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Disuguaglianze, lavoro e guerra. Il riconoscimento di Mattarella al governo

Il capo dello Stato:  Il fatto il premier, Giorgia Meloni sia una donna assume un “grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà

Il faro è sempre la Costituzione. L’impegno comune è quello a “rimuovere le disuguaglianze”. L’ottavo discorso di Sergio Mattarella in occasione dell’ultimo giorno dell’anno è un tributo al senso più profondo della Repubblica. Il riconoscimento al governo e il fatto il premier, Giorgia Meloni sia una donna assume un “grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà”. Oltre al fatto che il nuovo esecutivo abbia ottenuto “un chiaro risultato elettorale”. Questo porta Mattarella a trarre una conclusione non scontata: “La nostra democrazia si è dimostrata, ancora una volta, una democrazia matura, compiuta, anche per questa esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare e governare un grande Paese”.

Tanti, chiaramente, i riferimenti al conflitto in Ucraina. “Se questo è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze”.  La risposta dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente, prosegue il capo dello Stato,  è stata “un pieno sostegno al Paese aggredito e al popolo ucraino, il quale con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti”.

Significativo anche il riferimento alla recrudescenza della pandemia. “Abbiamo compreso – così Mattarella – che la scienza, le istituzioni civili, la solidarietà concreta sono risorse preziose di una comunità, e tanto più sono efficaci quanto più sono capaci di integrarsi, di sostenersi a vicenda. Quanto più producono fiducia e responsabilità nelle persone”. Di qui l’impegno a “operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive”.

La preoccupazione per ciò che sta accadendo in Iran emerge lampante dalle parole del Capo dello Stato e l’auspicio è si possa trovare anche in quel caso una via per la pace che rifiuti “l’oscurantismo”. Tornando in Italia, l’ultimo riferimento è, oggi più che mai, alle difficoltà che migliaia di italiani si trovano a vivere nella quotidianità. “L’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno – chiosa Mattarella – La carenza di lavoro sottrae diritti e dignità: ancora troppo alto è il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà”.

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