Un sistema per il combattimento aereo di nuova generazione dotato di soluzioni tecnologiche all’avanguardia e integrato nel multi-dominio. È il cuore dell’accordo per lo sviluppo comune del programma di combattimento aereo globale (Gcap), noto come Tempest, stretto dai governi di Roma, Londra e Tokyo
Un sistema aereo di combattimento di nuova generazione pronto per il 2035, “una pietra miliare della sicurezza globale, della stabilità e della prosperità”. È l’obiettivo presentato con l’intesa sottoscritta dai governi di Italia, Regno Unito e Giappone per sviluppare un caccia congiunto all’avanguardia attraverso il programma Global combat air programme (Gcap), comunemente noto come Tempest. I capi del governo dei tre Paesi hanno infatti sottolineato in una nota comune il loro impegno a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, a difesa della democrazia, per cui è necessario istituire “forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile”. Grazie al progetto, Roma, Londra e Tokyo puntano ad accelerare le proprie capacità militari avanzate e il vantaggio tecnologico.
Il Tempest
Il progetto del Tempest prevede lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo integrato, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso, provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione, al sostegno al combattimento, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al Tempest di essere fin dalla sua concezione progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.
I legami italo-britannici
Italia e Regno Unito collaborano da tempo al progetto Tempest, e già allo scorso Farnborough international airshow di luglio Londra e Roma avevano stratto un accordo di collaborazione per individuare potenziali aree di cooperazione tra le rispettive aziende nazionali con aree condivise di collaborazione effettuando analisi congiunte su attività di reciproco interesse. Questa partnership si concentrerà in particolare sull’applicazione delle metodologie di progettazione Model based system engineering (Mbse) e sullo sviluppo congiunto di tecnologie abilitanti per la sovranità nazionale del futuro sistema.
L’avvicinamento del Giappone
Per canto suo, il Paese del Sol levante si era dichiarato interessato già a margine del vertice Nato di Madrid, dove il primo ministro nipponico Fumio Kishida aveva ribadito come Tokyo fosse decisa a rafforzare significativamente i propri legami con i partner occidentali. Londra e Tokyo avevano poi dichiarato le rispettive intenzioni di fondere insieme i rispettivi programmi per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione, il Tempest per i britannici e l’F-X per i nipponici. Ad aprile, anche l’allora ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, si era incontrato con il suo omologo giapponese, Nobuo Kishi, per discutere di una possibile collaborazione industriale sui velivoli di sesta generazione. A ottobre, poi, il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana, generale Luca Goretti, era andato in visita nella capitale giapponese dove aveva discusso con il suo omologo della Koku-jieitai, la forza di auto-difesa aerea giapponese (Jasdf), generale Shunji Izutsu, e con il ministro della Difesa, Yasukazu Hamada, della possibilità di collaborare sullo sviluppo del dominio aerospaziale anche grazie alla collaborazione sul Tempest.
Convergenze internazionali
La crescita del consorzio legato al Tempest rappresenta una vera e propria internazionalizzazione del programma, che non sarebbe più solo europeo. Un cambio di paradigma che lascia trasparire come, per il futuro, sarà necessaria una partecipazione più ampia delle industrie della Difesa internazionali se si vuole mantenere quel vantaggio tecnologico nei confronti dei possibili avversari. Un mutamento che ricomprende anche il modo in cui vengono attuati questi progetti all’avanguardia, dove al di là della partecipazione dei governi dei singoli Stati, si guarda con più attenzione alle capacità che ciascuna azienda può fornire in termini di soluzioni e tecnologie.
Il ruolo delle industrie italiane
Il risultato è importante anche per la partecipazione delle industrie del nostro Paese al programma. Leonardo, Avio Aero, Elettronica, MBDA Italia e l’intera filiera della Difesa nazionale sono infatti coinvolte da protagoniste al progetto, un programma che coinvolgerà anche università, centri di ricerca e Pmi nazionali. Nel dettaglio, Leonardo, BAE Systems e Mitsubishi Heavy Industries collaboreranno allo sviluppo delle tecnologie per la piattaforma aerea di sesta generazione.
Un volano per lo sviluppo
“Siamo di fronte a uno dei programmi più sfidanti e avveniristici per l’industria dell’aerospazio e difesa che garantirà l’autonomia tecnologica dei Paesi coinvolti e fornirà alle Forze Armate prestazioni e capacità operative senza precedenti”, ha commentato la decisione l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, sottolineando come il Gcap agirà “da volano di sviluppo per l’industria nazionale nei decenni a venire”. Inoltre, secondo il direttore generale del gruppo di Monte Grappa, Valerio Cioffi, le industrie italiane “potranno consolidare la propria leadership in ottica di collaborazione nel contesto europeo e in quello internazionale. Il programma genererà benefici tecnologici, economici e sociali a lungo termine per i tre Paesi”.
Cooperazione trans-nazionale
Per il ceo di MBDA Italia ed executive sales and business development director di MBDA, Lorenzo Mariani “il programma ci traghetterà nel futuro della Difesa per offrire al mercato nuove prestazioni all’avanguardia”, con il gruppo europeo che offrirà non solo le proprie competenze e know-how tecnico, ma anche la propria capacità di cooperare a livello trans-nazionale, con questo che consentirà di mettere “a fattor comune il meglio di ognuna delle componenti della nostra azienda e delle altre aziende nazionali coinvolte nel programma”.
Sistemistica all’avanguardia
Fondamentali saranno anche le capacità del Tempest di agire nello spettro elettromagnetico e nel campo della guerra elettronica. “Il programma Gcap è destinato a rivoluzionare le capacità tecnologiche delle industrie, il futuro della difesa elettronica in Europa e il modo in cui finora si è operato negli scenari operativi militari” ha infatti sottolineato il presidente e ceo di Elettronica, Enzo Benigni, che ha ricordato come sul progetto “saranno valorizzate le capacità di interoperabilità, la connettività di rete, la superiorità delle informazioni”, con l’azienda che collaborerà al programma sul dominio Integrated sensing and non kinetic effects & Integrated communication system (Isanke & Ics).
Sinergia anche sul sistema di propulsione
A esprimersi invece sulla propulsione e potenza è stato l’amministratore delegato di Avio Aero, Riccardo Procacci. “Avio Aero lavora con il nostro ministero della Difesa, con le altre industrie italiane e con i nostri partners nel Regno Unito e in Giappone per sviluppare la più avanzata tecnologia per il futuro sistema di propulsione e potenza”, ha raccontato il ceo. La piattaforma Tempest rappresenta quindi un importante rafforzamento della collaborazione “con i nostri partner internazionali e con la nostra rete nazionale tecnologica e industriale”, ha sottolineato ancora Procacci.