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Le sfide europee per l’Osservazione della Terra secondo Cheli (Esa)

Le prossime sfide europee per il settore dell’Osservazione della Terra e un punto sul ruolo dell’Italia a una settimana dalla Conferenza ministeriale dell’Esa. L’intervista di Airpress a Simonetta Cheli, direttore dei programmi di osservazione della Terra dell’Esa

L’Osservazione della Terra e le relative applicazioni spaziali possono essere degli alleati preziosi nella lotta al cambiamento climatico. Con una crescita annua di circa il 10%, tale segmento può essere fondamentale perché “oggi non c’è solo la necessità di capire qual è la situazione attuale del nostro pianeta, ma c’è bisogno anche di capire quali possono essere dei modelli evolutivi”. Dal ruolo dell’Italia nell’Europa dello spazio alle tecnologie innovative al servizio delle orbite, dall’entità dei finanziamenti discussa in sede Esa ai programmi spaziali prioritari dei prossimi anni. Ne ha parlato ad Airpress Simonetta Cheli, direttore dei programmi di osservazione della Terra dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e capo di Esrin a Frascati.

Alla luce delle novità introdotte dal Consiglio ministeriale dell’Esa (CM22), quali sono le principali differenze rispetto alla precedente seduta?

Le principali differenze sono, da una parte il fatto che c’è un rinforzamento generale dello Spazio, del ruolo dell’Agenzia spaziale europea, e un riconoscimento da parte dei ministri del ruolo strategico dello Spazio a supporto delle priorità europee. Come quelle di sviluppo economico, ma anche delle priorità collegate al Green deal e alla decarbonizzazione dell’Europa per il 2050, così come la necessità di organizzare un’evoluzione dei sistemi di trasporto spaziale. In generale, si tratta dunque di un’Europa più forte nello Spazio, attraverso degli investimenti aumentati. L’Agenda 2025 dell’Esa si pone degli obiettivi che comprendono, ad esempio, un rinforzamento di elementi legati alla commercializzazione e al supporto delle iniziative commerciali nel settore spaziale. Un’altra priorità è sicuramente quella della Security e safety, ovvero la necessità di garantire una gestione appropriata dello space reading e della spazzatura spaziale, ma anche di quello che è relativo alla cyber-security.

Nel dettaglio, di che finanziamenti si tratta?

Se guardiamo all’investimento fatto all’ultima Ministeriale nel 2019 a Siviglia, era dell’ordine dei 14 miliardi di euro. Nel 2022 è stato invece annunciato un investimento totale, con le sottoscrizioni dei 22 Paesi dell’Esa, di 17 miliardi di euro, che comprendono programmi opzionali dell’Agenzia per i prossimi tre anni e programmi che riguardano le attività obbligatorie dell’Esa e il mantenimento del centro spaziale europeo di Kourou per i prossimi 5 anni. Si tratta, quindi, un investimento statale in aumento. La proposta del nostro direttore generale sul tavolo dei ministri era per un totale di 18,5 miliardi di euro, ne abbiamo raccolti 17, che in questo contesto attuale di crisi geopolitica e di difficoltà rispetto alla crisi energetica e l’inflazione, è sicuramente un grande successo.

Alla Ministeriale si è parlato molto anche del trasporto spaziale….

Per ogni priorità sottolineata a livello politico dai ministri c’erano 17 ministri dei Paesi Esa, a cui si aggiungono Paesi associati e collegati all’attività dell’Agenzia, per un totale di 22 ministri. In questo quadro il tema del clima e dell’emergenza climatica, sono molto rilevanti, così come la necessità di utilizzare le tecnologie spaziali a supporto di tutte le tematiche legate al clima e all’ambiente. Altro elemento abbastanza rilevante per la Ministeriale è stato quello di come organizzare il trasporto spaziale del futuro e di come riportare la competitività europea dei lanciatori Vega in evoluzione. In ultimo, ci si è focalizzati su come far evolvere il sistema di trasporto spaziale verso un sistema di lanciatori riutilizzabili e con sistemi di propulsione liquida che aumentino la performance dei lanciatori e delle piattaforme di lancio.

E in merito, invece, all’esplorazione?

