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Così l’Italia pensa all’Africa

Italia e Africa hanno spazi di cooperazione profonda, spiega il ministro Tajani al convegno di Confindustria. Connettività e infrastrutture sono le parole chiave che secondo Salzano (Simest) dovrebbero guidare “il percorso di investimenti sostenibili e politiche regionali”

In un contesto di riorganizzazione delle catene del valore su scala globale, risulta sempre più strategico il ruolo svolto dalla regione del Mediterraneo e dell’Africa, ha spiegato Pasquale Salzano, presidente di Simest (Gruppo Cdp) all’Assemblea pubblica di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, che per l’occasione ha organizzato a Roma il convegno “Il ritmo dell’Africa e la strategia del Medio Oriente”. “Infrastrutture e connettività sono parole chiave che dovrebbero guidare il percorso di investimenti sostenibili e di politiche regionali, a partire dalla cooperazione nel settore energetico. Simest e l’intero Gruppo Cdp sono già a lavoro in questa direzione, promuovendo l’internazionalizzazione delle imprese italiane e la transizione digitale e verde per cogliere a pieno il potenziale della regione”, ha aggiunto l’ex ambasciatore italiano.

Il ruolo dell’Africa sta acquisendo costantemente valore nella programmazione strategica di Paesi come l’Italia, trainata anche dal crescere evidente delle potenzialità futuribili del continente — ormai diventato per questo anche un terreno di competizione tra potenze. L’Unione europea è già molto avanti nel ragionare su forme di cooperazione per lo sviluppo, molte delle quali inserite nelle progettazioni del Global Gateway. Cina e Russia sono competitor da gestire, mentre — come dimostra il summit in corso in questi giorni alla Casa Bianca — anche gli Stati Uniti hanno riscoperto un interesse africano che vada oltre alle mere attività di sicurezza. Come d’altronde ha spiegato Salzano.

“Guardando all’Africa non dobbiamo pensare soltanto all’immigrazione ma anche a una strategia politica, perché la stabilità del Continente è fondamentale come lo è la sua crescita”, per questo come Italia “non guardiamo all’Africa con un’ottica predatoria o colonialista” ma con l’obiettivo di portare avanti “una strategia italiana, con un piano Mattei, ed europea, con cui dovrebbe esserci un grande Piano Marshall”, ha aggiunto il ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo allo stesso convegno. “Siamo convinti che la stabilità dell’Africa sia cruciale come la soluzione a monte dei problemi di un continente che avrà tra 2,5 e 3 miliardi di abitanti nel 2050″ per questo, ha sottolineato Tajani, “serve un progetto a breve, medio e lungo termine” nel quale l’Italia ha le carte in regole per essere protagonista.

La visione del titolare della Farnesina è assolutamente in linea con gli annunci fatti dal governo Meloni in queste sue prima settimane di attività, in cui la proiezione in Africa è stata considerata come priorità in politica estera.

“Ci sarà concorrenza anche in ambito europeo, noi non ci tireremo indietro, non la temiamo e abbiamo tutte le carte in regola per essere protagonisti nel continente africano”, ha spiegato il ministro. “Meglio lavorare come europei perché c’è più disponibilità di finanziamenti, ci si deve sempre coordinare perché la questione dei rapporti è fondamentale per tutti. La Francia ha un rapporto molto consolidato in Africa, ma l’Italia ha la capacità di sapersi rapportare agli altri con atteggiamento un po’ più flessibile. L’italiano è ben visto ovunque vada per l’atteggiamento che ha”, ha continuato, ricordando a riprova delle sue parole la grande partecipazione di delegazioni africane e mediterranee ai Med Dialogues svoltisi all’inizio del mese a Roma.

Per riuscire ad affrontare le sfide poste dal Continente africano dal punto di vista imprenditoriale “bisogna fare sistema e farlo con forza, avere uno strumento assicurativo che sostenga le aziende italiane che vanno in questi Paesi” e puntare sulla “vocazione estera” delle imprese italiane, “stiamo lavorando molto bene anche con le istituzioni ma bisogna fare di più, credo che l’Africa sia un Continente inespresso che sta sbocciando in questo momento, dobbiamo avere la forza di riuscire ad andare lì”, ha detto la vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione Barbara Beltrame. “L’Africa, il Mediterraneo e il vicino Medio Oriente — ha sottolineato — rappresentano un bacino di interesse naturale e fondamentale per il nostro sistema imprenditoriale, una macroarea di sviluppo per politiche di investimento, relazioni commerciali, l’internazionalizzazione. La vocazione estera delle imprese italiane è il cardine della nostra economia, ed assume una valenza strategica in questa fase di incertezze globali”.

L’Africa è il Continente con il maggior potenziale di crescita al mondo e quando entrerà sempre più nelle catene di valore sarà in grado di condizionare fortemente lo sviluppo delle economie globali, ma “l’Italia deve recuperare prima di tutto la presenza e la competitività nei mercati storici, strategici per la nostra economia, come ad esempio la Libia, in cui si gioca la stabilità di tutte le economie mediterranee e la centralità dello sviluppo delle nostre imprese anche verso l’area subsahariana”, ha aggiunto il presidente di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, Massimo Dal Checco, aprendo i lavori dell’assemblea pubblica della rappresentanza confindustriale. “Ci sono ampi spazi per l’azione delle imprese italiane in Africa subsahariana” sia le pmi che le grandi aziende, ha spiegato Dal Checco parlando di “un obiettivo unico e condiviso da tutti, rafforzare il ruolo delle imprese italiane in questi territori”. E l’Italia “deve giocare un ruolo da protagonista agendo su più livelli anche attraverso a una maggiore attenzione al partenariato Europa-Africa”.

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