fase nuova che tolga subito spazio agli untori del razzismo, per dare coraggio all’Italia positiva che vuole uscire dal pantantano e dalla inutile quando non dannosa solidarietà pelosa.

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