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Lo storyteller di nome Luca. Il terzo Vangelo riletto da Civiltà Cattolica

Molti i temi che il Vangelo secondo Luca approfondisce e alla luce delle nuove esegesi e della teologia neotestamentaria anche la figura di Maria di Magdala, la Maddalena, assume un ruolo ben più rilevante, come tutte le donne nella vita di Gesù. Riccardo Cristiano analizza il 23° volume della collana Accénti di La Civiltà Cattolica dedicato all’autore del terzo Vangelo

Presentando il volume dedicato all’opera e all’autore del terzo vangelo, “Luca”, di recente pubblicato nella collana Accenti da La Civiltà Cattolica, acquistabile sul sito della rivista o su Amazon, il direttore, padre Antonio Spadaro, spiega così i motivi della scelta di occuparsi segnatamente di lui: “Luca non è uno storico, ma un appassionato e colto storyteller, che fa tesoro dei racconti dei «testimoni oculari» della vicenda di Gesù; è un narratore entusiasta e l’evangelista più affascinato dallo Spirito Santo: almeno nei sinottici è quello che lo evoca più spesso. Un narratore di grande qualità, peraltro. […] Ma cosa sappiamo della persona di Luca? Era un medico di origine siriaca vissuto nel I secolo dopo Cristo e morì in tarda età, a 84 anni, in Beozia, a Tebe. Sappiamo che non ebbe né moglie né figli, e che fu molto vicino a san Paolo, anche nella sua prigionia: probabilmente l’unico rimasto vicino all’Apostolo quando tutti lo avevano lasciato. Una tradizione aggiunge che avrebbe coronato la sua testimonianza col martirio. Meno drammatico e «apocalittico» degli altri, il terzo Vangelo si distingue poi per una particolare sottolineatura della vera umanità di Gesù. Forse è soprattutto per questo tratto, oltreché per la sua qualità letteraria, che Luca ha affascinato generazioni di studiosi, intellettuali e semplici lettori, anche non credenti. Così abbiamo voluto dedicargli il 23° volume della collana Accénti”.

Il libro propone diversi spunti di grande rilievo e interesse, con il merito di risultare anche accessibili a chi non ha familiarità con la letteratura specialistica, quale quella proposta certamente è. Ne presento due, sulla mangiatoia e Maria di Magdala.

Il primo spunto di rilievo lo offre padre Roland Meynet. Le sottolineature più note a questo riguardo si riferiscono al fatto che per loro – cioè per la Sacra Famiglia- non si trovò altro alloggio e Gesù venne al mondo così. Povertà, esclusione, sono le conseguenze o i significati a tutti noti. Ma padre Roland Meynet ci induce a chiederci cosa si trovi in una mangiatoia, “normalmente”. Cibo, no? Dunque ecco il titolo del suo studio: “La nascita di Gesù: mangiare o essere mangiato?”. Il racconto ha numerosi riferimenti biblici molto importanti, ma il suo senso è chiaro: ci sono pastori che si nutrono di latte, si vestono con la lana del gregge, ma non pascolano il gregge. Ecco allora che l’annuncio ai pastori ha un senso non solo come annuncio prioritario ai poveri, non solo agli ultimi, ma anche relativi al modo in cui il vero pastore deve nutrire il suo gregge e invece sovente ne diviene predatore.

L’autore ci spiega che il testo di Luca ha una sua logica che possiamo comprendere se seguiamo l’ordine di presentazione dei personaggi. Il primo è Cesare Augusto, il re che voleva contare tutti i suoi sudditi ordinando il censimento, il motivo per cui Giuseppe e Maria, incinta, partono da Nazaret per recarsi a Betlemme, per un ordine che ignora “l’indicazione di Dio, unico vero pastore del popolo che può conoscere realmente il numero delle sue pecore”. Così Cesare Augusto è seguito nella citazione dal suo rappresentante nella regione, Quirinio. Il peccato di Cesare Augusto è grave ma non nuovo, l’autore lo sa e lo spiega, ma noi dobbiamo procedere, non è la ricostruzione biblica che qui possiamo affrontare. Saltiamo all’annuncio ai pastori da parte dell’angelo: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Padre Maynet commenta così: “Questo Salvatore, grande gioia per tutto il popolo, sarà dunque il pastore d’Israele; ma lo sarà anche di tutti gli uomini, rappresentati in qualche modo fin dall’inizio dal loro imperatore Cesare Augusto. È quello che dirà chiaramente l’angelo del Signore: Sulla terra pace agli uomini che egli ama. Egli sarà il pastore dell’universo secondo il cuore di Dio, colui che ama il suo popolo. Invece di divorare le sue pecore come i cattivi pastori, le nutrirà”.

Dunque “nella mangiatoia di Betlemme – nome che significa «casa del pane»! – il cibo offerto ai pastori e alle greggi, di cui essi sono le primizie, il cibo presentato agli uomini che Dio ama non è altro che il pastore stesso”. Questo tema, ci spiega questo articolo, sarà molto presente nel Vangelo secondo Giovanni, dove Gesù dice di se stesso: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore». Siamo quasi arrivati al punto.

