L’editorialista de La Stampa: “I tre consiglieri regionali hanno fatto questa mossa per interessi personali. Il malessere resta, ma nessuno è pronto a succedere a Salvini. Sul governo questa crisi sarà un problema, ma non prioritario”
Le tre defezioni dei ‘nordisti’ nel consiglio regionale lombardo fanno male. Ma fino a un certo punto. “Non penso che la Lega sia in via di implosione. Il malessere verso Salvini è evidente, ma ancora non c’è nessuno che vuole prendere in mano le redini del partito “. La pensa così Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa e acuto osservatore della politica.
Quella che si è aperta in Lombardia è una ferita profonda per la Lega?
I consiglieri regionali l’hanno fatto per assicurarsi la possibilità di presentare le liste senza raccogliere le firme. Quello che riduce la portata politica di questa mossa è che né Bossi né i principali collaboratori di Bossi li hanno ‘riconosciuti’ nel gruppo nordista. Anzi, li hanno in qualche modo emarginati. Sicuramente si tratta di un frutto del malessere leghista che si trascina da mesi, ma mi pare che questa fuoriuscita sia viziata da interessi personali.
Tra poco però, proprio in Lombardia, ci saranno le regionali. Pensa che questa defezione avrà ripercussioni?
Non penso. Invece se si dovessero registrare defezioni dalla Lega verso la Moratti, sarebbe un fatto politico rilevante. A quel punto vorrebbe dire che Salvini non è più in grado di tenere assieme il partito in Lombardia. La regione da cui lui stesso proviene e nella quale la Lega ha un forte radicamento ancora.
Anche lì però, nel vecchio feudo padano, tira forte il vento meloniano.
Si, questo è in qualche modo il dato inedito che le Politiche hanno consegnato. Ma penso che alla fine si troverà un equilibrio e Fontana si confermerà al suo posto. D’altra parte, il centrosinistra ha deciso di fare sostanzialmente una battaglia di testimonianza. Anche in Lazio, visti i nomi dei possibili candidati che circolano, il centrodestra ha buone chance.
Torniamo alla Lega. Zaia e Fedriga invocano l’unità del partito, ma la leadership di Salvini sembra sbiadire ogni giorno di più.
La crisi della Lega è profonda. Il risultato elettorale è stato più che deludente, sancendo peraltro il definitivo tramonto del progetto del grande partito nazionale. A Salvini, tuttavia va riconosciuto il fatto di aver ottenuto una rappresentanza importante sia in parlamento che al governo. Peraltro a me non sembra che si affaccino nella Lega dei candidati a sostituirlo, a partire proprio dai governatori che hanno sempre smentito questa ipotesi.
Questa crisi come si riverbera sugli equilibri del governo?
Sarà uno dei problemi che il governo dovrà affrontare, ma non mi sembra una delle priorità al momento. Tanto più che anche tra i leghisti meno vicini a Salvini non mi pare ci sia una volontà di far cadere l’esecutivo, aggiungendo problemi a problemi.
Il patto federativo con Forza Italia?
Non ha più ragion d’essere. E si era già capito all’indomani delle Politiche: Meloni ha preso tre volte i voti che hanno preso singolarmente FI e Lega. Numeri alla mano, anche se Salvini e Berlusconi si federassero, avrebbero comunque almeno dieci punti in meno rispetto a Fratelli d’Italia.