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Lavoro, identità e questione morale. Bonaccini e la sinistra popolare

Il governatore era presente oggi al convegno “Una sinistra popolare, per l’unità del nuovo Pd”, organizzato dal sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. Ecco chi c’era con lui e cosa si è detto

“Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai assieme agli altri”. La sua sinistra popolare, non poteva che partire da un adagio di questo tipo. Stefano Bonaccini all’evento ‘Una sinistra popolare, per l’unità del nuovo Pd’ snocciola il suo manifesto. La corsa alla segreteria parte con l’appoggio di tanti amministratori locali, tra cui il primo cittadino di Pesaro (e coordinatore dei sindaci dem), Matteo Ricci che ha promosso il primo incontro romano del governatore. Si assesta gli occhiali, dà una rapida scorsa agli appunti. Bonaccini sceglie di partire dal tema a lui più caro: l’identità del Pd. “Su tutto c’è una questione identitaria: la lotta alle disuguaglianze. Faccio mia l’istanza di presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per il salario minimo. Dobbiamo farlo perché no siamo stati in grado quando sostenevamo Draghi. È una battaglia da fare nella società e nelle istituzioni”.

Bonaccini lambisce tutti i temi più caldi dell’agenda politica. Dalla sanità “che per noi deve rimanere pubblica” ai “diritti fondamentali”, tra cui appunto la salute e l’istruzione. Ripesca a piene mani la “quesitone morale”. Perché, dice, “vengo da una famiglia in cui il riferimento era Enrico Berlinguer. E non ho nulla di cui vergognarmi”. Si sentono gli applausi. Piace anche il dinamismo di Bonaccini, tratto peculiare anche della sua amministrazione in Emilia-Romagna. Ed eccolo scagliarsi sui temi: “Non è possibile che un congresso duri 4 o 5 mesi. Le persone non capiscono perché i mettiamo tanto tempo. Noi siamo gli unici a fare congressi e gli unici a fare primarie aperte a tutti e questo lo dobbiamo difendere ma certamente dobbiamo sistemare, stringere qualche bullone magari dopo aver cambiato qualche regola. Dunque occorre rimettere mano allo statuto”.

La legge elettorale è una delle cose che Bonaccini non digerisce e che si impegna a cambiare. O, se non ce la si farà a svoltare, rimane il principio: “Basta paracadutati”. Un fiume in piena. E una dialettica tutta sua, che in qualche modo scompagina gli equilibri del Pd. Nonostante il Pd “io l’ho fondato”, il governatore riesce ad apparire come un volto nuovo. Anche perché metodologicamente si oppone alla logica correntizia. D’altra parte, rimarca, “le correnti sono diventate un problema”. Parole di affetto per le sfidanti De Micheli e Schlein, mentre ai ‘compagni’ di opposizione lancia un monito: “Terzo Polo e Movimento 5 Stelle devono capire che senza il Pd non si va da nessuna parte e che la destra governerà per i prossimi vent’anni”. Tra gli altri, anche Gianni Cuperlo pare sia intenzionato a lanciare la sua candidatura. La questione fondamentale, anche verso il governo, rimane il “rispetto”. “Se diventerò segretario – promette – dirò a Meloni che da noi avrà sempre rispetto. Da noi avrà un’opposizione che formulerà proposte alternative. E se ci saranno proposte sulle quali ci troveremo d’accordo, le voteremo nell’interesse degli italiani. Perché sono più importanti di quelli del Pd”. Chiaro anche l’impegno per il sostegno nelle battaglie alle regionali di Lazio e Lombardia.

Pieno il sostegno degli amministratori alla mozione Bonaccini. Il governatore Michele Emiliano parla di “desiderio di riscatto”. Ad aprire le danze, il sindaco Ricci. “In questo momento ci sono tre opposizioni, se marciano divise fanno un favore alla Meloni. Anche alle regionali, ho molto apprezzato lo sforzo unitario di Majorino e penso che questo sforzo si debba fare anche su D’Amato. Dobbiamo ricostituire il Pd che deve essere il partito del lavoro e del riscatto sociale. Oggi il 70% dei poveri eredita la povertà dalla famiglia”. Sui potenziali alleati di coalizione, il sindaco di Pesaro è molto chiaro: “Dobbiamo tenere fuori Renzi dalla nostra discussione – scandisce Renzi – . Quando l’ho detto un po’ se l’è presa ma ha fatto la sua scelta, se ne è andato e dà ancora pagelle su chi dovrebbe vincere nel Pd. Quanto a Conte gli ho chiesto più rispetto per la nostra comunità”. “Non possiamo essere un gruppo di depressi – chiude Ricci –  che parla male l’uno dell’altro o chi si avvicina a noi? Siamo respingenti rispetto a chi si vuole avvicinare. Noi dobbiamo essere la forza del lavoro e del riscatto sociale. Mentre la destra strizza l’occhio agli evasori, noi dobbiamo riprendere la bandiera del riscatto sociale”.

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