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Si acceleri sulle rinnovabili. Le trivelle? Un pannicello caldo. Parla Realacci

Il presidente onorario di Legambiente: “Le trivelle non sono la morte nera, ma non garantiscono gli approvvigionamenti in tempi brevi e dunque non risolvono il problema dell’energia nel Paese. Serve un grande parco eolico nell’Adriatico”

“Le trivelle vanno bene, ed è comprensibile che in un momento come questo si pensi seriamente a come far fronte all’approvvigionamento energetico. Ma si facciano investimenti anche sulle rinnovabili. E in questo senso occorre imprimere un’accelerazione”.  Non è una presa di posizione pregiudiziale, quella di Ermete Realacci, ex parlamentare dem e presidente onorario di Legambiente sulla posizione assunta dall’Esecutivo. Il Cdm di qualche giorno fa ha dato il via libera a nuove concessioni per le estrazioni in Adriatico, anche a partire dalle nove miglia dalla costa. Operazione “benedetta” dal ministro all’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e dalla stessa premier Giorgia Meloni. Però, si sa, quando si parla di trivelle in Italia le polemiche sono in agguato. Per cui con Realacci abbiamo cercato di dare una lettura scevra da preconcetti e incardinata sui numeri.

Realacci, il ministro Pichetto ha ipotizzato che si potranno estrarre 15 miliardi di metri cubi di gas, sfruttabili nell’arco di dieci anni. Lei come la vede?

Le trivellazioni, negli anni scorsi, in alcuni casi sono state interrotte perché si tratta  di un’operazione onerosa e che fornisce poco riscontro in termini di risorse estratte e utilizzabili in breve tempo, ed è anche per questo che si è virato sull’importazione del gas russo: costava meno. Detto questo, non sono contrario alle trivellazioni. Semplicemente, in tempi come questi non bisogna abbandonare gli investimenti sulle rinnovabili.

Le rinnovabili sarebbero da affiancare alle trivellazioni, non sarebbero sostitutive. 

Ma certo. Le fonti rinnovabili hanno futuro a lungo termine e potrebbero garantire un approvvigionamento significativo. Basta pensare ai recenti investimenti fatti in questo segmento da un paese come l’Olanda, più piccolo di Sicilia e Calabria. Con meno sole dell’Italia. L’anno scorso sono stati installati tremila megawatt di fotovoltaico. In Italia meno di mille. Ma non è solo un discorso legato alla riduzione dell’impatto ambientale, ma al risultato che si ottiene.

In che termini?

I processi di trivellazione non garantiscono l’immediata distribuzione della materia prima estratta sul mercato. Al contrario, le fonti rinnovabili mettono a disposizione immediatamente ciò che “producono”.

Però il problema energetico è reale e questo è un tentativo di sopperire alla necessità di approvvigionamenti. 

Realisticamente, con questo via libera al processo di trivellazione, l’Italia potremmo aumentare, nel giro di qualche anno, le estrazioni di 3 miliardi di metri cubi di metano: ne consumiamo più di 70. Credo che immaginare una politica energetica incardinata esclusivamente sulle trivellazioni sia sbagliato.

Che ne pensa dei rigassificatori, che tanto hanno fatto discutere nei mesi scorsi?

Sono favorevole, specie a quelli mobili (dunque temporanei) tipo Piombino e Ravenna. Ma la vera svolta per l’Adriatico sarebbe costruire un grande parco eolico. Questa sarebbe, realmente, una rivoluzione per gli approvvigionamenti energetici.

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