Il trasporto aereo deve essere ripensato in un’ottica non più atomistica e separata, quanto piuttosto unitaria e di integrazione, funzionale all’efficientamento delle infrastrutture che sono il presupposto ineliminabile per il perseguimento di qualsiasi politica industriale. L’analisi di Stanislao Chimenti, partner dello studio internazionale Delfino Willkie Farr&Gallagher
Le vicende connesse a Ita sembrano entrate in una fase finalmente nuova e auspicabilmente decisiva per le sorti della società e, di riflesso, del Paese.
Con il (faticoso) varo della newco sembra infatti sfumare la logica, necessariamente emergenziale, della gestione dell’insolvenza/crisi e si affacciano finalmente le problematiche di natura industriale che sono proprie di una società in bonis che aspira a ricoprire un ruolo strategico, se non primario, nel settore di riferimento.
Insomma, se il dossier Alitalia/Ita era in precedenza di interesse pressoché esclusivo del tavolo di crisi del Mise, oggi le questioni sono di più diretto interesse anche del Mef, del ministero delle Infrastrutture, del Turismo e, in breve, di tutti i soggetti che a vario titolo, a livello nazionale e locale, concorrono con la pianificazione e attuazione della politica industriale del Paese.
Da questo punto di vista pare certamente positivo, in termini di continuità, che il ministero dell’Economia sia attualmente retto da chi, nel precedente governo, era titolare del dicastero dello Sviluppo Economico.
Sembra peraltro scorgersi una non irrilevante differenza di impostazione. Il tema del vettore aereo “di bandiera” era stato, nel recente passato, concepito come inserito, anche a livello europeo, in un’ottica rigorosamente concorrenziale e, come si è detto, tendenzialmente “neutra” rispetto agli interessi nazionali. Tale impostazione, senz’altro coerente con l’impianto normativo dell’Unione, ha però sollevato dubbi anzitutto in ordine all’effettività di tale neutralità.
Il governo attuale sembra voler mutare almeno parzialmente approccio; da un’impostazione per così dire minimalista sembra affermarsi un più marcato intervento volto non solo a vigilare sul processo di cessione di Ita, ovvero di ingresso nel capitale di soci stranieri nel rispetto delle normative comunitarie, ma anche a coordinare tale processo con la più generale politica del Paese.
In questi termini, il settore del trasporto aereo pare al centro di un profondo ripensamento che, in buona sostanza, può e deve indirizzarsi sempre di più nella direzione dell’integrazione con gli altri grandi comparti del trasporto pubblico e privato, cioè con la rete ferroviaria e con quella marittima.
Sino a oggi, in verità, il trasporto aereo è stato pensato come alternativo e concorrente con quello terrestre e marittimo. Questa impostazione ha creato di volta in volta problemi all’uno e all’altro comparto a seconda delle contingenze e dei momenti storici. Si pensi a determinate tratte come, ad esempio, la Roma-Milano che in passato rappresentava un punto di forza di Alitalia per poi entrare in grave crisi con l’affermarsi dei treni ad alta velocità.
Il trasporto aereo, dunque, deve essere ripensato in un’ottica non più atomistica e separata, quanto piuttosto unitaria e di integrazione, funzionale all’efficientamento delle infrastrutture che sono il presupposto ineliminabile per il perseguimento di qualsiasi politica industriale.
Il vettore aereo, in altri termini, non tanto e non solo svolge funzioni outgoing, di collegamento in uscita con l’estero, quanto funzioni di ingoing, cioè di collegamenti in entrata.
Sennonché tale collegamento, per essere effettivamente funzionale, non può arrestarsi al solo servizio in favore delle grandi città, ma deve proseguire in modo da connettere in modo veloce, efficiente e non costoso, tutto il territorio nazionale.
Si pensi al settore del turismo, evidentemente strategico per l’Italia. L’agevolazione del turismo non può limitarsi al servizio in favore dei più importanti scali nazionali (e sappiamo che spesso è alquanto complesso e costoso per gli stranieri anche solo spostarsi da lì sino al centro di città come Roma o Milano).
Piuttosto, il servizio deve riguardare la possibilità di raggiungere agevolmente tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento al meridione che, soprattutto nel periodo estivo, è meta di un afflusso turistico fra i maggiori del mondo.
Si pone in questo contesto anche il tema del collegamento insulare che non riguarda solamente Sicilia e Sardegna, ma anche i numerosi arcipelaghi italiani che sono siti di bellezze non solo paesaggistiche ma anche archeologiche.
Il vettore aereo, dunque, deve muoversi in una logica non già avulsa, bensì coerente con un simile contesto, ricco di risorse, ma anche di numerosi problemi, alcuni connessi alla natura stessa e alla conformazione geografica del Paese.
L’attrazione degli investimenti esteri, è evidentemente funzione anche di tali aspetti poiché qualsiasi impresa che intenda operare in Italia deve poter contare su una rete di infrastrutture veloci, sicure ed economiche che consenta la rapida distribuzione delle merci.
Ancora una volta la sfida è complessa, ma le premesse sembrano essere promettenti.