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Cosa ci lascia Franco Frattini. Il ricordo di Castellaneta

Un percorso politico iniziato assieme, e poi proseguito nel corso degli anni a venire. Il ricordo dell’ambasciatore Giovanni Castellaneta di Franco Frattini, morto la notte del 24 dicembre a Roma, e l’eredità che lascia a tutti noi

Questo Natale è stato improvvisamente reso ancor meno sereno dalla notizia della scomparsa di Franco Frattini: un grande professionista e grand commis de l’etat, uomo delle istituzioni con il quale ebbi la fortuna e il privilegio di condividere una buona parte di cammino lavorativo e umano.

Con Franco iniziammo ad affacciarci insieme nel mondo della politica nazionale alla fine degli anni Ottanta, con Giuliano Amato al ministero del Tesoro, Nino Freni capo ufficio legislativo, Mario Sarcinelli direttore generale e Franco, consigliere giuridico, mentre io completavo la squadra come consigliere diplomatico. Ricordo quel gruppo di colleghi e amici come una nidiata di giovani socialisti riformisti con un profondo senso dello Stato e delle istituzioni, una rigorosa gestione della cosa pubblica ma con appassionati sentimenti di giustizia sociale e peraltro tra i pochi che riuscirono a passare poi indenni attraverso le turbolenze degli anni Novanta.

Con Franco le nostre carriere continuarono poi ad intrecciarsi grazie al nostro reciproco approdo nel secondo governo Berlusconi (lui come ministro della Funzione Pubblica, io come Consigliere diplomatico a Palazzo Chigi), quando il centrodestra guidato da Berlusconi era giunto ad una fase più matura e di larga visione internazionale. E poi anche successivamente, quando Franco Frattini fu nominato ministro degli Esteri e fu grazie a lui che si concretizzò la mia nomina ad ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, consigliato da lui a preferire un incarico internazionale piuttosto che quello di segretario generale della Farnesina a valenza più nazionale e che si era improvvisamente reso vacante dopo il malore dell’allora segretario generale.

Insomma, con Franco attraversammo non solo una buona parte delle nostre vite professionali, ma anche un periodo chiave per le relazioni internazionali, cercando di dare il nostro contributo all’Italia in una fase di grandi trasformazioni successive alla caduta del Muro di Berlino e all’implosione dell’Unione Sovietica e sempre con la sua instancabile curiosità intellettuale, il suo interesse per le questioni internazionale e le relazioni con i protagonisti del mondo dei governi e delle istituzioni internazionali.

Di Franco Frattini ricordo le sue innumerevoli qualità. In particolare la sensibilità per i problemi della giustizia sociale e un assoluto rigore nella gestione della cosa pubblica nell’interesse supremo dello Stato e dell’interesse nazionale. La sua è stata una vita professionale a cavallo tra istituzioni ed alta Amministrazione (con la A maiuscola), secondo il modello anglosassone che riserva al Parlamento l’attività legislativa e di indirizzo politico generale e all’alta dirigenza del Paese quella dell’esecuzione a livello di governo e degli altri organi istituzionali. Che fosse al governo o in altre cariche (come ad esempio nella fase finale della sua vita al Consiglio di Stato), Franco metteva sempre il massimo della attenzione professionale per l’approfondimento di ogni problema e dossier, una meticolosità nell’esecuzione che andava dalle questioni personali (come l’accurata scelta in aeroporto del miglior salmone rientrando da un viaggio dall’estero da portare alla moglie alla sera per una cena intima a casa), alla cura nei provvedimenti giuridici e tutto quello che concerneva la pratica amministrativa.

È stato un uomo di grande equilibrio, con un profondo rispetto per qualsiasi interlocutore avesse di fronte, e caratterizzato dalla serietà dell’approccio per ogni questione ma con la volontà di stabilire forti contatti umani al di là delle scelte politiche. Franco è sempre stato al di sopra delle parti riuscendo al contempo ad affrontare ogni questione con umanità e leggerezza, riuscendo a relativizzarle nell’ambito del contesto più generale e unendo la sua profonda cultura giuridica al generoso tratto umano.

Con Franco Frattini perdiamo non solo un grande rappresentante delle istituzioni, ma una delle poche “riserve della Repubblica” che ci erano rimaste. Ciao Franco, lasci tra di noi un vuoto incolmabile ma anche una direzione da seguire con convinzione e con il tuo esempio nella vita pubblica e delle relazioni interpersonali.


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