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Energia e economia circolare alle giornate di Trevi. Tutti i numeri

plastica

Storicamente privo di materie prime, il nostro Paese ha dovuto imparare a riutilizzare i materiali per una reale esigenza economica e competitiva, prima ancora che per sostenibilità ambientale. Primato costruito anche grazie a una normativa all’avanguardia sui consorzi nazionali di raccolta e riciclo, alla loro gestione virtuosa, a imprese green e innovative, alla collaborazione tra buona amministrazione e cittadini

Il Patrimonio dell’Italia alla prova delle sfide del nostro tempo: decarbonizzazione, riduzione dei rifiuti e riuso dei materiali, mobilità a basse emissioni, buona economia. Sono questi i temi che hanno animato le “Giornate dell’Energia e dell’Economia Circolare” di Trevi, promosse dall’Associazione Nazionale per il Clima Globe Italia, dal World Energy Council Italia e Luiss School of Government, in collaborazione con l’Associazione Italiana dei Collaboratori Parlamentari (Aicp), la Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche (Fast) e dall’Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).

“Da sei anni organizziamo, nel cuore verde dell’Italia, ha detto Matteo Favero, presidente di Globe Italia, questi momenti di approfondimento su temi di importanza strategia per il futuro del pianeta mettendo insieme le esperienze di imprese, cittadini, esperti e stakeholder per lanciare un sasso nello stagno, un messaggio, ancor più valido in un momento come quello che stiamo vivendo oggi: la sostenibilità è un pivot importante per abbassare i costi energetici, favorire l’innovazione e il lavoro, affrontare le sfide che abbiamo davanti, prima fra tutte quella della ricerca della pace”.

Nella sessione dedicata all’economia circolare è stato ricordato il primato dell’Italia in Europa: storicamente privo di materie prime, il nostro Paese ha dovuto imparare a riutilizzare i materiali per una reale esigenza economica e competitiva, prima ancora che per sostenibilità ambientale. Primato costruito anche grazie a una normativa all’avanguardia sui consorzi nazionali di raccolta e riciclo, alla loro gestione virtuosa, a imprese green e innovative, alla collaborazione tra buona amministrazione e cittadini. Perché riciclare conviene a tutti: fa risparmiare, riduce il consumo di materie prime e l’uso dell’energia, abbassa le emissioni di gas serra e aiuta l’ambiente in cui viviamo. “Il segreto di questa storia di successo made in Italy è anche nel modo in cui vengono progettati i prodotti per durare, per essere riparati, con parti e materiali facilmente separabili e riutilizzabili una volta arrivati a fine vita”.

Sono stati ricordati anche alcuni numeri che supportano questo primato. Nel 2021 il riciclo e il recupero dei rifiuti di imballaggi ha portato oltre un miliardo e mezzo di euro in benefici ambientali. Il valore economico della materia recuperata grazie al riciclo gestito dal Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, è di 614 milioni di euro. Quello dell’energia prodotta avviando gli imballaggi non riciclabili a recupero energetico è pari a 10 milioni di euro.

L’indotto generato dalla filiera ammonta a 625 milioni. A questo va aggiunto il valore economico di 276 milioni di euro della CO2 non emessa grazie al riciclo (4,7 milioni di tonnellate di CO2 equivalente). Per quanto riguarda il risparmio energetico, è stato evitato il consumo di quasi 26 terawattora di energia primaria, equivalente al consumo di elettricità per uso domestico di circa 7 milioni di famiglie italiane in un anno.

“La sostenibilità deve diventare un concetto organico, economico, ambientale e sociale – ha affermato Marco Magheri, presidente di Wec Italia. In questo momento la crisi che stiamo vivendo sulla sicurezza energetica ci dice che non esiste un vero modello di transizione. Abbiamo bisogno delle infrastrutture e di cambiamento di paradigma negli approvvigionamenti energetici per la costruzione di un percorso verso la transizione energetica che deve includere di più il Mediterraneo e l’Africa”.

A fare il punto su una transizione ecologica che deve necessariamente coinvolgere tutti gli attori e, nel nostro piccolo, l’Europa tutta (a parte lo scivolone della Commissione sul regolamento degli imballaggi presentato lo scorso 30 novembre), ci ha pensato Alessandro Bratti, vice presidente dell’Agenzia europea dell’ambiente. Il “Patto Verde” (Green Deal) ha come obiettivo rendere l’Europa “climate-neutral” entro il 2050, tagliando le emissioni di gas serra del 55-60% già dal 2030. Ed è parte integrante dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Domani, sia detto per inciso, si apre a Montreal, in Canada, la Conferenza dell’Onu sulla biodiversità che andrà avanti fino al 19 dicembre. I governi di tutto il mondo dovranno concordare una serie di impegni per contrastare la perdita della biodiversità, gli ecosistemi che sostengono la vita sulla Terra, dalle foreste ai terreni agricoli agli oceani. Dovrebbe essere adottato il “Quadro globale per la biodiversità post-2020”, con l’obiettivo di “vivere in armonia con la natura” entro il 2050. L’Unione europea insisterà per un accordo ambizioso, ha detto la presidente Ursula von der Leyen. Staremo a vedere.

La Missione 2 del Pnrr “Rivoluzione verde e transizione ecologica” si prefigge di colmare “le lacune strutturali che ostacolano il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio tra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse”, in linea con gli obiettivi del Piano d’azione per l’economia circolare dell’Unione Europea. Quasi 60 miliardi di euro (è bene ricordarlo) per la gestione dei rifiuti, lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile, il miglioramento della rete elettrica e delle infrastrutture idriche, l’efficienza energetica degli edifici, il contrasto al cambiamento climatico e al dissesto idrogeologico.

Un’occasione unica per il nostro Paese per avviare quella transizione verso un reale sviluppo sostenibile che anche a Trevi ha fatto da sfondo a tutti gli interventi, della società civile, delle istituzioni, del mondo delle imprese e che si sono conclusi con la presentazione del libro “Il capitale naturale” (sottotitolo: idee e soluzioni per far pace con il Pianeta) di Daniele Moretti, capo redattore di SkyTg24. “Prima di tutto evitare di raccontare la crisi più grande del nostro tempo con toni tra il miracolistico e il catastrofico – afferma Moretti – per capire che fare pace con il pianeta è invece possibile. Mettere al centro il capitale naturale è il primo passo necessario per migliorare il nostro modo di vivere”.

“L’economia circolare e la tutela delle sue filiere – ha detto Matteo Favero chiudendo la tre giorni umbra – la sicurezza e l’equità energetica, l’implementazione efficace delle polizie e delle riforme messe sul tavolo dalla governance nazionale e internazionale, ma anche il coinvolgimento in questi processi delle persone e in particolare delle nuove generazioni, sono base della Carta di Napoli lanciata da Globe Italia a Napoli in occasione del G20 Ambiente del 2021 e che sarà rilanciata a Trevi il prossimo anno”.


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