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Meloni condanna la repressione e… l’Iran protesta con l’ambasciatore italiano

Sono “inaccettabili” le politiche “selettive e doppie rispetto ai diritti umani” messe in atto dall’Italia e come tali vengono “respinte dalla Repubblica islamica”, ha detto la diplomazia di Teheran al diplomatico Giuseppe Perrone. Ecco cosa aveva detto il presidente del Consiglio

Il ministro degli Esteri iraniano ha convocato l’ambasciatore italiano a Teheran, Giuseppe Perrone, per esprimere la “forte protesta” per “gli atti e le osservazioni di alcuni funzionari italiani che continuano a intervenire negli affari interni” della Repubblica islamica, definendo “inaccettabili” le politiche “selettive e doppie rispetto ai diritti umani” messe in atto dall’Italia e come tali vengono “respinte dalla Repubblica islamica dell’Iran”. È quanto riporta l’agenzia di stampa iraniana Iran. Secondo Teheran è stata l’Italia ad aver “danneggiato gli interessi della nazione iraniana e violato i suoi diritti con l’imposizione di sanzioni illegali”. Sempre l’Irna scrive che “l’ambasciatore italiano ha promesso di trasmettere la protesta dell’Iran al suo governo al più presto”. Per Teheran “le posizioni negative e irrazionali di alcuni funzionari italiani non sono compatibili con i rapporti storici tra i due Paesi”.

La mossa di Teheran è giunta dopo che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato in conferenza stampa che la repressione delle proteste di piazza in Iran, anche con la pena di morte, per l’Italia “è inaccettabile e non intendiamo tollerarlo oltre”. Le parole di Meloni sono state dure: “Noi siamo stati sempre un Paese dialogante ma se le repressioni non dovessero cessare, l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare completamente” passando da un’“interlocuzione a livello di alleati per capire come rendere più incisiva la nostra azione”. Più dure delle tradizionali posizioni tenute dalle istituzioni italiane, sempre caute e prudenti con un occhio di riguardo al mantenimento del dialogo con Teheran.

Anche più di quelle di Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, che ieri aveva convocato alla Farnesina l’ambasciatore iraniano designato a Roma, Mohammad Reza Sabouri, per manifestargli “l’indignazione e la preoccupazione dell’Italia per quello che sta accadendo nel Paese”. Per Tajani le esecuzioni sono “una linea di non ritorno” specie “quando vengono utilizzate per motivi futili“. A fare le spese della repressione nel Paese sono anche i minori. “Uccidere dei minorenni come una bambina di 12 anni o un ragazzo di 17 non è una questione di ordine pubblico“, aveva detto Tajani. L’Italia sperava che la liberazione di Alessia Piperno dalle carceri iraniane fosse il segnale di una “inversione di tendenza” ma ciò “non è stato”, aveva aggiunto.

Nelle scorse ore Formiche.net ha ospitato un intervento di Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore di Fratelli d’Italia (il partito di Meloni, di cui è responsabile rapporti diplomatici) e presidente della commissione Politiche dell’Unione europea di Palazzo Madama. “Il regime iraniano non potrà mai essere riformato”, ha scritto il senatore definendo “ineludibile” un cambio di regime.

La scorsa settimana, la commissione Affari esteri della Camera aveva approvato all’unanimità una risoluzione per impegnare il governo ad agire in sede internazionale per fermare le violenze del regime e a rafforzare i controlli per evitare che il territorio italiano possa essere utilizzato per eludere l’applicazione delle sanzioni. Nella risoluzione veniva sottolineata la decisione del ministro Tajani che non ha risposto a una richiesta di incontro da parte dell’omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian in occasione dei Med Dialogues 2022, “cui era stato invitato dal precedente governo”. Con questa scelta, “l’Italia ha già dato un primo chiaro segnale”, si legge.

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