L’autore, ricostruendo la controversia al riguardo, dà la sua spiegazione della scelta dei pastori come i primi ai quali viene annunciato il Salvatore: “Nella logica del racconto lucano, nella logica divina, i primi invitati alla mangiatoia non potevano essere che i pastori. Essi sono completamente l’opposto di colui che si presentava come il pastore dell’universo, Cesare Augusto, e del suo rappresentante nella regione, Quirinio. Secondo la logica evangelica, i primi sono gli ultimi e gli ultimi sono i primi. Augusto è il primo personaggio dell’impero, i pastori sono gli ultimi tra gli ultimi. Disprezzati dagli uomini, essi sono assimilati agli animali con i quali vivono; non hanno personalità giuridica, perché non sono ammessi a testimoniare davanti ai tribunali”. Qui arriva l’altra osservazione: “Il primo peccato fu mangiare, prendere per mangiare, voler «conoscere» l’altro per poter meglio assimilarlo. La radice di questo peccato fu non fidarsi della parola dell’Altro”. Non siamo molti distanti dal peccato del censimento, cioè voler sapere i numeri della popolazione per sfruttarla meglio e quindi mangiare le pecore. “Perciò il peccato originale poteva essere riscattato solo con il suo contrario, da colui che darà da mangiare il suo corpo, rivolgendo la sua parola agli uomini perché se ne cibino”.

E qui entrano in scena le donne, le discepole di Gesù. Ne parla già all’inizio del volume padre Corrado Marucci, sottolineando l’attenzione di Luca per la vera umanità di Gesù, che prega moltissimo e solo un uomo può pregare Dio. Questa umanità si accavalla all’attenzione data al suo amore per i poveri: “Le donne possono essere inserite in questa classe di persone per la condizione di inferiorità sociale e umana comune nell’antichità, anche in Israele. Secondo non pochi esegeti il passo Lc 8,1-3 porterebbe a ipotizzare una specie di «collegio» di discepole al seguito di Gesù, analogo a quello dei Dodici, la cui figura centrale sarebbe Maria di Magdala”, spesso chiamata la Maddalena. Figura decisiva per l’annuncio della resurrezione, è lei infatti la prima persona a cui Gesù si mostra risorto. E qui diviene molto rilevante quanto scrive padre Marc Rostoin: “Luca è l’unico evangelista che presenta le donne come testimoni oculari credibili dell’insieme della vita di Gesù, dalla Galilea fino a Gerusalemme. Egli sottolinea il loro numero e mette in rilievo il fatto che esse seguivano Gesù”.

Le donne erano state esorcizzate da Gesù e lo seguono da Nazaret fino alla fine. Non è così per gli apostoli, assenti nell’infanzia, a Nazaret. Cosa distingue le discepole dai discepoli? “Sembra dunque che i dodici discepoli siano venuti da lui non per essere innanzitutto guariti o esorcizzati, ma per altri motivi. Ad attirarli è stata la sua parola, più che il suo potere di guarigione; la speranza messianica, piuttosto che un desiderio di essere liberati dai demoni. Ma in questo desiderio c’è certamente un forte elemento di affettività, e occorre stare attenti a non etichettarlo troppo rapidamente o a contrapporre le due motivazioni. Non si tratta di contrapporre i discepoli uomini alle discepole donne, ma semplicemente di notare che gli apostoli, futuri testimoni della risurrezione, non avevano sperimentato la potenza di Dio che agisce attraverso Gesù nei loro corpi, a differenza delle donne menzionate. Luca sembra sottintendere che le guarigioni fisiche hanno una dimensione di ordine psicologico o demoniaco. Affermare che, nel caso delle donne, e quindi di Maria Maddalena, si tratta del «corpo», di guarigioni di natura fisica, non significa contrapporre «corpo» e «spirito» o sottintendere che l’esorcismo non coinvolgerebbe lo spirito o l’anima. E viceversa. Le cose sono intrecciate, soprattutto in Luca. Non sembra quindi irrilevante il fatto che queste donne volessero prendersi cura del corpo di Gesù. Al di là del fatto che, culturalmente, spettava alle donne compiere riti funebri e prendersi cura dei corpi, sembra logico pensare che queste donne, guarite nel loro corpo e nel loro spirito, avessero un attaccamento più forte al corpo stesso di Gesù”.

L’eccezionalità di Maria di Magdala è l’eccezionalità della sua guarigione, che viene spiegata da Luca: lei era posseduta da sette demoni. Liberarla è impresa di valore eccezionale: “È possibile vincere perfino i sette demoni e Gesù lo ha fatto almeno nel caso di una persona, una donna: Maria di Magdala”. La realtà dunque è quella di una donna che segue Gesù dall’inizio alla fine, ed è bellissima la conclusione cui giunge l’autore di questo saggio: “Dopo aver subìto il peso dei sette demoni ed essere stata liberata, Maria di Magdala non viene screditata da questa informazione data sulla sua persona, come sottolineano alcuni commentatori che intendono evidenziare la presunta misoginia di Luca, ma diventa, al contrario, più credibile. Maria si inscrive nella lotta ingaggiata da Dio contro Satana e di cui Gesù è stato la punta di diamante. Ristabilita nella sua integrità umana, guarita «corpo e anima», come dice l’espressione comune, ella è una parziale anticipazione della liberazione totale di cui beneficerà Gesù e che, a sua volta, anticipa la liberazione dell’umanità. La dimensione escatologica e apocalittica della lotta contro Satana attraversa l’intero Vangelo di Luca: i ripetuti scontri di un personaggio come Maria Maddalena con i demoni non possono essere semplicemente aneddotici. Neppure il fatto che l’unica informazione fornita su di lei si riferisca al suo stato di posseduta liberata. Maria di Magdala incarna un’umanità liberata”.

Maria di Magdala, la Maddalena che la vecchia misoginia raffigurò per secoli come “una poco di buono”, emerge dalle nuove esegesi e teologia neotestamentarie come la vera evangelista, avendo annunciato lei agli apostoli la Buona Novella. Il ruolo delle donne nella vita di Gesù rimane uno degli argomenti più affascinanti e rivoluzionari per i tempi in cui egli visse e per molti secoli successivi.


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