Il meccanismo che prevede la partecipazione delle imprese alla spesa per i dispositivi medici è rimasto in manovra, nonostante il pressing delle aziende. Ylenia Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia e firmataria di un emendamento per congelare il payback fino a tutto il 2023 però non si arrende e spiega le prossime mosse
Non è un addio, ma un arrivederci. Chi pensa che il governo di Giorgia Meloni abbia gettato la spugna sul payback, il meccanismo che prevede la partecipazione delle imprese farmaceutiche ai ripiani di spesa delle regioni, si sbaglia di grosso. Piccolo pro-memoria. Con il payback molte imprese farmaceutiche che forniscono dispositivi medici al Sistema sanitario nazionale saranno presto costrette al pagamento di non meno di due miliardi di euro da versare direttamente nelle tasche delle Regioni italiane, in virtù del meccanismo che impone all’industria farmaceutica di concorrere nella misura del 50% al disavanzo per l’acquisto diretto di farmaci e dispositivi medici.
C’è mancato poco che tutto saltasse e che il payback sui dispositivi medici finisse una volta per tutte in soffitta. La manovra, ora all’esame dell’Aula della Camera (poi ci sarà un probabile rush finale al Senato, giusto in tempo per evitare l’esercizio provvisorio che scatterà a fine anno) aveva portato in dote per un periodo alcuni emendamenti che avrebbero dovuto disinnescare la mina del payback. Ma tutto, alla fine, è rimasto nel limbo con il risultato di aumentare e nemmeno poco la tensione nell’industria farmaceutica.
La battaglia per il payback, però, non è finita come racconta a Formiche.net la deputata di Fratelli d’Italia e membro della commissione Bilancio, Ylenia Lucaselli, autrice di un emendamento che prevede la sospensione fino al 31 dicembre 2023 del payback sui dispositivi medici. “In queste settimane ho mantenuto costantemente un filo diretto con il ministero dell’Economia, con un’interlocuzione profonda. Lo stop al meccanismo è solo rimandato perché già da gennaio ho intenzione di riprendere in mano la questione e trovare una soluzione al problema”, spiega Lucaselli.
Già, quale soluzione? “L’idea è quella di agire in due fasi, una più emergenziale e una più strutturale. Per quanto riguarda la prima, l’idea è quella di fare una compensazione tra l’avanzo generato dalla spesa convenzionata e il disavanzo prodotto dalla spesa diretta. Qui sarà essenziale aprire un canale di dialogo con le regioni che sono le titolari della spesa sanitaria, nei prossimi mesi. Successivamente, occorrerà strutturare in modo nuovo la stessa norma e qui bisognerà lavorare più che mai di concerto con il Tesoro. Una cosa è certa, non molleremo sul payback“, conclude la parlamentare.