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Ecomafia 2022, storie e numeri della criminalità ambientale in Italia

rifiuti, infrastrutture

A raccontare dati e storie il Report Ecomafia 2022, realizzato come ogni anno da Legambiente ed edito da Edizioni Ambiente. “Il quadro che emerge dal rapporto continua ad essere preoccupante” ha detto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente

In Italia le ecomafie continuano ad affondare le loro radici nell’ambiente e nel 2021 i reati contro il nostro patrimonio naturale non scendono sotto il muro dei 30 mila (30.590), una media di quasi 84 illeciti al giorno. Un dato preoccupante che continua a restare alto, nonostante una leggera flessione rispetto all’anno precedente (-12%), mentre crescono gli arresti toccando quota 368 (+12%). Inoltre, sono quasi 60 mila gli illeciti amministrativi che, sommati ai reati ambientali, fotografano un Paese dove ogni ora vengono accertate circa 10 violazioni di norme ambientali. Ad agevolare, per così dire, questa ondata di reati lo strumento della corruzione: 115 le inchieste nell’ultimo anno, con 664 persone arrestate e 199 sequestri. E ancora, 21 Comuni sciolti per mafia tra il 2021 e il 2022, cui vanno aggiunti gli ultimi in ordine di arrivo, Anzio e Nettuno in provincia di Roma. Tutto questo ha fruttato agli eco mafiosi un fatturato di 8 miliardi e 800 milioni di euro.

A raccontare dati e storie il Report Ecomafia 2022, realizzato come ogni anno da Legambiente ed edito da Edizioni Ambiente.

“Il quadro che emerge dal rapporto continua ad essere preoccupante – ha detto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente –. È fondamentale non abbassare la guardia nei confronti degli eco criminali, ora più che mai, visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del Pnrr. Per questo oggi presentiamo alcune proposte di modifica normativa, convinti che quel percorso di civiltà, iniziato con la legge sugli ecoreati, proseguito quest’anno con l’introduzione della tutela dell’ambiente tra i principi della nostra Costituzione e con l’inserimento dei delitti contro il patrimonio culturale, possa proseguire anche in questa legislatura”.

Le proposte presentate da Legambiente e sulle quali vengono chieste risposte concrete da parte del Governo Meloni, anche in vista della prossima direttiva europea sui crimini ambientali, riguardano la costituzione, come nelle ultime legislature, della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti (la cosiddetta “Commissione Ecomafia”); l’inserimento  dei delitti contro l’ambiente previsti dal Codice Penale (Titolo VI-bis) e del delitto di incendio boschivo tra quelli per cui non scatta la tagliala della improcedibilità; l’approvazione del disegno di legge contro le agromafie; l’introduzione nel codice penale dei delitti contro gli animali; l’emanazione dei decreti attuativi della legge 132 del 2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.

Per quanto riguarda i settori illegali, quello del cemento guida la classifica con quasi 9 mila 500 reati (31% del totale), seguito da quello dei rifiuti (8.573) che registra anche il maggior numero di arresti, ben 287 (+26% rispetto al 2020) e di sequestri (3.745, con un +15%) e dai reati contro la fauna, 6.215. C’è stato anche un forte aumento degli illeciti contro il patrimonio boschivo (5 mila 400 circa i reati tra incendi colposi, dolosi e generici, con una superficie colpita dalle fiamme di quasi 160 mila ettari, +155% rispetto al 2020) e quelli contro il patrimonio culturale con l’aumento dei furti di opere d’arte (603, +20,4%).

Sono state 38 le inchieste contro il traffico illecito di rifiuti monitorate da Legambiente nel 2021, con 2 milioni 300 mila tonnellate di rifiuti sequestrate. Da segnalare, ancora, gli oltre 640 mila controlli eseguiti nel settore agroalimentare e l’aggiungersi di nuovi interessi delle ecomafie per il traffico illecito degli oli vegetali esausti. Il Conoe, il consorzio che si occupa della raccolta e del trattamento di questi oli, stima che ben 15 mila tonnellate l’anno sfuggano alla raccolta e al trattamento.

Campania, Puglia, Calabria e Sicilia sono le regioni che subiscono il maggiore impatto di eco criminalità e corruzione. In queste quattro regioni si concentra il 44% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, oltre il 33% degli illeciti amministrativi e oltre il 51% delle inchieste per corruzione ambientale. Tra le regioni del Nord, la Lombardia si conferma quella con maggior numero di illeciti ambientali (1.821 reati, pari al 6% del totale nazionale e 33 arresti). Crescono i reati accertati in Liguria (1.228). A livello provinciale, Roma, con 1.196 illeciti scalza dal primo posto Napoli (1.058), che viene superata, anche se di poco, anche da quella di Cosenza (1.060).

A fronte di questo quadro complessivo, nel 2021 le forze dell’ordine sono intervenute 878 volte con l’applicazione della legge sui delitti contro l’ambiente, la n. 68 del 2015, ponendo sotto sequestro 292 beni per un valore complessivo di oltre 227 milioni di euro. Il delitto in assoluto più contestato è quello di inquinamento ambientale, con 445 procedimenti penali, ma il maggior numero di arresti è scattato per l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, con 497 provvedimenti.

Tra i “focus” del Rapporto segnaliamo “Ecomafia senza confini”, a cura dell’Ufficio antifrode dell’Agenzia delle dogane: solo nei primi mesi del 2021, i quantitativi di rifiuti sequestrati sono il doppio dell’intero 2019 e riguardano soprattutto materiale plastico e rifiuti elettrici ed elettronici, destinati per la maggior parte alla Turchia e alla Malesia. “Ecomafia in Comune” tiguarda un’ampia gamma degli intrecci con gli interessi diretti con i boss mafiosi, a partire dalle mancate demolizioni di immobili abusivi fino all’aggiudicazione di appalti per attività varie. Altro focus, “Il processo di transizione ecologica e i possibili fattori di rischio”, a cura del Comando Carabinieri per la tutela ambientale e la transizione ecologica.

“In Europa si discute di una nuova direttiva sui crimini ambientali per inasprire le sanzioni e rendere efficace l’attività di prevenzione e repressione – ha spiegato Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità – L’Italia, al riguardo, ha maturato importanti competenze, a partire dalle inchieste sui traffici illegali dei rifiuti, ma sconta ancora ritardi per quanto riguarda la lotta all’abusivismo edilizio. I reati del ciclo del cemento sono una vera e propria piaga su cui occorre puntare i riflettori, sia per scongiurare nuove ipotesi di sanatorie sia per rilanciare una stagione di demolizioni”.



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