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Il payback è superato e ingiusto. La proposta di Greco (Assobiotec)

Mentre alla Camera si attende il via libera agli emendamenti che dovrebbero fermare i rimborsi delle imprese alle Regioni per contenere il disavanzo sanitario, le imprese del farmaco e delle biotecnologie lanciano l’ennesimo allarme. Oltre che insostenibile, il meccanismo è iniquo perché scarica sulle aziende l’incapacità della Pa. Intervista a Fabrizio Greco, manager di AbbVie e presidente di Assobiotec

Non si possono chiedere oltre due miliardi di euro alle imprese italiane che riforniscono di dispositivi medici e farmaci il Servizio sanitario, nell’anno in cui i costi dell’energia, alias bollette, sono triplicati, forse quadruplicati, per l’intera industria farmaceutica. Eppure, il rischio ancora c’è, perché il payback, il meccanismo che prevede la partecipazione delle aziende al ripiano del disavanzo generato ogni anno dalla spesa sanitaria diretta delle Regioni, non è ancora ufficialmente stato congelato.

Nella grande sala del Mappamondo, alla Camera, si lavora a ritmi forsennati alla manovra e gli emendamenti del governo per schivare la tempesta perfetta, inflazione più rimborso, sulle aziende del farmaco e biomedicali sono sul tavolo, pronti ad essere accolti. Una speranza decisamente viva presso gli operatori, a cominciare da Fabrizio Greco, amministratore delegato di AbbVie Italia nonché presidente di Assobiotec, l’associazione confindustriale nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, per il triennio 2022-2025.

Sulle imprese che forniscono il Sistema sanitario di dispositivi medici grava una scure da 2 miliardi e passa, figlia del meccanismo del payback. Come è possibile secondo lei giustificare una simile richiesta proprio mentre i costi delle materie prime sono esplosi?

L’attuale crisi energetica e delle materie prime sicuramente rende il payback ancora più insostenibile ma il problema principale è che il meccanismo in questione non può essere uno strumento di gestione della spesa sanitaria. Nato nel 2007 come clausola di salvaguardia della spesa farmaceutica convenzionata, che non poteva essere controllata direttamente, è stato poi impropriamente esteso alla spesa ospedaliera, dapprima quella farmaceutica e poi quella dei dispositivi medici, scaricando sull’industria l’incapacità del sistema di prevedere risorse adeguate ai bisogni di salute e di gestire i costi in modo trasparente ed efficiente.

Il che non sembra proprio un esempio di equità finanziaria…

Negli ultimi anni si è perseverato con questa ottica miope, addirittura distorcendo ulteriormente le regole che non consentono neppure il pieno utilizzo delle risorse allocate, senza considerare che in questo modo stiamo portando il nostro Paese ai margini di un settore che sarà uno dei principali motori dell’economia ed in cui la competizione è globale.

Greco, alcuni emendamenti alla manovra, già presentati, mirano a disinnescare la mina del payback. L’idea di fondo, oltre che bloccare in prima battuta i rimborsi, è spostare l’avanzo generato dalla spesa convenzionata sul disavanzo della spesa diretta. Potrebbe funzionare, secondo lei?

La soluzione al sistema dei payback, sia per la farmaceutica che per i dispositivi medici, è necessariamente articolata e richiede una riflessione comune ma non possiamo prescindere da un immediato cambio di rotta da iniziare con l’attuale legge di Bilancio.

Qualche suggerimento?

Per la farmaceutica è necessario ripristinare il pieno utilizzo delle risorse allocate, comunque insufficienti, attuando la norma della scorsa legge di Bilancio che prevede la rideterminazione dei tetti della spesa convenzionata e diretta sulla base del fabbisogno assistenziale ed approvando gli emendamenti che consentono il pieno utilizzo del fondo per i farmaci innovativi. Per i dispositivi medici, invece, è necessario sospendere i pagamenti previsti da un sistema iniquo ed opaco che sta generando solo un crescendo di contenziosi e cercare una soluzione condivisa con l’industria per consentire la continuità delle forniture e la sostenibilità del settore.

Il 2023 non sarà un anno facile per l’economia italiana, tra inflazione e crescita rallentata. Quali le prospettive per gli investimenti dell’industria del biotech?

Lo sviluppo dell’economia passa attraverso la crescita e la generazione di valore e le biotecnologie sono uno dei settori in cui il valore aggiunto è maggiore e dove è prevista la maggiore crescita di investimenti. Soprattutto in un momento difficile come questo, dobbiamo decidere quali sono le direttrici per lo sviluppo del nostro Paese, comprendere che la competizione è globale e molto determinata e che non possiamo rimanere indietro. A livello locale le risorse possono essere scarse ma, nel nostro settore, globalmente le risorse economiche abbondano e sono solo alla ricerca di buone idee, di prevedibilità di scenario e di velocità di implementazione.

Dunque?

Sono quindi necessarie scelte politiche chiare e la consapevolezza che il fattore tempo è critico per attrarre investimenti. Le opportunità sono abbondanti, spetta solo al nostro Paese decidere se vuole competere per coglierle.

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