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Salvini è il più insidioso tra gli avversari interni di Meloni. Scrive Cangini

In un’epoca in cui buona parte dell’interesse nazionale dipende dal gradimento internazionale, Salvini non si cura delle ripercussioni estere delle proprie uscite di politica interna. Mette in difficoltà il governo, e con esso l’Italia. Il commento di Andrea Cangini

Silvio Berlusconi la sopporta a stento, considera d’essere stato personalmente umiliato e gliel’ha giurata. Ma Silvio Berlusconi è uomo di mondo: un appeasement, con lui, è sempre possibile. Il vero problema di Giorgia Meloni è un altro e si chiama Matteo Salvini. La ricostruzione della crisi con la Francia, che ha ridotto l’Italia a fare asse con Grecia, Cipro e Malta sui migranti senza neanche la non meno “mediterranea” Spagna, lo conferma.

È stato Salvini il primo ad alzare i toni con Parigi (“l’aria è cambiata!”), e l’ha fatto proprio nel momento in cui Macron accettava di farsi carico di una quota di richiedenti asilo. Dichiarazioni esorbitanti che hanno innescato le non meno esorbitanti reazioni francesi e, a catena, quelle tedesche. Per Salvini si è trattato di un déjà-vu. Era già successo durante il primo governo Conte, quando l’allora vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno per esigenze di politica interna avviò una violenta polemica con la Francia proprio sul tema dei ricollocamenti.

Inaspettatamente, col pretesto di un passaggio a Roma per un’udienza papale, il suo omologo francese gli fece sapere che era pronto a recarsi al Viminale per siglare la pace, ma Salvini non lo volle neanche ricevere. Un atteggiamento evidentemente poco diplomatico e decisamente anti politico.

È per questo che Matteo Salvini appare oggi il più insidioso tra gli avversari interni di Giorgia Meloni: perché, in un’epoca in cui buona parte dell’interesse nazionale dipende dal gradimento internazionale, non si cura delle ripercussioni estere delle proprie uscite di politica interna e perché contende a Fratelli d’Italia lo stesso elettorato.

Mentre, dunque, naturalmente esibendo orgoglio sovranista, Giorgia Meloni dovrà necessariamente piegarsi alle regole e alle dinamiche europee, Salvini fingerà una coerenza ideologica destinata a mettere in difficoltà il governo. E con esso l’Italia.

 

 


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