Pochi mesi fa a causa della guerra si era dovuta cancellare, con decisione dei Paesi membri, la questione ExoMars insieme ai russi. Ciò ha avuto un forte impatto sulle attività nel settore dell’esplorazione dell’Esa, che sono però state rilanciate alla Ministeriale, con prospettive di collaborazione, anche con gli americani. Come è accaduto di recente con la missione Artemis che apre grandi prospettive di collaborazione per il futuro, anche per nuove mete. Inoltre, è stata annunciata una nuova classe di astronauti 2022 che, dopo quelli del 2009 che già sono operativi, saranno i prossimi a prepararsi per le missioni sulla Luna e su Marte.

La sua area di competenza è l’Osservazione della Terra, anche in questo settore si sono viste delle novità?

C’è stato un grande supporto politico dei Paesi che si è riflettuto a livello degli investimenti, in quanto le proposte totali relative all’ambiente e all’Osservazione della Terra è dell’ordine di tre miliardi di euro. Abbiamo avuto infatti una sottoscrizione in termini di fondi del 90%, quindi 2.7 miliardi di euro, che corrispondono al 16% dei fondi totali collezionati alla Ministeriale. Sono partiti diversi programmi, quali il programma FutureEO, che prevede la costruzione di satelliti scientifici e un’autonomia che è molto strategica in questo contesto geopolitico. Si tratta infatti di un programma che oltre a costruire le missioni che hanno grandissima importanza scientifica, come quella sulla gravità terreste o sulla circolazione degli oceani, prevede un contributo importantissimo su quelle variabili climatiche legate all’acqua e più in generale alle tematiche legate al clima.

Ci spieghi meglio…

Tra le missioni previste da FutureEO c’è anche Harmony, sulla deformazione della Terra e degli oceani, che prevede di essere lanciata al 2028. Inoltre, vi è la promozione dell’utilizzo dei dati satellitari al settore dell’Osservazione della Terra per validare delle applicazioni scientifiche, o con degli utenti istituzionali, con una prospettiva commerciale. Il settore dell’Osservazione della Terra ha una crescita annuale media del valore, nel sistema proiezione e servizi, di circa il 10% l’anno. Tali validazioni e lo sviluppo delle applicazioni relative all’Osservazione della Terra sono quindi fondamentali.

Sul tavolo ci sono anche altri progetti

Questo è solo uno dei programmi ma ne abbiamo approvati molti altri, ad esempio il nuovo programma sulla meteorologia, Aeolus-2. Basato sull’esperienza precedente del satellite scientifico Aelous –ancora in vita – che ha a bordo uno strumento molto avanzato, il lighter, costruito in Italia, per lo studio dei profili dei venti. Tale satellite ha permesso di avanzare moltissimo le previsioni meteorologiche in termini di performance e qualità. Integriamo inoltre dati da molte missioni dell’Esa e da partner internazionali a supporto di informazioni essenziali per l’evoluzione climatica, quali lo studio degli oceani, dell’evoluzione delle calotte e dei ghiacci, della deforestazione e della qualità dell’aria. Poi vi è Copernicus, con due nuove “generazioni” di sentinelle. La sentinella 1 e 3 garantiranno dati agli utenti per un lunghissimo periodo di tempo e continuità in termini di dati con quelli attuali. Non solo, vi è il programma InCubed-2, in co-finanziamento con l’industria, che supporta nuove iniziative commerciali nel settore dell’Osservazione della Terra. Se l’industria ha una buona idea per promuovere un’attività tecnologica, oppure un prodotto, lo fa con Esa, utilizzando il suo expertise, e ha così la possibilità di accedere anche a venture capitals attraverso l’Agenzia.

Le nuove tecnologie, dunque, sono molto rilevanti anche per i programmi di osservazione della Terra?

Esattamente. Sul tavolo dell’Osservazione della Terra vi era infatti anche un altro programma, volto invece a creare un modello digitale del nostro pianeta: il Digital twin of the Earth. Un programma nuovo e diverso che integra oggi le tecnologie digitali al mondo dell’Osservazione della Terra. Abbiamo dei grandissimi volumi di dati disponibili, perché oggi disponiamo di 15 satelliti già in operazione e 41 in costruzione. Ci sono quindi enormi volumi di dati da gestire. Per questo l’integrazione e l’utilizzo al meglio di questi dati, usando anche le tecnologie del mondo digitale come l’IA e il machine learning, diventa essenziale. Questo programma usa capacità di calcolo molto avanzate e computing capabilities per integrare dati da diverse risorse e lavorare su dei temi come quello dell’Antartico. Al momento siamo al lavoro proprio per un modello digitale dell’Antartide che permetterà non solo di vederne lo stato dell’arte attuale, ma consentirà di prevederne l’evoluzione. Stiamo facendo lo stesso per un modello digitale sull’idrologia. Un modello che ci sta fornendo non solo lo stato idrologico di tutto il Mediterraneo, ma anche l’evoluzione in prospettiva.

