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Dov’è la democrazia parlamentare? Il commento di Cangini

Vedremo con il nuovo anno se Giorgia Meloni vorrà fare tesoro del caos di questi giorni mettendo mano alle regole di approvazione della legge di Bilancio e più in generale riconoscendo al Parlamento la funzione costituzionale che le è propria. Il commento di Andrea Cangini

È vero: inadeguatezze, conflitti e ritardi stavolta hanno segnato un livello record. Ma sarebbe intellettualmente disonesto sostenere che prima del governo Meloni le cose andassero bene. Le leggi di bilancio, fino a tre anni fa dette leggi finanziarie, sono state quasi sempre approvate nel caos. E quando, durante la Prima Repubblica, la politica era più professionale, per ben 33 volte si dovette ricorrere all’esercizio provvisorio. Ma allora c’era la lira. Oggi, con l’euro, l’Europa e la globalizzazione, lo sforamento dei tempi di approvazione della manovra economica avrebbe pesanti ripercussioni in termini di sfiducia dei mercati, impennata dello spread e fuga degli investitori internazionali. Il rischio, comunque, pare scongiurato.

Resta il più ampio problema del ruolo del Parlamento. Problema denunciato con vigore da Giorgia Meloni quando era leader dell’opposizione (“Di grazia, posso chiedervi dov’è la democrazia parlamentare nel momento in cui il Parlamento non può discutere la legge di bilancio?”, scandì provocatoriamente nell’aula della Camera due anni fa) ma non certo risolto oggi che è presidente del Consiglio. E allora, dov’è la democrazia parlamentare?

Ovunque sia, non se la passa bene. Il Berlusconi VI è stato ultimo governo durante il quale le proposte di legge ordinaria approvate sono state più numerose dei decreti legge. Da quel momento in poi, i governi hanno regolarmente usurpato ai parlamenti la funzione legislativa attraverso il sistematico, e sistematicamente forzato, ricorso alla decretazione d’urgenza. Cui, spesso, si aggiunge il non meno forzato ricorso alla questione di fiducia. Mettendo insieme i dati degli ultimi sei governi (Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi) risulta che più di una legge su quattro (il 31% circa) è stata approvata con voto di fiducia. Le Camere sono state così espropriate dei propri poteri costituzionali. E il sistematico ricorso, in palese violazione dell’articolo 72 della Costituzione, ai maxiemendamenti non ha fatto altro che peggiorare la situazione.

Questa, dunque, la situazione. Vedremo con il nuovo anno se Giorgia Meloni vorrà fare tesoro del caos di questi giorni mettendo mano alle regole di approvazione della legge di bilancio e più in generale riconoscendo al Parlamento la funzione costituzionale che le è propria.


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