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Chip ed export control, se l’Olanda si allinea agli Usa contro la Cina

Semiconduttori

Washington e Amsterdam starebbero per accordarsi su come estendere la portata dei controlli sulle esportazioni verso la Cina. La mossa limiterebbe la capacità cinese di produrre semiconduttori avanzati, colpendo la potenza economica (e bellica) della tecno-autocrazia dove fa più male

Esclusiva Bloomberg: i Paesi Bassi stanno pianificando una serie di controlli sulle esportazioni verso la Cina, in vigore (forse) già dal mese prossimo. Potrebbe trattarsi del tanto atteso allineamento con gli sforzi statunitensi per limitare la capacità cinese di ottenere e fabbricare semiconduttori – prodotti di rilevanza strategica e militare oltre che economica, alla base del supercalcolo, dell’intelligenza artificiale, delle armi intelligenti e – non da ultimo – dell’intero apparato di sorveglianza e repressione cinese.

Già oggi Pechino non ha accesso ai macchinari litografici (gli “stampi” per i semiconduttori) per fabbricare i chip più avanzati, grazie all’azione concertata degli alleati. Stando alle fonti della testata americana, i nuovi controlli allo studio del governo olandese mirano a bloccare la vendita di macchine per la produzione di chip a 14 nanometri – uno standard più obsoleto, ma alla base di una varietà di chip estremamente diffusi, utilizzati in elettrodomestici, auto e non solo.

La mossa colpirebbe duramente l’autonomia tecnologica e la capacità di sviluppo della Cina. L’autosufficienza tecnologica in questo campo è un obiettivo principe nella strategia quinquennale di Xi Jinping, che attribuisce all’industria dei semiconduttori un’importanza pari allo sviluppo della bomba atomica. Secondo diversi analisti, lo sviluppo dell’industria dei semiconduttori cinesi potrebbe arrestarsi senza i macchinari litografici in questione – togliendo ossigeno alle mire egemoniche del regime cinese.

Da anni gli Usa esortano gli alleati a rinsaldare il fronte comune contro la Cina. La sua stretta alle esportazioni necessita dell’apporto di Olanda e Giappone, che assieme agli statunitensi sono i principali esportatori di macchinari litografici avanzati. Se allineato, il triangolo Amsterdam-Tokyo-Washington rappresenta un vero e proprio punto di strozzatura nelle catene di produzioni globali dei microchip. Tuttavia, finora Olanda e Giappone hanno resistito alle richieste americane di estendere la portata delle restrizioni per timore del contraccolpo economico.

Le restrizioni Usa già impattano le principali aziende del settore, specie quelle statunitensi. E dal punto di vista commerciale ai Paesi Bassi non conviene perdere l’accesso al mercato cinese, che importa chip e macchinari litografici più di qualunque altro al mondo. L’Olanda è patria di Asml, leader globale del settore, per cui le entrate cinesi hanno costituito il 15% del fatturato nel 2021. E per Amsterdam, Pechino è il terzo partner commerciale per dimensione, motivo per cui il premier Mark Rutte si era rifiutato di riconsiderare la relazione con Pechino a meno che non lo avesse fatto anche il resto d’Europa.

Tuttavia gli Usa hanno una certa influenza sui Paesi Bassi, perché Asml utilizza tecnologie e componenti di produzione statunitense. A ottobre, spiega Bloomberg, i funzionari americani hanno ponderato di vietare la vendita alla Cina di apparecchiature straniere contenenti anche una minima quantità di tecnologie statunitensi. Nel mentre, i Paesi europei si sono spostati sempre più vicini alle posizioni statunitensi sul pericolo tecno-autocratico cinese e condividono sempre più le preoccupazioni in materia di sicurezza nazionale.

Risultato: anche nel Vecchio continente, le considerazioni strategiche stanno prendendo il sopravvento sulle materie economiche. Alla riunione del Consiglio commercio e tecnologia di lunedì, i funzionari statunitensi ed europei hanno discusso diffusamente di semiconduttori e controlli alle esportazioni. E Gina Raimondo, segretaria al Commercio Usa, ha spiegato che il versante microchip è una delle aree di maggior allineamento tra gli alleati.



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