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Non doppio Stato ma doppia lealtà. Gli anni ’70 raccontati da Gotor

Miguel Gotor al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri: “La strategia della tensione frutto della ‘doppia lealtà’ dei vertici dei Servizi”

Una lezione intitolata “Generazione Settanta. Dalla contestazione giovanile alla fine della guerra fredda” quella tenuta da Miguel Gotor, professore dell’Università di Roma Tor Vergata, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.

Per aprire la lezione, Gotor ha scelto di parlare del fenomeno dell’uso delle droghe che, negli anni Settanta, è esploso soprattutto relativamente all’eroina che ha causato un aumento delle morti da tossicodipendenza. L’anno cruciale, però, del decennio è stato il 1974, quando nel mese di maggio sono avvenuti fatti paradigmatici: la strage di Brescia di matrice neofascista, il referendum sul divorzio che è un simbolo dei diritti civili, il rapimento del magistrato Mario Sossi che ha rappresentato un salto di scala da parte delle Brigate Rosse.

Contestualizzando il proprio saggio “Generazione Settanta”, Gotor ritiene che il Novecento non si possa definire un “secolo breve”, per come lo ha interpretato lo storico marxista Eric Hobsbawm, ma sia stato invece un “secolo lungo” in cui alcuni processi come il colonialismo, l’imperialismo, l’antisemitismo, l’esperienza della Comune di Parigi hanno avuto origine negli anni Settanta dell’Ottocento tra Francia, Germania e Inghilterra e hanno condizionato l’intera storia del secolo successivo.

In particolare, ha soffermato l’attenzione sulle vicende accadute nel nostro Paese nel periodo dal 1966 al 1982. Nel 1966 emerse una cultura della solidarietà e del civismo nelle nuove generazioni in occasione dell’alluvione di Firenze con un originale protagonismo femminile. Veniva ucciso dai neofascisti lo studente socialista Walter Rossi all’Università “La Sapienza” di Roma, che apriva invece il fronte dello scontro politico nel mondo giovanile lungo le discriminanti fascismo/antifascismo e comunismo/anticomunismo. Sempre nel 1966 si svolgeva un convegno a Roma all’Hotel Parco dei Principi da parte dell’Istituto Pollio, dove, alla presenza di militari, giornalisti e attivisti politici di destra, per la prima volta veniva teorizzata la strategia della tensione. L’insieme di questi eventi stava per preannunciare anni ricchi di colpi di scena.

Gotor ha poi descritto la generazione giovanile degli anni Settanta che era caratterizzata da una capacità di autodeterminazione, di autoconsapevolezza e autorappresentazione di sé. Negli stessi anni però avvenivano vicende che studiamo ancora oggi. Si tratta di due facce della stessa luna, mentre ci soffermiamo quasi esclusivamente sugli anni di piombo, sulla violenza politica diffusa, sullo stragismo, sulla lotta armata che vide all’opera più di cento sigle che diedero vita a un vero e proprio “Partito armato”.

Di certo, in quegli anni le Brigate Rosse erano la più influente organizzazione, che non entrò in crisi dopo la morte di Aldo Moro (come viene comunemente ritenuto), ma acquisì un ruolo egemone, effettuando omicidi di tipo selettivo nel triennio successivo, il più tragico e sanguinario. Accanto al fenomeno della lotta armata si è sviluppato a partire dal 1969 lo stragismo di matrice neofascista, generato da esponenti che provenivano soprattutto dall’area del Triveneto e da Ordine Nuovo. In Italia, inoltre, ci furono anche alcuni attentati terroristici di origine internazionale collegati alla destabilizzazione dell’area medio-orientale, condizionati dalla questione energetica e da quella del traffico d’armi e provocati dal conflitto arabo-israeliano che elesse la penisola come campo di battaglia collaterale.

La seconda faccia della luna, la più bella, ci fa invece comprendere che in quegli anni si è assistito a una forte modernizzazione e civilizzazione, con una serie di riforme che forse non ha eguali nella storia del nostro Paese: statuto dei lavoratori, diritto al divorzio, diritto di famiglia, decreti delegati nella scuola, diritto all’aborto, istituzione dei Consultori, processi di democratizzazione nelle Forze di Polizia e della Magistratura, Legge Basaglia sui malati di mente, l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, per la prima – e unica – volta la differenza tra Nord e Sud è diminuita anche con la nascita di nuove sedi Universitarie come quella di Arcavacata. Tutti questi eventi degli anni Settanta hanno segnato nel male e nel bene la storia d’Italia nel secondo Novecento.

Collocando il ruolo dell’intelligence in questo importante decennio, Gotor si è soffermato su come l’opinione pubblica odierna si concentri soprattutto su due formule ricorrenti: strage di Stato e Servizi segreti deviati. Secondo il professore, si tratta di definizioni fuorvianti dalla realtà dei fatti. Infatti, l’opinione pubblica se utilizza come categoria interpretativa questi due concetti non riuscirà a comprendere quelo che è realmente accaduto negli anni Settanta e soprattutto dove risiedano le reali responsabilità della politica. Infatti se la strage è di Stato nessuno è stato e se i servizi sono deviati, non si spiega per quale ragione furono i vertici apicali a essere coinvolti dalle inchieste e in alcuni casi condannati. Infine c’è da analizzare che quasi tutti i delitti di strage di quegli anni nei primi mesi delle inchieste vennero, giustamente, indirizzati verso la pista neofascista da parte della magistratura inquirente ma successivamente si sono sistematicamente verificati dei rallentamenti giudiziari con processi che sono durati fino a quarant’anni. Queste azioni di copertura della pista nera delle stragi, spesso attraverso la proposizione di una pista anarchica sono servite a impostare, depistare e rallentare l’azione della magistratura nelle indagini e sono il segno più evidente di un conflitto tra corpi dello Stato (una parte della magistratura e una parte degli apparati di intelligence).

Gotor ha concluso sostenendo che la strategia della tensione è scaturita da una conflittualità derivante, più che dalla teoria del “doppio Stato” da quella della “doppia lealtà” dei vertici degli apparati di intelligence di quel periodo: una lealtà alla Costituzione formale, repubblicana e antifascista e una lealtà di livello superiore e sostanziale all’Alleanza Atlantica. Pertanto, una Costituzione formalmente antifascista ha convissuto con una Costituzione materialmente anticomunista e la strategia della tensione è stata la conseguenza di quando questi due aspetti sono entrati in drammatico conflitto.


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