C’è, quindi, una grande attenzione al settore…

Tutto ciò rappresenta un grande avanzamento perché oggi non c’è solo la necessità di capire qual è la situazione attuale del nostro pianeta, ma c’è bisogno anche di capire quali possono essere dei modelli evolutivi. Un altro elemento interessante è rappresentato dal fatto di vedere come l’Esa abbia lanciato poche settimane fa un sondaggio in tutta Europa, su quale sia la rilevanza dello Spazio. Nove cittadini su dieci hanno risposto che per loro è essenziale utilizzare le tecnologie spaziali e lo Spazio per supportare i temi relativi al clima, sottolineando così la rilevanza della tecnologia spaziale collegata al tema clima e ambiente. Questo è molto collegato al valore strategico dello spazio, in quanto non è solo un tema che corrisponde all’industria e al valore economico, ma è essenziale per tutti i cittadini e le loro necessità.

Che Ministeriale è stata per l’Italia?

L’Italia è uscita molto bene dalla Ministeriale, sia in termini di investimenti sia come ruolo nelle sue tematiche prioritarie, che sono da una parte i lanciatori, dall’altra l’esplorazione e non ultima l’Osservazione della Terra. In generale il nostro Paese, uno dei fondatori dell’Esa, ha investito molto nello spazio. Ha infatti aumentato gli investimenti rispetto all’ultima Ministeriale in cui aveva investito 2.2 miliardi di euro, mentre ad oggi si parla di circa tre miliardi. Il nostro Paese si conferma così come terzo contribuente all’Esa, molto vicino alla Francia, e dopo la Germania. L’aumento di investimento rispetto al passato credo che confermi anche l’interesse che l’Italia e il governo italiano dànno a questa tematica, la visione che ha sia in termini di valore economico sia di sviluppo di un settore in cui il nostro Paese ha cinquant’anni di tradizione spaziale a livello industriale. Vi è anche un mondo accademico molto forte, con le università e i centri di ricerca che supportano il lavoro industriale sia a livello nazionale che europeo.

Quali sono dunque i principali obiettivi che coinvolgono il nostro Paese?

L’Italia ha investito nei lanciatori, nel completamento del lanciatore Vega E, così come in un motore migliorato P120 per Vega E e Ariane 6 con un aumento di performance nel settore del trasporto spaziale. Non solo, il nostro Paese ha investito moltissimo anche nella continuità del sistema Copernicus, dove ha già un ruolo leader a livello europeo. Inoltre, ha investito nel sistema di Aeolus e e in FutureEO dove ha grandi potenzialità a livello di contributo del programma ma anche in prospettiva in merito alle attività legate al sito dell’Esa in Italia. Direi dunque che l’Italia ha confermato il suo ruolo importante di attore spaziale a livello europeo ed internazionale e ha confermato i suoi campi di priorità strategica su: lanciatori, esplorazione e Osservazione.

I fondi e gli investimenti messi a disposizione durante il CM22 saranno sufficienti per continuare a garantire all’Europa un ruolo di player di primo piano in orbita?

Lo slogan di quest’anno era “Ambizione”. Il programma che il nostro direttore generale ha messo sul tavolo dei ministri, che comprendeva dalla navigazione satellitare alla tecnologia, dalle telecomunicazioni al trasporto spaziale, fino all’Osservazione della Terra e la scienza, era un programma che aveva un aumento totale di fondi rispetto alla precedente Ministeriale di circa il 25%. Abbiamo avuto un aumento di circa il 18%, e credo che nel contesto geopolitico di oggi sia un grande risultato e, soprattutto, oltre al risultato finanziario è un grande risultato il forte messaggio di supporto politico, con la presenza forte di rappresentanti dei vari governi al tema spazio e in generale alla collaborazione europea in orbita.

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