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Una rete Ue di centri sui chip. La proposta dei ministri

Il Consiglio Competitività ha adottato oggi la sua posizione sulla legge europea sui semiconduttori. Tra le novità, un network nei 27 Stati membri proprio come quello lanciato sulla cybersecurity

Il Consiglio Competitività ha adottato oggi la sua posizione, il cosiddetto “orientamento generale”, sul Chips Act, il regolamento che istituisce un quadro di misure per rafforzare l’ecosistema europeo dei semiconduttori con l’obiettivo di raddoppiare la propria quota di mercato globale dal 10% ad almeno il 20% entro il 2030. Più in prospettiva, di garantire la futura sovranità tecnologica dell’Unione europea. Un’esigenza palesata dalle difficoltà di approvvigionamento causate dalla situazione geostrategica e dalle interruzioni della catena di approvvigionamento.

OBIETTIVO: INDIPENDENZA

Con questo orientamento, il Consiglio dà alla presidenza un mandato per i negoziati con il Parlamento europeo, che inizieranno non appena questo adotterà la sua posizione. “I chip sono tra le più importanti tecnologie all’avanguardia oggi esistenti, ma l’Unione europea non ha attualmente una capacità sufficiente per progettare e produrre i propri chip maturi e avanzati”, ha dichiarato Jozef Síkela, ministro dell’Industria e del commercio della Repubblica Ceca, presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea. “L’Unione europea deve ridurre la sua eccessiva dipendenza dai leader mondiali dei semiconduttori in Asia e negli Stati Uniti e, con il Chips Act, sta prendendo in mano la situazione”, ha aggiunto.

IL PIANO

Il Chips Act mobiliterà 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati, concentrandosi su tre pilastri: l’iniziativa “Chips for Europe”, che sostiene lo sviluppo di capacità tecnologiche e le relative attività di ricerca e innovazione; un nuovo quadro per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la resilienza attirando maggiori investimenti; un meccanismo per monitorare la catena di fornitura dei semiconduttori e coordinare le azioni in situazioni di crisi.

I FONDI

La proposta della Commissione prevede che, dell’importo totale, 3,3 miliardi di euro siano destinati all’iniziativa “Chips for Europe”. Il Consiglio ha chiaro che la metà, inclusi in Horizon Europe, dovrebbero essere destinati alla ricerca e all’innovazione, mentre i fondi del programma Digital Europe dovrebbero finanziare le attività di sviluppo delle capacità. C’è però un problema per il quale il Consiglio chiedeva alla Commissione, insieme agli Stati membri e al Parlamento europeo, di cercare soluzioni. Per rispettare l’accordo esistente sul Quadro finanziario pluriennale, il mandato del Consiglio non include la riassegnazione dei fondi disimpegnati da Horizon Europe, come proposto dalla Commissione. Poiché ciò comporta una riduzione di 400 milioni di euro dei finanziamenti complessivi provenienti dal programma Digital Europa, la posizione del Consiglio adottata oggi è accompagnata da una dichiarazione che chiede alla Commissione di trovare un modo per mantenere il bilancio complessivo di 3,3 miliardi di euro.

I SUGGERIMENTI DEI MINISTRI

Il Consiglio Competitività di oggi ha anche proposto alcune modifiche al Chips Act avanzato dalla Commissione. Tra questi, l’istituzione di una rete europea di centri di competenza in materia di semiconduttori, tecnologie di integrazione e progettazione di sistemi, proprio come fatto con la cybersecurity e il network di hub nazionali che fanno capo a quello di Bucarest.

LA POSIZIONE ITALIANA

Poche ore prima della riunione, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha rilasciato un’ampia intervista a Formiche.net parlando anche dei semiconduttori. Il Chips Act, ha detto, è il “primo atto importante che l’Europa prende. Qui siamo in ritardo, abbiamo lasciato che la Cina crescesse. E il rischio è quello che l’economia si fermi senza questi componenti che ormai sono la base di molti prodotti”, ha aggiunto. Per raggiunta un’autonomia strategica, ha continuato, “ci vuole una vera revisione del Patto di stabilità per consentire di realizzare una politica industriale europea che metta in campo gli stessi strumenti che recentemente ha dispiegato il presidente statunitense Joe Biden anche con l’Inflation reduction act”.

IL RITARDO EUROPEO

L’Unione europea è “al momento l’attore più in ritardo nella partita dei semiconduttori”, ha scritto Davide Tentori in un’analisi per l’Ispi. Mentre gli investimenti privati “porteranno alla creazione di poli dei semiconduttori anche in Italia, come dimostrano i recenti annunci di Intel, STMicroelectronics e Tower Semiconductor”, le risorse messe sul piatto dalla Commissione non sembrano “sufficienti rispetto a quanto Stati Uniti e Cina possono stanziare”, scrive l’esperto. Per l’Unione europea rafforzare le supply chain con gli Stati Uniti “sembrerebbe una strada obbligata, ma le imprese statunitensi non rispettano le stesse regole del gioco”, continua facendo riferimento a sussidi e aiuti di Stato forniti alle aziende americane attraverso l’Inflaction reduction act. Se ne riparlerà lunedì durante la terza riunione del Trade and Technology Council, nel tentativo di trovare un accordo che eviti un’escalation al Wto.

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