Skip to main content

Piano coi tassi. Bankitalia tira (ancora) le orecchie alla Bce

Il governatore Ignazio Visco tiene una lectio magistralis organizzata dalla Fondazione Ugo La Malfa e ribadisce un concetto che a Francoforte non sembrano ancora aver compreso. Alzare i tassi va bene, ma se si spinge troppo sull’acceleratore allora si fanno più danni che altro. La sponda con Fabio Panetta

Non è la prima volta che Ignazio Visco tira le orecchie a Christine Lagarde. Sì, con un’inflazione al 10,7% nella zona euro non c’è davvero da starsene a girare i pollici, i tassi andavano ritoccati al rialzo per rendere il denaro un po’ più costoso e frenare l’immissione di liquidità nel mercato, spegnendo la domanda. Ma c’è modo e modo di intervenire ed è qui che il governatore di Bankitalia ha più volte invitato l’Eurotower a usare i guanti e non certo la clava come fatto dalla Federal Reserve. L’ultima ramanzina, che segue a stretto giro la stoccata di Fabio Panetta, membro del board della Bce, per il quale “un inasprimento eccessivo (dei tassi, ndr) non è consigliabile” è arrivata in occasione di una lectio magistralis tenuta alla Camera e promossa dalla Fondazione Ugo La Malfa.

Già due settimane fa, in occasione della Giornata del Risparmio, e pochi giorni dopo la nuova stretta della Bce che il 27 ottobre ha portato il tasso di riferimento al 2%, con un rialzo di 0,75 punti percentuali, il secondo consecutivo dopo la stretta di settembre e il rialzo di 50 punti base di luglio, il numero uno di Via Nazionale aveva avvisato Francoforte sulla necessità di alzare sì i tassi ma con garbo e senza strappi. Evidentemente si è resa necessaria una nuova uscita, ma sempre con il medesimo destinatario.

I tassi di interesse della Bce “sono ancora al di sotto del livello coerente con il raggiungimento del nostro obiettivo di inflazione nel medio termine e la necessità di continuare l’azione restrittiva è quindi evidente, anche se le ragioni per attuare un approccio meno aggressivo stanno guadagnando terreno”, ha messo in chiaro il governatore, il quale al pari dei suoi pari siede nel Consiglio direttivo della Bce. La preoccupazione è fondata e risponde al nome di crescita, le cui “prospettive per l’area si stanno infatti deteriorando, riflettendo la perdita di potere d’acquisto dei redditi. Va quindi trovato il giusto equilibrio tra il rischio che l’inflazione resti elevata troppo a lungo e quello che il peggioramento della situazione economica finisca per ricondurre la crescita dei prezzi nel medio periodo al di sotto dei valori coerenti con l’obiettivo”.

Insomma, va bene combattere l’inflazione ma se ha rimetterci sono gli ultimi brandelli di ripresa post pandemica, allora meglio scegliere il male minore o quanto meno togliere un po’ il piede dall’acceleratore. Visco ha poi tirato in ballo direttamente la storia, la cui esperienza “insegna che una crescita salariale in linea con la produttività, l’indipendenza e la credibilità della banca centrale e una conduzione responsabile della politica di bilancio sono i fattori necessari per preservare in tutta l’area dell’euro l’ancoraggio delle aspettative e riportare l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento”.

Comunque resta un fatto. E cioè che “sull’attuale orientamento monetario della Bce sono state avanzate osservazioni di diverso tenore. Secondo alcuni commentatori il Consiglio direttivo si starebbe ora muovendo in modo troppo aggressivo. In primo luogo, starebbe prestando eccessiva attenzione all’inflazione corrente, non tenendo in debito conto che la politica monetaria esercita i suoi effetti sull`attività economica e sui prezzi con ampi ritardi. In secondo luogo, starebbe sottovalutando la possibilità che l’inflazione si riduca più velocemente del previsto a seguito dell’indebolimento dell’attività economica”. Non è tutto. La Bce non avrebbe “pienamente valutato le conseguenze di un irrigidimento sincronizzato delle politiche monetarie a livello globale, che non ha precedenti negli ultimi decenni. In un contesto così incerto credo sia utile tenere conto di queste osservazioni”. Insomma, si poteva fare di meglio.



×

Iscriviti alla newsletter