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Un nuovo ufficio del Pentagono per competere con la crescita

Ecco il nuovo Ufficio per il capitale strategico del Pentagono per stimolare gli investimenti nella tecnologia della Difesa. Indirizzerà i capitali del settore privato verso lo sviluppo tecnologico, così da aiutare le Forze armate a mettere in campo capacità innovative più velocemente

Il Pentagono ha annunciato la creazione dell’Ufficio per il capitale strategico (Osc) con lo scopo di attirare i finanziamenti privati per la tecnologia ritenuta critica per il settore della Difesa e la sicurezza nazionale. L’Ufficio cercherà di ricorrere a prestiti, garanzie sui prestiti e altri tipi di strumenti finanziari, non solitamente di appannaggio delle Forze armate Usa, le quali si affidano soprattutto a contratti e sovvenzioni. “La missione dell’Ufficio è quella di allineare e scalare il capitale privato e sostenere gli interessi della sicurezza nazionale”, ha spiegato il direttore inaugurale dell’ufficio, Jason Rathje. Non solo, l’Osc cercherà anche di catalizzare e raccogliere l’interesse da parte di startup e venture capitalist che vogliono fare affari con il Dipartimento della Difesa. Riconoscendo di più il ruolo trainante del settore commerciale nell’innovazione. “Poiché oggi il capitale del settore privato è la risorsa di finanziamento dominante per lo sviluppo tecnologico, possiamo costruire vantaggi duraturi attraverso l’impegno con capitale fidato che si concentra su aree tecnologiche critiche per il Dipartimento della Difesa”, ha raccontato in una nota il segretario alla Difesa, Lloyd Austin.

Struttura

L’Osc non sarà operativo prima di tre mesi e avrà sede all’interno dell’ufficio tecnologico principale del Pentagono. Sarà inoltre supervisionato dallo stesso Austin e il consiglio consultivo includerà i sottosegretari alla Difesa. Come si apprende dalla nota diffusa dal Dipartimento della Difesa, “il direttore dell’Osc preparerà e fornirà le priorità di investimento sotto forma di un prospetto di investimento al [consiglio] per la revisione e la valutazione prima di sottoporlo all’approvazione del segretario alla Difesa”. L’Ufficio identificherà quindi aree tecnologiche critiche ritenute promettenti per il comparto Difesa e sicurezza che non hanno ricevuto sufficienti investimenti dal settore privato, così da attirarne di nuovi. L’Ufficio si adopererà a lavorare in modo trasversale alle politiche, alle acquisizioni e alla ricerca per aumentare la quantità di capitale disponibile per le aziende tecnologie critiche, oltre a scalare gli investimenti tra quelle organizzazioni che si focalizzano sulla scienza e la tecnologia, o orientate al commercio, aumentando il capitale a disposizione per aiutarle a raggiungere la produzione in scala. Si tratta dunque di investimenti federali che possono rivelarsi fondamentali nel sostenere le aziende nelle loro fasi iniziali. È ancora improbabile, tuttavia, che il nuovo Ufficio, che non dispone ancora di un proprio bilancio, indirizzi immediatamente i finanziamenti alle aziende. C’è da aspettarsi, invece, che trascorra il primo anno ad analizzare i settori in cui vi è una sottocapitalizzazione delle tecnologie critiche, ha dichiarato Rathje.

Scopo del nuovo ufficio

Il 17 ottobre Austin aveva incontrato il Defense innovation board, chiedendo ai suoi membri di offrire raccomandazioni su come il Pentagono potesse trarre vantaggio dagli investimenti nel settore privato in tecnologie con applicazioni utili alla sicurezza nazionale. Un precedente che evidenzia ancor di più l’impegno del Dipartimento della Difesa verso la transizione delle tecnologie dalle aziende agli utenti sul campo; spesso infatti trascorre molto tempo tra l’avvio di un programma e la sua adozione da parte di un servizio militare. Sarà “un altro strumento per garantire la nostra competitività nei confronti dei nostri concorrenti strategici come la Cina e la Russia”, ha spiegato il segretario stampa del Pentagono, Patrick Ryder. Ciò nonostante, non resta che aspettare per vedere se risolverà il problema – sollevato dal cofondatore del Gordian knot center for national security innovation, Steve Blank, sul The Wall street journal – della mancanza di fondi per acquistare su scala le nuove tecnologie che vengono sviluppate. Secondo lui, infatti, per aiutare realmente le startup si rende necessario cambiare il sistema di approvvigionamento e di bilancio del Pentagono, in modo che il denaro venga destinato all’acquisto di tecnologie innovative.

La competizione con il Dragone (e non solo)

Secondo Rathje, la Cina, come gli Usa, si sta focalizzando sulle tecnologie che ritiene rilevanti per la sicurezza nazionale. In Cina, “quasi 900 miliardi di dollari di capitale disponibile sono stati destinati ad aziende che operano in queste aree tecnologiche critiche”, ha spiegato il direttore, e “gli Stati Uniti non hanno nulla di simile”. Allo stesso tempo “i concorrenti strategici dell’America stanno lavorando per influenzare l’innovazione tecnologica statunitense a loro vantaggio”, ha analizzato il sottosegretario alla Difesa per la Ricerca e l’Ingegneria, Heidi Shyu. “L’Osc fa parte di un più ampio sforzo dell’amministrazione per ‘attirare’ il capitale privato in aree in cui i nostri sforzi possono aumentare la nostra sicurezza e prosperità futura. La nostra speranza è che l’Osc sia in grado di concludere i primi affari entro l’inizio del prossimo anno”, ha concluso il sottosegretario Shyu. Alle loro parole si uniscono quelle di Austin: “Siamo in una competizione globale per la leadership nelle tecnologie critiche e l’Ufficio per il capitale strategico ci aiuterà a vincere questa competizione e a costruire vantaggi duraturi per la sicurezza nazionale”.

Il contesto

L’iniziativa di Washington a sostegno delle tecnologie al servizio della Difesa e della competitività in confronto a Mosca e Pechino, non è però da considerarsi un fulmine a ciel sereno. Infatti, già la Nato aveva adottato a giugno, in occasione del Summit di Madrid, l’Innovation fund che insieme a Diana – l’acceleratore per l’innovazione della difesa della Nato per il Nord Atlantico – aiuterà a rimanere all’avanguardia nell’innovazione e nella tecnologia e a rafforzare gli ecosistemi di innovazione tecnologica profonda in tutto il quadro Nato. Nella stessa direzione va anche l’Unione europea, partita in ritardo, che sta lavorando a uno schema di emergenza per erogare sussidi alle industrie ad alta tecnologia tramite il fondo di sovranità europeo. Così come l’iniziativa di Leonardo che a inizio anno ha lanciato il suo nuovo acceleratore di start up, la Business innovation factory (Bif), realizzato in partnership con LVenture Group, che punta a sostenere circa dieci aziende innovative all’anno per i prossimi tre anni nel loro processo di sviluppo di soluzioni innovative per il settore aerospazio e Difesa.


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